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domenica 11 luglio 2010

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 26^ Puntata

A Scitopoli si fermarono un paio di giorni ed ebbero modo di visitare bene le città. Davide si rese conto che era un ambiente dai costumi molto liberi. Gli ricordava, sotto questo profilo, Alessandria.

Molte donne erano vistosamente truccate; avevano acconciature raffinate e mettevano in mostra, con disinvoltura che rasentava la sfacciataggine, gran parte del seno. C'erano anche dei giovani, vestiti alla foggia femminile, che si accompagnavano a degli uomini in atteggiamenti leziosi e perfino lascivi. Davide ne rimase disgustato.

Giuda, sollecitato dall'ambiente fin troppo permissivo, non resistette all'idea di fare una visitina ad un postribolo, ma cercò in tutti i modi di non farlo notare al suo amico, che comunque lo intuì. Gli affari andavano a gonfie vele perciò entrò in uno dei lupanari più costosi. Si scelse una giovane dai capelli rossi che proveniva dalla Gallia. Era rosea, giunonica, ridanciana e lui la trovò divina.

Durante la cena un giovane, sfacciatamente truccato e quasi discinto, dopo aver a lungo adocchiato Davide, cercò di avvicinarglisi, ma Giuda lo scacciò minacciandolo coi pugni.
"Sono peggio dei tafani" imprecò tutto rosso dall'ira. "Questa città è ormai una nuova Sodoma".

Lasciata Scitopoli, si diressero a Cafarnao.
"Faremo una tappa a Magdala" disse Giuda durante il cammino. "Devo consegnare dei profumi e dell'incenso ad una signora molto importante".
"La moglie di qualche alto funzionario romano?" chiese Davide
"No, una giudea, come me. È una meretrice d'alto bordo. Dicono che perfino l'Antipa, quando è di passaggio, le faccia visita" .
"Come mai la conosci?" chiese Davide incuriosito.

"Dieci anni fa, quando era poco conosciuta, le feci provare il profumo cretese e da allora mi ha preso in simpatia e si rifornisce solo da me".
"Ma quel profumo l'abbiamo venduto tutto alla dama egiziana" fece Davide preoccupato.
"Tutto no" disse Giuda con un sorriso malizioso. "Quello per Debora l'avevo messo da parte fin dalla partenza. Ci tengo troppo a servirla".

"Che donna è questa Debora?" chiese Davide sempre più incuriosito.
"Splendida. Una delle più belle donne d'Israele. E la più scaltra. S'accompagna solo con chi vuole lei e usa il sesso come potere. Non credo che il piacere l'interessi gran che e nemmeno il denaro. Ma dominare gli uomini sì, questo l'affascina. Me l'ha fatto capire tempo fa in uno dei brevi colloqui che ho avuto con lei. A me non si è mai concessa e non si concederebbe mai. Non perché sono brutto e rozzo, ma perché non appagherei il suo desiderio di dominio.

"C'è un fariseo, mi ha raccontato la sua serva - io di solito gli affari li tratto con lei - che gira per Cafarnao sprizzando virtù e arroganza da tutti i pori della pelle. È invaghito perdutamente di lei ma viene a trovarla di nascosto, perché si vergogna di far conoscere questa sua insana passione; e lei lo fa aspettare per giorni e lo obbliga, intanto, a servirla come uno schiavo. Questa sì che è una donna coi fiocchi! Te lo immagini il fariseo, tutto preghiere, digiuni e Scritture a sbavare davanti a lei nuda, che lo piglia per i fondelli? Darei la metà del mio guadagno per assistere ad una scena di questo genere".

Davide fece una risata divertita perché gli venne in mente Gionata, il fariseo di Cana.
"So bene a chi stai pensando" fece Giuda sghignazzando.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)