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domenica 4 luglio 2010

Fino a cinque mesi, il feto non può sentire dolore, secondo il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists di Londra.

Un gruppo di studiosi britannici, contraddicendo le tesi degli antiabortisti che si battono per la riduzione del limite ultimo di interruzione di gravidanza, sostiene che il feto, fino a cinque mesi di vita, non soffre perché le terminazioni nervose nel suo cervello non sono ancora sufficientemente formate per consentire la percezione del dolore.

Inoltre il feto, si legge nella relazione finale dei ricercatori, è naturalmente sedato nel grembo materno, quindi anche gli anestetici non sarebbero necessari. Secondo questi ricercatori il feto durante tutta la gravidanza «non sperimenta mai uno stato di vera veglia ed è tenuto dal contenuto chimico dell’utero in uno stato di incoscienza o sedazione».

La questione è molto dibattuta perché riguarda sia la datazione ultima per l'aborto, da attuare quando il feto non percepisce dolore, sia l'uso delle staminali provenienti dagli embrioni. Anche se gli embrioni sono un aggregato microscopico di cellule, alla luce dell’assolutismo religioso sono esseri umani, e quindi, se non vengono utilizzati per la fecondazione assistita, non possono essere usati nella sperimentazione, nonostante il grande potenziale che rappresentano per la scienza medica.

Gli scienziati hanno sempre avuto la certezza che negli stadi iniziali gli embrioni sono privi di sistema nervoso, quindi si trovano in uno stato vegetativo che è privo di ogni sensibilità. Le ricerche del Royal College confermerebbero in pieno questa teoria.

Resta il problema fondamentale: quando ha inizio la vita nel feto? Secondo Tommaso d'Aquino, il massimo teologo cattolico, la vita non comincia, come ritiene oggi la Chiesa, nell'atto del concepimento, ma più tardi, quando il feto raggiunge un determinato sviluppo. Quindi, per questo teologo gli esperimenti con le staminali sarebbero del tutto giustificati, tenendo conto anche del grande beneficio che ne trarrebbe l'umanità.

Ma per la Chiesa il loro utilizzo è un assassinio. Naturalmente i prolife sono d'accordo con la Chiesa. Ma per molti ricercatori: è l’aria che entra nei polmoni che rende sacra la vita.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)