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venerdì 28 maggio 2010

La manovra colpirà i soliti noti.

La stangata, cioè la manovra lacrime e sangue, è in arrivo, ma non risolverà un bel niente perché non inciderà sugli abnormi sprechi del nostro Stato colabrodo. Si limiterà a tagliare una bella fetta dei nostri, sempre più miseri, servizi sociali e inasprirà le tasse che gli enti locali saranno costretti ad imporci.

Era un'occasione d'oro per rimettere finalmente ordine nelle sgangherate finanze dello Stato: cancellare le province (come previsto dal programma di governo) che ci costano 17 miliardi l'anno; accorpare migliaia di piccoli comuni che incrementano una burocrazia pletorica e inutile; dimezzare le spese della casta, diminuendo il numero di ministri e sottosegretari, ridimensionando gli stipendi sibaritici dei parlamentari e tagliando i 6 miliardi di spesa per la auto blu; dare finalmente un giro di vite all'enorme evasione fiscale, e, infine, porre un argine al fiume miliardario di soldi che confluisce nelle casse di Santa Romana Chiesa sia sotto forma di finanziamenti diretti (otto per mille e stanziamenti a diversi titoli da parte di Stato, Regioni, Province e Comuni), che sotto forma di privilegi fiscali di cui l'esenzione dall'ICI.

Di tutto questo nemmeno l'ombra. I sacrifici li faranno i soliti noti, quelli che percepiscono uno stipendio o una pensione e che possono quindi essere spremuti fino in fondo. Gli altri se ne faranno un baffo. I recentissimi scandali sulla “cricca degli appalti” hanno messo in evidenza lo sterminato patrimonio immobiliare posseduto dalla Vaticano SpA a Roma.

In realtà la Chiesa è la massima potenza economica d'Italia se teniamo conto che tutte le parrocchie possiedono un gran numero di appartamenti che, affittati a prezzi di mercato (mentre i comuni i loro appartamenti li affittano a prezzi sociali) fruttano cospicue entrate.

Molti edifici di proprietà ecclesiastica, adibiti a lucrose attività commerciali (alberghi, cinema, teatri, campi di calcio, piscine, scuole private, ecc), col trucco di inserire in loro una cappella, un altarino o anche una semplice foto di santo o madonna con lumino acceso, vengono trasformati, ipso facto, in luogo "non esclusivamente destinato al lucro", e quindi non tassabile. Tutti lo sanno ma la piovra d'oltre Tevere non si può toccare perché foraggera di voti.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)