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martedì 31 luglio 2012

L'ostruzionismo della Chiesa ai diritti umani e civili la rende inconciliabile con le più elementari libertà democratiche.


La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, ha significato il primo tentativo di attribuire diritti e libertà agli esseri umani in quanto tali e non sulla base di «una norma superiore di origine trascendente» e in ossequio ad una autorità religiosa, ritenuta «unica detentrice delle eterne leggi iscritte da Dio nella natura».
I diritti umani sono stati, e sono, quindi il supremo tentativo di costruire un’etica laica, non soggetta ad autorità o verità provenienti dall’esterno, o dall’alto, ma capace di trarre da se stessa i propri presupposti e i propri fondamenti. Per cui accettarli vuole dire accogliere la società e la sua laicità; al contrario, rinnegarli significa riportare la società al medioevo oppressivo. E quanto sta facendo, con dura determinazione Benedetto XVI secondo il quale i diritti umani, che la società trae da se stessa, sono il frutto del relativismo e contrastano coi diritti naturali fondati sulla Verità eterna ed immutabile di cui la Chiesa si proclama erede e il papato custode.
Da quel lontano 1789 la Chiesa non ha smesso di contrastare i diritti umani con bolle ed encicliche sempre più violente. Già fin da subito: nella bolla Quod Aliquantum del 1791, papa Pio VI osservava che “ritenere tutti gli uomini uguali e liberi” costituiva non solo un atto contrario alla ragione, ma anche alla dottrina cattolica», mettendo di fatto in contrapposizione cattolicesimo e diritti umani, «così come erano stati enunciati dall’Assemblea nazionale francese».
Per non parlare di Pio IX che con l’enciclica “Quanta cura” dell’8 dicembre 1864, proclamò, senza mezzi termini, che la democrazia distrugge la giustizia e la ragione. A questa enciclica accluse anche il Syllabo, che condannava, come “errori dell’età nostra”, le più significative conquiste della civiltà, tra le quali, in primis: democrazia, razionalismo, liberalismo, matrimonio civile, libertà di pensiero e di coscienza e, ciliegina sulla torta, la teoria nefanda che la Chiesa non dovesse possedere uno Stato per diritto divino. Fu, il suo, un disperato tentativo di riportare l’umanità indietro di due secoli, a prima dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese.
Dei papi successivi solo Leone XIII con la Rerum novarum, la prima enciclica sociale (1891), riconobbe, obtorto collo, la necessità di riconoscere alcuni diritti «che dovevano essere posti a base di un assetto della società in grado di affrontare e risolvere i mali provocati dalle tumultuose trasformazioni indotte dalla rivoluzione industriale». Ma sempre sotto «il controllo ecclesiastico sulla vita collettiva».
Quando nel secondo dopoguerra fu emanata la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 il Vaticano si guardò bene dal sottoscriverla. Giovanni XXIII indicendo il Concilio Vaticano II, tentò di aprire la Chiesa verso la modernità ma il tentativo abortì quasi subito. Infatti con Paolo VI, Giovanni Paolo II e soprattutto Benedetto XVI il Concilio Vaticano II è stato a poco a poco affossato e il ritorno al passato medioevale attuato con determinazione.
I diritti naturali come aborto, eutanasia, autodeterminazione e matrimoni gay, tanto per citare i più importanti, che Benedetto XVI, individua frutto del «relativismo» considerato il principale nemico, della religione, sono stati definiti contrari a dio e alla natura e contrastati in tutti i modi possibili con l'appoggio incondizionato di gran parte della classe politica conservatrice e illiberale. Sui diritti civili l'Italia, col Vaticano in casa, è il fanalino di coda dell'intera Europa.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)