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martedì 20 ottobre 2015

93-“L'invenzione del cristianesimo” - Parte settima. L'oppressione politica

Anche in campo politico, come in quello sessuale e culturale, la Chiesa è sempre stata, e rimane tuttora, il nemico più implacabile di ogni forma di libertà e di democrazia. Che cosa significa democrazia? Accettazione piena di tutte le libertà fondamentali del cittadino: libertà di pensiero, di parola, di stampa, di religione, di scelta politica e così via.
Ma per la Chiesa, la libertà, qualsiasi forma di libertà, è sempre stata considerata un'invenzione satanica. Ecco perché la Chiesa è sempre stata, nel corso della storia, il massimo sostegno dell’assolutismo e della tirannia ed anche nei tempi recenti ha appoggiato in pieno molti regimi sanguinari e totalitari.
Quando nel 1789 la «Dichiarazione dei diritti dell’uomo» proclamò i diritti fondamentali del cittadino, non più suddito, che decretavano l’eguaglianza di tutti davanti alla legge, e la libertà di coscienza, di pensiero, di parola e di stampa, fu duramente condannata nel Breve “Quod aliquantum” del 10 marzo 1791, da parte di Pio VI, come «mostruosità» (monstra).
«Che cosa si può escogitare di più insensato che decretare una siffatta eguaglianza e libertà per tutti?», scrisse il Papa inorridito. Poco dopo Pio VII nel 1800, nella sua prima enciclica, condannò “il mortale flagello dei libri” che avevano portato alla Rivoluzione Francese e alla deprecata “grande libertà di pensiero e di parola, di leggere e di scrivere”.
Nel 1832 Papa Gregorio XVI, nella sua enciclica “Mirari vos”, condannò, senza mezzi termini, “...quella sentenza assurda ed erronea, o, meglio, quel delirio (deliramentum), che la libertà di coscienza deve essere affermata e rivendicata da ognuno”. L'anno successivo con l'enciclica “Singulari vos”, lo stesso papa ribadì che le libertà civili e politiche erano incompatibili con la dottrina della Chiesa, soprattutto «quella pessima né mai abbastanza aborrita libertà di stampa», per concludere che solo col «freno della santa religione (cioè con l'oscurantismo) si mantiene la forza e l’autorità di ogni dominazione».
Non fu da meno Pio IX, l'ultimo papa monarca teocratico, nemico acerrimo dell'Italia e degli italiani, che con bolle ed encicliche, emesse a raffica, tentò di ostacolare in ogni modo il riconoscimento del Regno d'Italia in Europa e nel mondo. Questo papa, con l’enciclica “Quanta cura” dell’8 dicembre 1864, proclamò, senza mezzi termini, che la democrazia distrugge la giustizia e la ragione.
A questa enciclica accluse anche il Syllabo, che condannava, come “errori dell’età nostra”, le più significative conquiste della civiltà, tra le quali, in primis: democrazia, razionalismo, liberalismo, matrimonio civile, libertà di pensiero e di coscienza e, ciliegina sulla torta, la teoria nefanda che la Chiesa non dovesse possedere uno Stato per diritto divino. Fu, il suo, un disperato tentativo di riportare l’umanità indietro di due secoli, a prima dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese.
Nella sua allocuzione poi del 22 giugno1868, sempre questo papa funesto per noi italiani (beatificato dal papa polacco, nonostante l'opposizione di molti intellettuali cattolici che hanno considerato questa canonizzazione un affronto alle libertà democratiche e una sfida alla civiltà moderna) definì la Costituzione austriaca dell'anno precedente, nella quale tutte le associazioni religiose venivano equiparate e riconosciute dallo Stato, «una legge detestabile» (infanda). Il capolavoro di questo papa, però. fu la proclamazione del dogma dell'infallibilità papale che fece inorridire la maggior parte degli Stati europei, alcuni dei quali protestarono per la protervia implicita nel fatto che, con questa proclamazione, la figura di ogni pontefice diventava oggetto di una devozione che sfiorava l’idolatria e che, come ebbe e dire San Giovanni Bosco, metteva il papa al di sopra degli angeli e allo stesso livello di Dio.
Per la Chiesa l'ideale supremo da essa perseguito fin dai primi secoli della sua nascita fu la teocrazia, cioè l'accentramento del potere politico e religioso nelle sue mani e la conseguente negazione di ogni forma di libertà. Pretese, rifacendosi al motto di san Paolo "omnis potestas a Deo", di nominare e deporre re e imperatori. Nel 1080, papa Gregorio VII decretò nel suo Dictatus Papae: "Che solo al Papa tutti i Principi debbano baciare i piedi"; "Che ad Egli é permesso di deporre gli Imperatori"; "Che una Sua sentenza non possa essere riformata da alcuno; al contrario Egli può riformare qualsiasi sentenza emanata da altri"; "Che Egli non possa essere giudicato da alcuno"; "Che la Chiesa Romana non ha mai errato; né, secondo la testimonianza delle Scritture, mai errerà per l'eternità".
Quando però il papato vide fallire il suo tentativo, non esitò ad allearsi ai sovrani che aveva tentato di sottomettere, favorendo al massimo il loro assolutismo politico per soffocare sul nascere ogni tentativo di libertà. Ci sono voluti secoli di lotte dure e spietate, contrassegnate da torture, roghi, condanne a morte e ignominie di ogni genere, per abbattere l'assolutismo politico e religioso, e conquistare le più elementari libertà civiche. Lotte che si sono combattute fino quasi a tutto il XIX secolo. Lo Stato Pontificio, durato in Italia fino al 1870, oltre che teocratico, è stato il più arretrato, crudele e oppressivo d'Europa e ha represso, più di ogni altro, con il carcere e il capestro, ogni tentativo di democrazia da parte dei suoi sudditi.
Solo nel XX secolo la Chiesa ha accettato, obtorto collo, il consolidarsi della democrazia e del laicismo di Stato nel mondo occidentale, continuando a considerarli emanazioni sataniche e ad ostacolarli in tutti i modi. Infatti, non appena sono sorti dittatori di stampo fascista, con Mussolini in Italia, Franco in Spagna e Pinochet in Cile, non ha esitato ad appoggiarli, considerandoli inviati dalla provvidenza divina, e a giustificare i crimini da essi perpetrati. La complicità con i regimi fascisti è una macchia indelebile sulla storia della Chiesa. A riprova di quanto la Chiesa sia implacabile nemica della libertà basti dire che lo Stato della Città del Vaticano, assieme a pochi altri Stati totalitari, non ha firmato la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Perché? Perché essa riconosce il diritto di ciascuno di cambiare religione o di non averne alcuna. Vogliamo scherzare che la Chiesa autocratica e teocratica firmi una simile principio! Giammai. Rinnegherebbe se stessa e tutto il suo passato oscurantista.
Da quanto fin qui esposto appare chiaro, anche al più sprovveduto, che la conquista della democrazia e di ogni altra emancipazione sociale e politica dell'età moderna, nonché di tutte le strutture e le leggi più umane della convivenza civile, sono state ottenute in Occidente da movimenti che hanno operato fuori e contro la Chiesa.
Perché la Chiesa, fin dai tempi di Paolo, ha sempre nutrito un totale disprezzo dell'uomo come essere morale e l'ha ritenuto incapace, da solo, di usare una qualsiasi forma di libertà e, perciò, bisognoso di essere totalmente sottoposto alla sua guida e autorità.
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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)