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giovedì 28 gennaio 2010

Una sentenza pro “eutanasia”

Ha suscitato enorme scalpore in Inghilterra la sentenza che ha assolto in questi giorni Kay Gilderdale, una ex infermiera cinquantacinquenne di Stonegate, East Sussex, dall'accusa di avere aiutato la figlia Lynn, affetta da un male incurabile e sottoposta a continue e atroci sofferenze, a togliersi la vita. Questa decisione senza precedenti ha sorpreso tutti per tre ordini di considerazioni.

Primo, l'assoluzione è stata data con formula piena e all'unanimità. Secondo, è stata lungamente applaudita del pubblico e accolta favorevolmente dalla maggioranza dell'opinione publica, Terzo, il giudice ha apertamente rimproverato in aula la pubblica accusa, sostenendo che la donna non avrebbe dovuto mai essere processata: "Cosa ci fa questa imputata in tribunale?” ha dichiarato scandalizzato.

È opinione diffusa che questa sentenza potrà modificare la legge sul suicidio assistito finora osteggiata in Inghilterra ma già accettata dal alcuni Paesi europei molto sensibili ai diritti individuali come il Belgio e l'Olanda. Si fa così strada in un altro Paese europeo l'esigenza di abbattere uno dei più pesanti retaggi dell'oppressione religiosa che impedisce all'uomo, invocando assurdi e cervellotici divieti divini, di disporre liberamente della propria salute, del proprio corpo e della propria vita come meglio gli aggrada.

E in Italia, roccaforte del massimo oscurantismo religioso, imposto dal Vaticano? Poche speranze di arrivare ad un così alto livello di libertà personale fintantoché saremmo governati da una classe politica che, per tornaconto elettorale, legifera per i cattolici e non per tutti i cittadini.

Il caso Englaro che ha visto cardinali e ministri accusare di assassinio un padre perché ha voluto por fine alla vita vegetativa della figlia, psichicamente morta, dopo 17 anni di ignominioso degrado fisico, ha mostrato all'opinione pubblica italiana quanto disumana e orribile sia la tracotanza religiosa nel nostro Paese e quanto abietta la sudditanza dei nostri politici. .

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)