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domenica 22 luglio 2012

L'enigma svelato 127


Un giorno Demetrio si presentò nella copisteria di Giuda con un documento nuovo da ricopiare in più copie per essere distribuito a tutte le le chiese cristiane della zona. S'intitolava "Vangelo secondo Marco" e raccontava gli ultimi due anni della vita di Gesù. Davide e Giuda lo lessero con enorme interesse e scoprirono che era un testo molto abborracciato e confuso, pieno di inesattezze e di grossolane alterazioni degli avvenimenti realmente accaduti, ed anche di incredibili omissioni. Probabilmente era stato scritto su ispirazione di Paolo, che poco o niente conosceva della vera vicenda terrena di Gesù, non avendolo mai conosciuto da vivo ma visto e sentito soltanto nelle allucinazioni provocate dal suo morbo sacro. La cosa che più li stupì riguardava la messianicità di Gesù che veniva camuffata in tutti i modi, anche se traspariva qua e là, soprattutto nel riconoscimento delle sua regalità ribadita ben sei volte nel testo. Il trucco più eclatante per negarla consisteva nel dimostrare che Gesù non era stato condannato al suplizio della croce per insurrezione armata ma per blasfemia, per essersi cioè proclamato figlio di Dio. Cosa assurda perché la blasfemia era punita in Israele con la lapidazione decretata dal sinedrio, mentre la crocifissione per i romani non riguardava in nessun caso il reato religioso ma solo quello esclusivamente politico. Sempre nel tentativo di demessianizzare Gesù, i suoi seguaci più facinorosi come Cefa, Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo e gli altri membri della banda dei figli del tuono, erano stati trasformati in apostoli pacifisti. Ma tutto il testo era pervaso di pacifismo, dell'invito alla non violenza, dell'offrire l'altra guancia anche al nemico; tutte cose che erano l'esatto opposto di quanto avevano praticato Gesù e i suoi seguaci.
Per scagionare i romani dall'accusa di aver condannato Gesù, era stato introdotto un processo ebraico, celebrato assurdamente nella casa privata del sommo sacerdote Caifa. Processo non solo mai esistito ma contrario ad ogni procedura seguita dal Sinedrio. L'eucaristia, il pasto teofagico pagano, derivato dai culti misterici di Attis, Adonis, Dioniso, Mitra ed Eracle e adottato da Paolo per sostituire il pasto comunitario degli esseni, era fatto istituire in questo testo da Gesù stesso durante l'ultima cena, cosa assolutamente negata dai veri partecipanti a quella cerimonia che precedeva l'insurrezione. Un'alta cosa che stupì molto Giuda e Davide fu la completa cancellazione di due figure determinanti nella vita di Gesù, quella di Lazzaro e di Maddalena. Perché, si chiesero stupiti, una simile dimenticanza od omissione? Non tardarono a trovare una risposta plausibile. Nel processo di divinizzazione di Gesù, Paolo doveva avvolgerlo in un alone di misticismo incompatibile con il ruolo troppo terreno del matrimonio e quindi cancellare ogni traccia della sua famiglia acquisita. Notarono anche la quasi completa sparizione della parusia e la sostituzione dell'imminente Regno terrestre di Jahvè con quello utopico del Regno dei Cieli, rinviato ad un tempo indefinito.
Giuda, con sua enorme sorpresa, si trovò accusato di aver tradito Gesù col bacio del riconoscimento.
"Chissà poi perché io avrei dovuto dare quel bacio a Gesù per farlo riconoscere quando a Gerusalemme era noto a tutti per i suoi continui scontri coi farisei, per la sua entrata trionfale in città e per la cacciata dei profanatori del Tempio!" fece Giuda sarcastico.
Infine li fece molto sorridere il racconto confuso e caotico della resurrezione di Gesù che, praticamente, si basava sulla esclusiva testimonianza di Maddalena. Ancora una volta si resero conto che i veri ignoti artefici di quella incredibile vicenda, che stava cambiando il mondo, erano stati loro due e Maddalena, naturalmente mossi dal Potere.
Quando Demetrio venne a prendere le copie del Vangelo di Marco raccontò che Paolo, dopo due anni di attesa a Roma, era stato assolto da Nerone ed era subito partito per la Spagna, considera l'Ultima Thule, cioè l'estremo confine della Terra.

Da Gerusalemme Ptolomeo portava notizie sempre più catastrofiche. Ormai le imboscate degli zeloti contro i romani erano all'ordine del giorno e la situazione era diventata insostenibile. Il comandante della legione di Siria aveva chiesto a Roma poderosi rinforzi per fronteggiare quella che diventava di giorno in giorno una ribellione di massa. A Cesarea iniziarono ben presto gli sbarchi delle truppe romane, guidate dal generale Vespasiano, pronte a schiacciare la ribellione. La guerra aveva inizio.
Dal loro tranquillo rifugio di Damasco Giuda e Davide seguirono con viva trepidazione la dura repressione romana di fronte alla resistenza degli insorti. Soprattutto colpì loro la disperata resistenza di Gamala, il suicidio in massa degli zeloti che rifiutarono la resa, e la distruzione del Tempio di Gerusalemme e di gran parte della città. Dopo quattro anni di guerra durissima la Palestina era quasi rasa al suolo e la maggior parte degli abitanti uccisi o dispersi. Una vera ecatombe. Anche la Chiesa cristiana di Gerusalemme era stata sterminata e i pochi sopravvissuti dispersi.
Ptolomeo, rifugiatosi nella Decapoli, si era salvato per miracolo, ma con la distruzione del Tempio e la fine dei sacrifici cessava anche la sua attività di trasportatore di pelli.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)