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venerdì 18 novembre 2011

I “valori non negoziabili”, nuovo mantra nella bocca dei clericali.

L'espressione “ valori non negoziabili”, che pare sia stata coniata dal cardinal Ruini, sta diventando un mantra nella bocca dei clericali. La sentiamo ripetuta in continuazione con autentica ossessione.

Tra questi «valori non negoziabili», che Walter Peruzzi ha definito le parti più infondate e bischere della morale cattolica, che il Vaticano tenta di contrabbandare per  legge naturale onde imporla a tutti i cittadini, ce ne sono almeno due che la massa dei cattolici condivide sempre di meno.

Riguardano il matrimonio indissolubile e  celebrato da un ministro cattolico e la sacralità della vita, intesa come assoluto dono divino.

Secondo la Chiesa gli italiani sono per oltre il 90% cattolici, ma si dà il caso che al giorno d'oggi il 60% di essi si trova, praticamente, escluso dai sacramenti, cioè costituisce quella che Agostino di Ippona considerava “la vil massa dannata”. Perché?

Perché se assommiamo i conviventi, i divorziati, i concubini, gli sposati civilmente e gli omosessuali, tutti in crescita esponenziale, a rimanere in regola col matrimonio religioso rimane solo una sparuta schiera, ridotta per lo più a fedeli di età avanzata e in via di rapida estinzione.

I matrimoni sono in netto calo in tutta Italia per una serie di cause molteplici tra le quali non è da scartare il fatto che da noi il divorzio è tuttora, per imposizione della Chiesa, un'impresa difficile e costosissima.

A Milano, una recente statistica conferma che separazioni e divorzi aumentano sempre più mentre i matrimoni religiosi si sono ridotti ad un terzo in poco tempo.

Per quanto riguarda la sacralità della vita e il rifiuto quindi di ammettere ogni forma di autodeterminazione e di eutanasia, questa è sostenuta soltanto dai nostri politici imbelli e codardi, per scopi prettamente politici, cioè ottenere l'indulgenza della Cei in campagna elettorale. La stragrande maggioranza degli italiani, invece, è di opinione opposta.

Lo prova anche un sondaggio dell’Osservatorio sul Nord Est di Demos & Pi, pubblicato giorni fa dal Gazzettino, quotidiano della vandea veneta, che ha rilevato che il 62% del campione si è dichiarato molto o moltissimo d’accordo con l’affermazione “quando una persona ha una malattia incurabile, e vive con gravi sofferenze fisiche, è giusto che i medici possano aiutarla a morire se il paziente lo richiede”.

In base all’appartenenza politica, si dichiarano favorevoli all’eutanasia il 94% degli elettori di Sel, il 76% della Lega Nord, il 70% del Pd, il 67% dell’Idv, il 55% dei ‘grillini’, il 53% di Fli, il 48% del Pdl e il 35% dell’Udc. Quindi le motivazioni vere delle Roccelle, i Quagliarielli, i Sacconi e i Calabrò che vogliono a tutti i costi prolungare le agonie e le sofferenze del prossimo per ingraziarsi il Vaticano, sarebbero respinte a forte maggioranza in un referendum per l'abrogazione del falso testamento biologico.

In questa inchiesta risulta sintomatico il fatto che la Lega Nord, i cui elettori sono per tre quarti a favore dell’eutanasia, sia schierata in Parlamento a sostegno di un disegno di legge “infame e crudele” come quello del testamento biologico in via d'approvazione.

È chiaro che Bossi e la sua banda anziché assecondare le aspirazioni dei loro elettori preferiscono l'inciucio col Vaticano.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)