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sabato 15 maggio 2010

Austerity made in Italy o furto al popolo italiano?

Quando c’era Prodi al governo, i media berlusconiani strillavano a tutto spiano che le tasse erano ad un livello assurdo, la pressione fiscale alle stelle e molti non arrivavano a fine mese. Durante la campagna elettorale delle ultime politiche il ritornello di Berlusconi è stato:“meno tasse per tutti”.Oggi, dopo due anni di governo berlusconiano, cosa è cambiato?

Non c’è stato un solo taglio, anzi le tasse sono aumentate. Ora, con la grave crisi economica che sta minacciando l'euro e molti Stati europei, compresa l'Italia, non solo svanisce ogni speranza di arrivare finalmente alla loro diminuzione ma si prevede una imminente manovra finanziaria che, verosimilmente, comporterà tagli alla spesa pubblica, congelamento dei salari, stop alle grandi opere e un aggravio della pressione fiscale.

Come superare un'impasse così terribile? Il modo c'è e se attuato attenuerebbe di molto i sacrifici che gli italiani, specie meno abbienti, dovrebbero sopportare. Bisogna, però, avere il coraggio di attuarlo e i nostri politici bipartisan non ce l'hanno, proni e appecorati come sono al Vaticano.

Facciamo un po' di conti per capire la situazione. Prendiamo come riferimento il 2006 di cui abbiamo tutti i dati a disposizione. La Chiesa Cattolica Apostolica Romana è costata quell'anno al nostro bel (ma povero) Paese l'enorme cifra, complessiva di 9 MILIARDI di euro, cioè 18 MILA MILIARDI di vecchie lire, corrispondenti al 45% della manovra economia finanziaria di quell'anno che si aggirava sui 20 miliardi.

Di questi 9 mila miliardi che abbiamo versato alla Chiesa quasi il 100% era vietato dalla nostra Costituzione e quindi era un furto ai danni del popolo italiano. Infatti alla Chiesa, in base al Concordato, spettavano solo 300 milioni dell'8x1000 (ma noi oltre a questi ne abbiamo regalati altri 700) e nessun'altra cifra.

Invece tra: stipendi degli insegnanti di religione, finanziamenti delle scuole cattoliche, contributi per le cinque Università cattoliche, fornitura dei servizi idrici alla Città del Vaticano. finanziamento dell’Università Campus Biomedico dell'Opus Dei, buoni scuola degli studenti delle scuole cattoliche, fondo di sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari, ristrutturazione degli edifici religiosi, stipendi dei cappellani militari, fondo di previdenza del clero, aiuto all’Ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, finanziamento di migliaia di oratori e di opere parrocchiali, costruzione di nuovi edifici di culto (visto che ce ne sono troppo pochi),'aiuto alle cliniche private cattoliche, e così via, siamo arrivati a qualche miliardo.

Ma queste sono state soltanto briciole. La fetta più grossa che quell'anno abbiamo regalato alla Chiesa, a danno del contribuente italiano, ha riguardato le mancate entrate per lo Stato dovute ad esenzioni fiscali di ogni genere dei 60 mila enti ecclesiastici che posseggono circa 90 mila grossi immobili. Essi erano, e sono tuttora, esenti da imposte sui fabbricati, sul reddito delle persone giuridiche, sulle compravendite e sul valore aggiunto (IVA).

Insomma 9 mila miliardi regalati alla Chiesa in barba alla nostra Costituzione, che lo vieta espressamente, e a danno del contribuente italiano, unico in Europa a sovvenzionare questa piovra parassitaria che, in Vaticano, vive in un lusso sibaritico.

Perché i nostri politici bipartisan regalano alla Chiesa questa enorme massa di denaro che, se rimanesse nelle casse dello Stato, migliorerebbe le condizioni di milioni di cittadini, facendo diminuire le tasse e incrementando i servizi sociali? Per avere l'appoggio cattolico al momento del voto.

Quindi la Chiesa rappresenta per noi Italiani una triplice calamità: ci nega molti diritti civili, concessi in tutti gli altri Stati; ci costringe a pagare molte più tasse e a vivere più poveramente, a differenza di tutti gli altri Paesi europei che alla Chiesa non versano nulla; e, infine, condiziona pesantemente e antidemocraticamente il nostro voto. Fino a quando siamo disponibili a sopportare questo pesante fardello?

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)