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domenica 18 luglio 2010

L'enigma svelato. 27^

Raggiunsero in breve le sponde del Lago di Tiberiade. Davide notò subito che il clima si era fatto più mite e che la vegetazione era più ricca e varia e lo fece notare al suo amico.

"Qui siamo in un piccolo paradiso" gli rispose Giuda. " Ogni volta che ci vengo, mi si allarga il cuore. La vegetazione è rigogliosa come in nessun'altra parte della Palestina. C'è una grandissima varietà di piante e ci sono alberi carichi tutto l'anno di fiori e di frutti. La spiaggia è un po' ghiaiosa ma pulita come quella del mare e la costa è disseminata di ameni promontori".

Davide era estasiato e guardava stupefatto le macchie d'oleandri multicolori e i cespugli di capperi spinosi e di tamarindi che s'incontravano dovunque. E poi c'erano boschetti di cedri, di melograni e d'aranci e chiazze d'olivi e di vigne. Lo affascinò anche la gran quantità d'uccelli nuotatori che scorrazzavano sulle acque limpide del lago come nubi vaganti e vocianti
.
"Ora ti voglio rivelare un mio segreto" riprese Giuda dopo un po'. "Quando avrò messo da parte un gruzzolo sufficiente, mi voglio comprare una casetta e un piccolo podere proprio in questa zona e viverci il resto della mia vita. E col tuo aiuto, visto che con te gli affari vanno molto meglio di prima, spero di arrivarci in pochi anni".

Giunsero in vista di Tiberiade. Immersa nel verde e ricca di grandi edifici di stile greco, dava l'idea di una bella città.
"E' un'altra Sodoma" fece Giuda scrollando il capo. "E' stata costruita dal nostro Tetrarca in onore di Tiberio, imperatore di Roma. È quasi interamente profana perché più della metà della popolazione è formata da gentili. Quel palazzotto che vedi laggiù", e lo indicò puntando l'indice, "circondato da alti alberi, è la residenza abituale d'Antipa, il Tetrarca".

"Non ci fermeremo in questa città" fece dopo un po', "anche se ha i bordelli più belli della Palestina, forniti di donne provenienti da ogni capo dell'Impero Romano. Ce ne sono, dicono, anche della Nuova Caledonia, coi capelli rosso vivo, come piacciono tanto a me".Schioccò la lingua ma poi sghignazzò divertito vedendo la faccia schifata di Davide.

Vicino ad una sorgente, circondata da una macchia verdissima, videro una statua votiva che colpì Davide per la sua stranezza. Raffigurava un essere mostruoso mezzo uomo e mezzo capro.
"E' il Dio Pan" fece Giuda ridendo, "e quelle belle fanciulle che vedi scolpite in quella grotta laggiù, sono le ninfe, le dee dell'acqua. Di cose del genere Tiberiade è piena".

Al tramonto giunsero a Magdala. Era un villaggio tradizionale con molte casupole e qualche palazzetto elegante. Sulla spiaggia c'era un via vai di pescatori.Passando davanti ad una casa lussuosa, circondata da un giardino ricco di splendide aiuole fiorite, Giuda fece osservare a Davide che quella era la dimora di Debora. Ci viveva da sola, accudita da una vecchia domestica.

Tutti, nel villaggio, conoscevano la sua professione, ma nessuno la criticava per la sua condotta perché era ritenuta una donna molto buona e generosa, sempre pronta ad aiutare chi ne avesse bisogno. Quando passava per le vie del luogo, tutti la salutavano e la riverivano con rispetto.

"La gente ragiona col cuore e giudica col cuore" commentò Davide. "E se il cuore di una persona è fondamentalmente buono e generoso, le si perdona tutto".
"Prima di recarci alla locanda è meglio che consegniamo la merce alla signora" disse Giuda. "Così domattina all'alba possiamo ripartire per Cafarnao".

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)