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martedì 18 ottobre 2011

In Italia, l'esigenza di un partito che proclami la laicità come suo primo valore, è sempre più impellente

L'esigenza di una vigorosa e determinata laicità sta prendendo consapevolezza in Europa di fronte alla sempre più oppressiva invadenza delle Chiese, soprattutto di quella cattolica.

Nella cattolicissima Polonia, nella quale un clero oscurantista e intollerante la fa da padrone come in Italia, è già nato il primo partito laico-progressista d'Europa e al suo esordio ha avuto più del 10% dei suffragi.

A ruota, anche in Svizzera, una lista di “senza religione” si presenta alle elezioni politiche che si terranno alla fine di ottobre. Si chiama konfessionslose.ch ed ha come valori “l’autodeterminazione, la libertà, l’uguaglianza davanti alla legge e l’etica laico-umanista”.

Il capolista è il quarantaduenne Andreas Kyriacou, il quale intervistato da Reuters ha detto: “è venuto il tempo che i nostri politici riconoscano che ci sono diverse persone non religiose nel loro elettorato”.

In Italia, l'esigenza di un partito che proclami la laicità come suo primo valore è sempre più impellente perché nel nostro Paese, che ha avuto l'immane sciagura di ospitare per venti secoli il Vaticano, tutti i partiti politici attuali sono profondamente condizionati dalla Chiesa.

Nessuno escluso. Nemmeno i radicali che diventano sempre più inaffidabili, disposti come sono a vendere l'anima per dei pseudo valori che con la laicità non hanno niente da spartire. Non è certo predicando la liberalizzazione delle droghe o l'amnistia di massa o arruolando le Ciccioline di turno, che si difendono i valori laici che la nostra Costituzione ci dovrebbe garantire ma che la nostra casta politica, quasi interamente sotto ricatto permanete della Chiesa, calpesta spudoratamente.

La Chiesa ha capito che il politico italiano, per ottenere il cadreghino in Parlamento e mantenerlo vita natural durante, deve avere appoggiarsi al clero e quindi, per gratitudine, esige da lui non solo privilegi economici sempre più gravosi per l'Italia, ma anche la sistematica negazione dei più elementari diritti civili, come, ad esempio, l'imposizione della tortura obbligatoria a fine vita.

Un partito laico-progressista, totalmente libero da ogni condizionamento religioso, ancorché combattuto aspramente, perché necessariamente anticlericale, da gran parte della società ipocrita e irretita dalla superstizione religiosa, ma anche da pseudo laici e ateo mutandari alla Ferrara, con dura fatica, alla lunga, può innescare nel nostro Paese un nuovo clima politico, imperniato sulla conquista dell'autodeterminazione, della libertà, dell'uguaglianza davanti alla legge e della nascita di un'etica laico-umanista che ponga fine al privilegio, alla corruzione, all'ipocrito appecoramento ai parassitismo religioso.

Milioni di italiani, che in cuor loro aspirano ad uno Stato laico in cui la fede venga considerata una questione esclusivamente privata, aspettano con ansia di uscire allo scoperto.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)