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venerdì 28 ottobre 2011

La morale umana ha una radice comune con quella delle grandi scimmie.

L'affermazione che senza Dio «il mondo diventa un inferno», pronunciata da Benedetto XVI il 3 settembre 2010, è una assoluta idiozia comprovata in ogni istante del nostro tempo dai continui conflitti religiosi che provocano intolleranze, persecuzioni, eccidi e attentati terroristici in ogni angolo del pianeta.

Non ci fosse dio, e quindi le religioni che lo suppongono, il mondo sarebbe, infatti molto più pacifico e la gente viverebbe senza guardare in cagnesco il vicino che crede in un dio diverso dal suo.

Naturalmente l'affermazione del papa ripropone il logoro luogo comune, ripetuto come un mantra dagli stregoni di ogni religione, che senza dio l'uomo vivrebbe come un bruto. Che, tradotto in soldoni, significa che solo la morale derivata da un chimerico dio ci può salvare dalla barbarie.

Nell'ottobre 2010, un mese dopo la prolusione papale, il New York Times pubblicò, una riflessione del titolo “Morals without God?”di Frans de Waal nella quale Il primatologo olandese ricordava come una base morale biologica condivisa dagli umani esisteva già al tempo dei gorilla e degli scimpanzè ed è quindi più antica della più antica religione.

Proprio in questi giorni si è avuta una conferma altamente scientifica di questa teoria. Infatti, una ricerca testé conclusa, condotta dall'antropologo Michael Krützen, dell'Università di Zurigo, ha mostrato come le grandi scimmie abbiano non solo la capacità di apprendimento sociale ma anche che le innovazioni comportamentali vengono trasmesse culturalmente da una generazione all'altra per un gran numero di generazioni.

Nel nuovo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, Michael Krützen e i suoi ricercatori hanno utilizzato il set di dati più grande mai compilato per una specie di grandi scimmie.

Hanno analizzato oltre 100.000 ore di dati comportamentali, creato profili genetici di oltre 150 oranghi selvatici e, grazie anche a immagini satellitari e avanzate tecniche di telerilevamento, hanno misurato le differenze ecologiche tra nove popolazioni di orangutan di Sumatra e del Borneo e hanno concluso: "Ora sappiamo che le radici della cultura umana vanno molto più in profondo di quanto si pensasse: essa è costruita su una solida base vecchia di molti milioni di anni e condivisa con la altre grandi scimmie ".

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)