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sabato 22 ottobre 2011

Il falso Jahvè (Genesi e involuzione del monoteismo biblico). Mosè l'egiziano.27

Già nel 1906 Eduard Meyer, storico tedesco, si era convinto che il racconto del salvataggio di Mosè fosse stato aggiunto a posteriori, allo scopo di attribuire un'origine ebraica a un personaggio che era palesemente un egiziano (E. Meyer, Die Israeliten und ihre Nachbarstamme, pagg. 46-47).

Per sconfessare lo scriba compilatore dell'Esodo possiamo fare questa considerazione: come avrebbe potuto la figlia del faraone dare un nome ebraico al bambino trovato nel canestro, dal momento che il faraone suo padre, stando alla Bibbia, aveva dato l'ordine categorico di uccidere tutti i neonati ebrei?

In secondo luogo, a dimostrazione dell'origine egizia di Mosè, abbiamo le testimonianze storiche extrabibliche di Strabone, Celso e Giuseppe Flavio. Strabone afferma che Mosè era un gran sacerdote egizio il quale, entrato in conflitto con la società del suo tempo per motivi religiosi, finì per adottare un popolo diverso dal suo al quale divulgò il culto dell'Ente Divino (Strabone, Geographica, XVI 2,35-36, e 2,39). Celso sostiene più o meno le stesse cose, come ci racconta Origene (Contra Celsum III, 5-8).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)