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giovedì 14 gennaio 2010

L'ascetismo cristiano e il degrado igienico (Perle di “nequizie ecclesiali”)

Narrano i Vangeli che Gesù e gli apostoli erano molto criticati dai farisei perché non praticavano il digiuno ed erano sempre ben disposti a banchettare allegramente. Per molti pedissequi osservanti della legge mosaica, passavano addirittura per gaudenti.

Ma Paolo di Tarso, il San Paolo della Chiesa, il vero inventore del cristianesimo, era di tutt'altra pasta e predicava una forma aberrante e psicotica di penitenza per cui i cristiani dalle origini, fino al tardo medioevo, furono vittime di perversioni penitenziali che determinarono una forma disumana e mostruosa di rinuncia alle gioie della vita e ai sani istinti del corpo.

L’odio di Paolo per il corpo, inteso come sede del peccato, implicava che il mondo andava inteso come una valle di lacrime e la vita terrena un “letamaio”.Il corpo, «consideralo un immondezzaio, qualcosa che ti fa schifo al solo pensarci» secondo Giovanni d’Avila, dottore e santo della Chiesa, era così maltrattato che la maggior parte dei cristiani lo trascurava completamente, lasciandolo denutrito, sporco e irsuto.

Si doveva sempre vivere nel lutto e nella penitenza, vestiti di stracci e coi capelli incolti. Ciò comportò un decadimento assoluto nel metodo di vita di tutte le classi sociali, soprattutto sotto l'aspetto dell'igiene personale che al tempo dei romani antichi, che tenevano in gran conto la pulizia come foriera di salute fisica e psichica (mens sana in corpore sano) aveva invece raggiunto altissimi livelli.

Dalle cronache del tempo sappiamo che allora tutti si lavavano poco e che molti erano inavvicinabili per il fetore che emanavano. Non solo il popolino, ma anche i grandi ecclesiastici e i nobili, non si lavavano mai per non dover toccare le loro parti intime, da loro dette le “pudenda”, durante il bagno, e cadere in tentazione.

San Francesco addirittura considerava come fratelli i pidocchi, compiacendosi di averne in grande abbondanza e Santa Caterina da Siena insegnava che i lavamenti del corpo non erano propri della sposa di Cristo (il quale, durante gli amplessi mistici, si doveva forse turare il naso). Naturalmente usavano anche poco forbici e rasoi per cui avevano l'aspetto dei nostri barboni. Tanto erano stati puliti e curati i pagani antichi, altrettanto erano diventati sporchi e irsuti i cristiani di quel periodo.

Le monumentali e splendide terme romane rivestite di preziosi marmi policromi, autentiche meraviglie architettoniche, che al tempo dei Cesari erano gli edifici più frequentati e il centro mondano della città, sotto il dominio papale furono additate come diabolici luoghi di perdizione e prima abbandonate e poi saccheggiate e depredate dei loro preziosi marmi per costruire chiese e palazzi papali.Oggi di loro, e di moltissimi altri antichi monumenti di Roma come il Colosseo, rimangono soltanto i nudi scheletri.

Il decadimento dell'igiene corporale sotto il cristianesimo, attuato come strumento di repressione della sessualità, spacciata come il più orribile dei vizî e demonizzata come perversione satanica si stratificò per oltre un millennio e plagiò milioni di cristiani.

Uno di questi, Luigi Gonzaga, che considerava il culmine della santità non toccare e non guardare mai il proprio pene, nemmeno durante la minzione (come avrà fatto poi!), anziché odorare come un giglio, come ce lo raffigurano le icone a lui dedicate, forse puzzava come un caprone.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)