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martedì 10 luglio 2012

Perché l'Italia è il Paese più corrotto d'Europa.


È impressionante come tanta nostra gente sia parte integrante di quella folla che va a comporre l’immagine sconfortante di un Paese condizionato dalla presenza di corrotti e corruttori, di evasori e parassiti, di profittatori e fautori di illegalità diffusa, difensori sistematici della rivendicazione dei diritti nell’ignoranza, se non nella denigrazione, dei doveri”.


Parole sacrosante pronunciate a Roma il 25 giugno da monsignor Mariano Crociata, Segretario della Cei, in un suo discorso agli assistenti nazionali delle Associazioni ecclesiali sociali, riferendosi ai politici cattolici corrotti. Parole sacrosante ma assolutamente ipocrite.


Monsignor Crociata, infatti, non è per niente credibile nella sua denuncia della corruzione dei cattolici impegnati in politica, perché finge di ignorare che la classe politica italiana, che si è macchiata di depravazione e corruzione ad ogni livello, ha sempre ostentato una assoluta e piena adesione ai dettami morali della Chiesa, si è sempre prostrata con vile servilismo a slinguazzare gli anelli di papi e cardinali, ha sempre ricevuto da Oltretevere i massimi riconoscimenti politici e l'assoluzione plenaria per il sui immorali comportamenti, e, infine, ha costantemente ricevuto il massimo appoggio politico dall'intera Chiesa Cattolica. In altre parole la nostra immorale e corrotta classe politica è figlia dell'immoralità della Chiesa.


Ma perché - arriva a chiedersi un prete di base come don Paolo Farinella - il Vaticano appoggia sempre i corrotti, i corruttori, i ladri e i manipolatori di coscienze?” La risposta è ovvia. Perché tutti costoro, per farsi perdonare la loro depravazione privata e il loro ladrocinio della cosa pubblica, coprono La Chiesa di privilegi economici e politici e negano ai cittadini i più elementari diritti umani e civili non voluti dalla Chiesa. Dichiara il vescovo di San Marino e Montefeltro Luigi Negri, presidente della fondazione per il magistero sociale della Chiesa: “Da sempre, alla Chiesa interessa ciò che un governante fa per il bene comune (cioè per gli interessi materiali e oppressivi della Chiesa, traduco io); sui comportamenti personali il giudizio spetta solo a Dio.”


Come a dire che per un politico cattolico la fede va pensata in maniera separata dalla vita e dalla coerenza che ad essa è richiesta. Se il Memores Domini Roberto Formigoni, affigliato a Comunione e Liberazione fa voto di castità e povertà ma vine in un lusso sibaritico, per la Chiesa va più che bene se favorisce i suoi intrallazzi. A conferma di questa valutazione ecco l'attuale, sconcertante vicenda riguardante lo Ior, la banca vaticana sospettata di riciclare i soldi mafiosi. Il nostro governo supercattolico, su ordine vaticano, ha imbavagliato la delegazione dei funzionari della squadra antiriciclaggio della Banca d’Italia, per impedir loro di esprimere le proprie valutazioni professionali sulla condotta poco chiara dalla banca vaticana facendo un favore macroscopico alla Santa Sede, privo di qualsiasi motivazione professionale ma altamente immorale.


Si tratta di un comportamento che al Moneyval di Strasburgo, dove si deciderà del destino della banca vaticana, declasserà il nostro premier Monti, ex commissario Ue per il mercato interno e per la concorrenza, per il quale la pulizia e le regole del sistema finanziario dovrebbero essere la stella polare, a un fantoccio privo di onestà morale e intellettuale. Un corrotto come la maggior parte degli altri politici cattolici.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)