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mercoledì 12 ottobre 2011

Il falso Jahvè (Genesi e involuzione del monoteismo biblico). La leggenda dei Patriarchi. Gli hapiru 23

La loro presenza era mal tollerata, anche se alla fin fine sopportata, in quanto offrivano forza lavoro a basso costo (bastava un po' d'aglio, di pan secco e un tugurio per abitazione) e poteva svolgere innumerevoli compiti nella costruzione delle nuove città.

Queste popolazioni semitiche erano diverse per etnia, lingua e costumi.
Non è quindi assolutamente pensabile che i semiti, stanziatisi in Egitto in quel tempo, fossero un popolo omogeneo per lingua e cultura, in grado di riconoscersi nella denominazione di ebrei e nella discendenza da Abramo, come invece vorrebbe farci credere la Bibbia.

Non erano affatto un popolo che aveva già maturato una sua identità nazionale, anche se avevano un retroterra comune. Ed è per questo che il racconto biblico ci testimonia le grandi difficoltà incontrate da Mosè nel tenere unito questo miscuglio eterogeneo di genti e nell’amalgamarlo in una specie di popolo.

Ovviamente non tutti i nomadi semiti che si trovavano nella terra di Canaan immigrarono in Egitto. Alcuni tentarono di insediarsi stabilmente nella zona. Infatti, nelle tradizioni di alcune tribù israelite non esistono tracce di un soggiorno in Egitto e di un esodo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)