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giovedì 1 ottobre 2015

Perfette analogie tra l'eucaristia pagana e quella cristiana. 230

Le coincidenze, quasi perfette, tra l'antica eucaristia pagana delle religioni misteriche e quella cristiana, nata per ultima, non possono essere considerate, come pretende la Chiesa, semplici analogie formali, somiglianze esteriori, puri e semplici parallelismi; al contrario, queste coincidenze evidenziano una derivazione precisa e puntuale dal pensiero e dai i drammi cultuali dei Misteri di Dioniso, di Iside, di Osiride, di Attis o di Mitra.

Nel pasto sacramentale il Miste (così veniva chiamato il fedele delle religioni misteriche) si univa col Dio morto e risorto, si levava a nuova vita e otteneva la garanzia della beatitudine eterna. Lo stesso intendimento sacramentale viene da Paolo inserito nella sua comunione.

Altri esempi eclatanti. Secondo l’insegnamento della Chiesa, i discepoli bevvero dal calice il sangue di Cristo, da lui stesso offerto prima della morte, allo stesso modo Iside, prima della morte di Osiride, ne bevve il sangue ch’egli stesso le porse in un calice. Secondo Paolo, coloro che ricevevano la comunione erano commensali di Cristo, così i fedeli dei Misteri si sentivano commensali del loro Dio. Secondo la Chiesa la comunione cristiana determina la totale congiunzione con Cristo; nello stesso modo col pasto cultuale di Serapide, Dioniso, Mitra e di Iside i Misti si sentivano legati strettamente fra loro in forza della magia sacramentale. Come l'eucaristia di origine paolina si collega al ricordo dell’Ultima Cena di Gesù, così le agapi di Mitra erano chiaramente solenni commemorazioni rituali dell’ultima cena di Mitra e dei suoi compagni, prima del sacrificio.

Le due più antiche manifestazioni cultuali cristiane, il battesimo e la comunione,
non derivarono, come abbiamo dimostrato, da Gesù e dal Vecchio Testamento ma furono create da Paolo e dalle sue comunità ellenistiche in strettissima relazione coi sacramenti corrispondenti delle religioni misteriche dell’Ellenismo. Ovviamente, questi riti, scopiazzati dai pagani, vennere dai cristiani gradualmente «purificati», «rinnovati», elevati su «un piano superiore», in breve, riempiti della«spiritualità cristiana».
L’eucaristia, il «farmaco dell’immortalità» (pharmakon athanasias), come la definì il vescovo Ignazio, copiando Iside, diventerà il sacramento fondamentale per la vita eterna. Già nella Chiesa primitiva veniva somministrata per tre volte ai moribondi e, a partire da Cipriano, persino ai lattanti.
Dalla comunione, per successive altre imitazioni extracristiane di culto e di preghiera, si arriverà ben presto, alla nascita della Messa cristiana. Forse ciò avvenne a partire dal 150, quando l’atto del culto eucaristico fu separato dalle agapi, i pasti serali comunitari, e l’eucaristia venne spostata ad ora antimeridiana e celebrata unitamente alla recita del servizio divino.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)