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martedì 24 luglio 2012

Perché i vescovi italiani non vogliono la nascita di un nuovo partito cattolico.



Lo scorso 24 giugno, Ernesto Galli Della Loggia, il politologo laico-devoto la cui moglie Lucetta Scaraffia è una firma autorevole dell'Osservatorio Romano, sul Corriere della Sera ha lamentato che “ con la fine della DC, il cattolicesimo italiano sembra aver cessato di essere matrice di una possibile cultura politica”, auspicando quindi la nascita di un nuovo partito cattolico.
Evidentemente l'esimio politologo non ha capito che il crollo della Democrazia Cristiana, anziché costituire la premessa di un nuovo svincolo delle ingerenze cattoliche nell'attività di governo, ha viceversa prodotto la democristianizzazione di tutte le forze politiche con l'inserimento in ogni partito di una quinta colonna vaticana incaricata di bloccare dall'interno ogni apertura verso la conquista dei diritti civili e la laicità dello Stato.
Se fosse tornato in vita un partito cattolico, esplicitamente sostenuto dalle gerarchie ecclesiastiche, avrebbe avuto (vedi L'Udc) uno scarso seguito e avrebbe consentito agli altri partiti di far proprie le istanze laiche più sentite dai cittadini. Cosa perfettamente capita dai vescovi italiani. Quindi un partito esplicitamente cattolico non si doveva fare, molto meglio manovrare i propri burattini all'interno dei vari partiti, senza esporsi direttamente, bloccando di fatto ogni possibile conquista laica.
Ecco perché tutti i partiti italiani sono massicciamente inquinati di clericalismo e il nostro Paese è sempre più arretrato rispetto agli altri Paesi dell'Occidente. Ecco spiegato perché la sinistra italiana, che dovrebbe essere la più strenua propugnatrice della laicità dello Stato e dei diritti civili, è la più squallida d'Europa e del mondo occidentale. Bloccata dagli zuavi pontifici, tipo Bindi, Fioroni, Letta, Franceschini, non vuole il riconoscimento delle unioni di fatto e delle coppie gay, non vuole tassare il clero né meno che mai la finanza vaticana, nega aprioristicamente l'autodeterminazione delle persone e via discorrendo. In altre parole è uno squallido partito che non merita il voto degli italiani liberi e laici.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)