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domenica 9 maggio 2010

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 17^ Puntata

Scese a precipizio in paese e si diresse alla casa d'Alfeo. Lo zio lo accolse con gioia e lo invitò a mangiare da loro, ma egli era impaziente di parlare a tu per tu con la zia, indaffarata in quel momento a imboccare l'ultima figlioletta. Finalmente Lia poté dedicarsi al nipote, che appariva stranamente turbato e in preda ad una forte emozione.

"Che ti succede ?" disse visibilmente sorpresa e quasi spaventata.
"Ho bisogno di parlarti subito, ma da sola" rispose lui sottovoce per non farsi sentire.
"D'accordo, usciamo in giardino. Deve esserti successo qualcosa di grosso, però" disse facendosi ansiosa. Egli raccontò brevemente i fatti. Lia si rasserenò.

"Sì, è vero, sei il figlio di un legionario romano" fece con calma, come a sdrammatizzare la faccenda. "Lo sappiamo soltanto io, tuo padre Isacco e i tuoi nonni. Nessun altro è a conoscenza del fatto. E nessun altro deve saperlo per il bene tuo e delle nostre famiglie. Appena avremo un po' di tempo a disposizione, magari domani, ti racconterò per filo e per segno come si sono svolti i fatti. Per ora ti basti sapere che tua madre è stata violata da un centurione che aveva catturato, nella nostra casa, uno zelota assassino di nome Simone".

L'indomani arrivò puntuale all'appuntamento con la zia e così venne a sapere, fin nei minimi particolari, tutto quanto aveva determinato la sua nascita. Fu molto colpito dal comportamento avuto da Isacco in quella circostanza nei confronti di sua madre Giuditta e lo trovò meraviglioso.

Aveva sempre provato un grande affetto e una profondissima stima per quello che lui aveva ritenuto suo padre, ma ora l'ammirazione nei suoi confronti crebbe ancora di più e provò un vago rimorso per non averlo sempre contraccambiato con l'amore che si era meritato. Anche sua madre ora gli appariva sotto un profilo diverso. Aveva da tempo avvertito che c'era qualcosa d'indefinito che ostacolava tra loro un legame profondo. Un qualcosa che non esisteva tra lui e Lia e che rendeva così facile e spontaneo l'affetto reciproco.

Ora aveva scoperto il motivo nascosto che aveva impedito a sua madre di amarlo come un vero figlio e che la faceva sentire, talvolta, lontana da lui, quasi inaccessibile: quella maternità imposta, non voluta, e sentita come una colpa. Povera madre, pensò con un nodo alla gola, quanto doveva aver sofferto per la sua inopinata venuta al mondo! Anche se lui non n'era colpevole per niente

Per alcuni giorni Davide restò come annichilito da quanto aveva scoperto. Avvertiva che la sua vita da quel momento non sarebbe stata più quella di prima, che doveva ristrutturare i suoi pensieri e i suoi legami affettivi in seno alla famiglia, per dare loro un senso nuovo. Ciò lo rese assente durante il lavoro e lo portò ad isolarsi ancor di più nella campagna, alla ricerca di solitudine per riflettere e chiarire.

Isacco non aveva dato molto peso alla cosa: Davide era spesso assorto in se stesso e ciò faceva parte del suo carattere. Giuditta, invece, intuiva che il figlio stava attraversando un momento di crisi e avrebbe voluto essergli vicina, ma non sapeva come. Quel che tutti notarono quasi subito fu una decisa trasformazione nel suo comportamento: si fece più dolce, più affettuoso, più disponibile. Con la madre cominciò ad usare forme d'attenzione particolari, a trattarla con tenerezza e ad aiutarla anche nelle piccole faccende domestiche come volesse alleviarle la fatica.

Coi fratelli era più gentile, specie con Joses, e sempre disposto a soddisfare i loro desideri. Con Giacomo, che voleva sempre essergli in braccio e farsi coccolare da lui, diventò ancora più affettuoso e giocherellone. Anche fuori casa aveva assunto un atteggiamento diverso e la gente, che sempre lo aveva considerato con gran simpatia per la mitezza del suo carattere, ora lo trovava ancor più attraente, delicato e amabile.

L'unica persona a capire pienamente i cambiamenti che si stavano verificando in lui era Lia, che, a differenza della sorella, era diventata la depositaria di tutti i segreti del giovane nipote e ne coglieva i turbamenti e le aspirazioni.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)