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venerdì 7 ottobre 2011

Boom di vendite di reliquie on line, per i gonzi

Le reliquie di santi e madonne-patacca viaggiano su internet alimentando un florido business a danno dei molti allocchi che confondono la spiritualità con la devozione di bassa lega per la necrofilia.

La Chiesa cattolica, infatti, è sempre stata pronta ad assecondare la morbosità dei suoi fedeli, camuffandola per alta spiritualità, e ha propinato a piene mani attraverso i secoli una quantità esorbitante di macabre reliquie, quasi tutte inventate da ecclesiastici lestofanti, vere e autentiche mistificazioni per allocchi.

I protestanti rifuggono da simili oscenità. Non ostentano sacri sudari dipinti, macabri padri pii in decomposizione ricoperti di maschere di cera, e tutto quell'immenso ciarpame di reliquie, più o meno inverosimili, che impestano i nostri santuari, né si lasciano bidonare da statue che piangono o sudano sangue. Questi spregevoli spettacoli inverecondi succedono solo da noi che con venti secoli di Vaticano sul groppone siamo diventati il popolo più credulone del mondo.

È chiaro che la vera spiritualità non ha bisogno di reliquie, di pseudo miracoli, di pseudo apparizioni, di pompose cerimonie, di forme anacronistiche di delirio superstizioso.

Per dimostrare la falsità e l'assurdità di certe reliquie basta ricordare come è stata smascherata la reliquia considerata per secoli la più preziosa della cristianità: il santissimo prepuzio di Gesù.

Quella sacra pellicina del pene che Gesù aveva dovuto perdere con la circoncisione nell'ottavo giorno dalla nascita, regalata al papa da Carlomagno che l'aveva ricevuta da un angelo (alla demenzialità religiosa non c'è mai un limite), fu adorata da tutta la cristianità fin dal Medioevo, mandando in delirio (ma anche in deliquio) gran parte delle vergini consacrate a dio nel chiuso dei chiostri che la consideravano il loro anello di fidanzamento col pargolo divino, e provocando infiniti pellegrinaggi di regnanti, papi ed ecclesiastici.

Ma nel 1900, la Chiesa, resasi conto della demenziale aberrazione in cui era caduta con quella inverosimile e obbrobriosa reliquia, in un raro momento di resipiscenza, l'aveva tolta di mezzo, vietando perfino a chiunque di nominarla, pena la scomunica (Decreto n. 37 del 3 febbraio 1900).

Ora le false reliquie stanno vivendo un eccezionale boom di vendite on line. Ce ne sono di tutti i tipi e a prezzi talvolta scontati. Si va dalla veste bianca di papa Wojtyla alla ciocca di capelli di Santa Teresa di Gesù Bambino (30 euro), fino al reliquiario di San Vincenzo de Paoli che arriva a 1600 euro.

Ma le reliquie più gettonate sono quelle di padre Pio, il fratacchione mistificatore che si era inventato le stimmate. Il costo delle sue reliquie si aggira addirittura a circa duemila euro l'una.

Naturalmente nessuna delle reliquie proposte possiede uno straccio di certificato che consenta di attestarne l'originalità. Sono tutte false. Ma gli allocchi le comperano sperando nel miracolo.

Secondo l'Osservatorio di Telefono Antiplagio la Chiesa dovrebbe intervenire con energia per stroncare questo obbrobrioso mercato e la stessa cosa la dovrebbe fare la polizia postale e la finanza.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)