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lunedì 24 maggio 2010

Costruito il primo organismo artificiale: il Mycoplasma laboratorium.

Craig Venter, il controverso scienziato americano che da vent'anni lavora smontando e rimontando i "mattoni" del Dna, è riuscito a creare la prima cellula artificiale, controllata da un Dna sintetico e in grado di dividersi e moltiplicarsi proprio come qualsiasi altra cellula vivente. Si tratta di un traguardo fondamentale dell'ingegneria genetica, non solo per i possibili risvolti applicativi, ma anche perché segna la tappa iniziale dell'era post-genomica.

Di fatto Venter ha creato qualcosa che prima non c'era, ha inserito un genoma artificiale costruito con una macchina in laboratorio in un batterio svuotato del suo Dna e ha costruito una nuova forma di vita che funziona e si riproduce. La cellula così creata, infatti, prima non esisteva.
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Da questa prima singola cellula artificiale si sono sviluppate colonie di cellule di un blu intenso, la tinta scelta da Venter, che aveva arricchito il Dna con un gene per la sintesi di un pigmento di quel colore. Questa svolta epocale nella ricerca potrebbe avere delle ricadute enormi in molti campi e apportare grandi vantaggi in futuro al servizio dell'umanità.

Se oggi è stato inserito solo un gene capace di colorare le cellule di blu, domani si potrebbero inserire frammenti di Dna che permettono al batterio di mangiare il petrolio in mare, di catturare anidride carbonica dall'aria, riducendo l'effetto serra, di rendere più efficiente la produzione di biocarburanti, ma soprattutto di produrre vaccini e medicinali. E questo sarebbe solo l'inizio. Tutto ciò non avrà risvolti immediati ma in un futuro abbastanza prossimo.

Naturalmente, di fronte ad un evento così eclatante si sono sviluppati subito timori e quesiti di natura materiale ed etica che susciteranno numerosi e accesi dibattiti. La Chiesa ha già messo le mani avanti.

L'Osservatore Romano titola: "Un ottimo motore, ma non è la vita". Come a dire che Craig Venter non si è sostituito a dio, non ha creato il batterio dal nulla, e che la creazione di qualsiasi cosa è comunque un copy-right che appartiene solo a dio. Naturalmente al mitico vasaio biblico che ha impastato la statuina di Adamo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)