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venerdì 14 ottobre 2011

In Polonia è nato il primo partito anticlericale d'Europa.

Notizie eclatanti dalla cattolicissima Polonia. Il premier polacco liberal Donald Tusk, al potere da quattro anni e protagonista di un forte boom economico agganciato a quello tedesco, esce vincente dalle elezioni mentre la destra euroscettica, omofoba e clericale di Jaroslaw Kaczynski rimane invece sconfitta.

La vera sorpresa delle elezioni nella cattolicissima Polonia è però il trionfo, al suo esordio sulla scena politica, della formazione, definita anticlericale, di Palikot, terzo partito con oltre il 10% su un programma che punta alla laicizzazione del Paese.

Il fondatore, il magnate Janusz Palikot, è entusiasta del risultato: "Abbiamo dimostrato che tutto è possibile in Polonia dove milioni di persone che vogliono uno stato laico in cui la fede è una questione privata sono uscite allo scoperto".

È un risultato che fa tirare un sospiro di sollievo all'Europa perché la locomotiva dell'Est, la "seconda Germania", proseguirà nel suo corso europeista, liberal, tollerante e riformatore.

Il clericale Jaroslaw Kaczynski, capo di una formazione di destra nazionalpopulista, tipo il nostro Pdl, dichiaratamente euroscettico, omofobico e illiberale, aveva in programma pesanti misure populiste che avrebbero appesantito i conti pubblici, minacciando un declassamento del rating polacco, e si proponeva l'abolizione di tutti i più elementari diritti civili (aborto, divorzio, contraccezione e riconoscimento delle coppie di fatto) secondo i dettami del clero polacco, fra i più arretrati d'Europa.

Il liberale Donald Tusk e il liberista Palitok l'hanno per fortuna fermato, salvando il benessere economico e la libertà dei polacchi.

Anche in Italia urge la necessità che si costituisca un partito che abbia come assoluta preminenza la totale laicità dello Stato. Nessuno degli attuali nostri partititi ha il coraggio di manifestare apertamente questa esigenza, sentita da quanti sono costretti a turarsi il naso e talvolta anche la bocca al momento del voto, dovendo scegliere solo partiti che si sbracano a proclamarsi cattolici e che poi si comportano come quinta colonna vaticana, negando agli italiani i più elementari diritti civili e foraggiando il parassitismo ecclesiastico.

Forse l'esordio di un simile partito, che purtroppo dovrà assumere una posizione anticlericale, potrà essere molto duro, stante il totale appecoramento ipocrita della nostra società e della nostra classe politica.

Ma, alla lunga, i risultati sarebbero eclatanti perché sono milioni gli italiani che aspirano di vivere in uno Stato laico, libero e sovrano, cioè non più ridotto a protettorato vaticano, nel quale sia premiata la meritocrazia al posto del privilegio e del servilismo, o peggio, della mignottocrazia oggi trionfante.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)