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domenica 25 luglio 2010

L'enigma svelato 28

"Prima di recarci alla locanda è meglio che consegniamo la merce alla signora" disse Giuda. "Così domattina all'alba possiamo ripartire per Cafarnao".
Si avvicinarono al palazzetto di Debora. Appena entrarono nel giardino splendido di fiori, una vecchia donna si affacciò alla porta, riconobbe subito Giuda e lo salutò.

"Chi c'è?" chiese una voce all'interno della casa.
"E' Giuda, quello dei profumi" rispose la vecchia.
"Digli che mi aspetti, che gli voglio parlare" continuò la voce.
Mentre Giuda entrava in casa per consegnare la merce, Davide rimase fuori con le asine.
"Ehi, giovane" gli fece poco dopo la vecchia domestica, "entra a prendere qualcosa anche tu".

Egli salì la breve scalinata ed entrò in un'ampia sala, lussuosamente arredata. C'erano mobili intagliati, divani, tappeti, statue, e le pareti erano dipinte con paesaggi e figure. Nell'aria si sentiva un vago profumo d'incenso.

Mentre si guardava intorno, stupito e ammirato, vide aprirsi una porta ed entrare una signora giovane e bella, vestita con una tunica ampia, a vivacissimi colori. Quasi non s'accorse di lui perché stava discutendo animatamente con Giuda a proposito di un amuleto raffigurante il Dio Eracle. Voleva glielo procurasse a tutti i costi perché doveva regalarlo ad una sua amica. Quando s'accorse di lui, Davide la salutò con un leggero inchino e un sorriso amabilissimo, come faceva sempre alla presenza di una donna.

"E questo chi è?" chiese lei, sorpresa.
"E' il mio aiutante" rispose Giuda con orgoglio.
"Dove l'hai pescato?"
"A Cana. Viene da un'ottima famiglia, solo che..."
"Ha magari combinato qualche guaio" fece lei divertita.
"Per i suoi sì, per me, invece, si è comportato da eroe. Comunque è stato meglio per lui cambiare aria e venire con me".
"Senti, senti!" fece lei scrutando Davide con grande attenzione.
"E che diavolo avrebbe combinato questo bel giovane, che non sembra per niente un ebreo!" fece lei ridendo incuriosita.

"Nella sinagoga del suo villaggio si è scontrato con un fariseo, molto potente, che denunciava con violenza una povera vedova per non aver rispettato la santificazione del sabato. I suoi se ne sono vergognati e, temendo le ritorsioni del fariseo e i pettegolezzi della gente, l'hanno educatamente scaricato". E raccontò brevemente l'accaduto.
"Sei stato grande!" esclamò lei volgendosi a Davide, al termine del racconto, e, d'impeto, lo abbracciò commossa.
"Ma levami una curiosità, questa vedova è una tua parente, una tua vicina?" chiese poi, volendo approfondire l'accaduto.
"No" rispose Davide. "Una che conosco appena e con la quale non ho mai parlato".
"E allora perché l'hai fatto?"

"Che c'entra? Per me è un essere umano, anzi un essere divino come tutti noi" rispose egli, sorpreso e meravigliato di quella domanda.
"Appena ti ho visto ho sentito subito che in te c'è qualcosa di sacro" fece Debora veramente commossa, "ed io con gli uomini non sbaglio mai. Vorrei ospitarti nella mia casa ma non so se sai qual è la mia reputazione".

"Lo sa" rispose Giuda, " ma non gliene importa niente, perché giudica le persone dal cuore e ha sentito che il tuo è un cuore grande".
"E allora sarete miei ospiti" concluse lei con manifesta soddisfazione.
E chiamata la vecchia Sara, le ordinò di preparare subito i bagni, poi di allestire una cena speciale e di respingere eventuali visite.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)