Visualizzazioni totali

domenica 31 gennaio 2010

"Una cosa ci ha dimostrato la storia della scienza:che non arriviamo da nessuna parte
dando alla nostra ignoranza il nome di «Dio»."
Jerry Coyne, biologo

"L'enigma svelato" (Il lato oscuro della verità). Terza puntata

Nella casa l'attesa era febbrile. Cleofe camminava irrequieto avanti e indietro per la stanza. Ester, come in preda ad una specie di tic, continuava a stropicciarsi le mani e a portarle alla bocca; le due ragazze se ne stavano mute e assenti. Finalmente, dopo circa un' ora, che a loro era sembrata un'eternità, risuonarono nel giardino i passi di Isacco.

"Che il Signore ci benedica e ci consigli" disse amabilmente, entrando con piglio deciso. Si sedette, guardò con un cenno di sorriso i volti tesi e ansiosi di Cleofe e Ester e quelli, quasi spenti, delle due ragazze e, senza perdersi in convenevoli inutili, cominciò a parlare.

"Forse il Signore mi ha ispirato la soluzione giusta per porre rimedio a tutto" disse. E, di fronte alla sorpresa incredula che leggeva nei loro occhi, accennò ad un mesto sorriso.

"Ascoltatemi bene" continuò poi con calma. "Voi sapete che sei mesi fa ho dovuto, con mio profondo rammarico, ripudiare mia moglie Sara perché, in dieci anni di matrimonio, non era riuscita a darmi un figlio. Naturalmente, era nelle mie intenzioni risposarmi al più presto, e in paese sono nate alcune chiacchiere a questo proposito.

"Ma c'era qualcosa che mi faceva rinviare ogni volta la decisione, come se attendessi un evento che m'indicasse la soluzione più giusta. Ebbene, l'evento è accaduto, e così io chiedo formalmente a voi che Giuditta, la vostra diletta figlia, diventi mia sposa. So bene a cosa state pensando" continuò subito, come ad impedir loro di interromperlo, "che Giuditta potrebbe anche essere rimasta incinta. Questo non cambierà niente. Aggiungo dell'altro: non sposo Giuditta per pietà o per fare un'opera buona. No! Io da tempo la stavo osservando e la trovavo bella, pudica e riservata.

"Non osavo chiederla in moglie, però, a causa di una certa differenza di età. Ora, dopo quanto è accaduto, il coraggio mi è venuto e ho superato ogni perplessità. Sempre che ciò aggrada a voi e a Giuditta".

Un pianto, ma questa volta di gioia, fece subito sussultare Ester e le impedì di parlare, mentre Cleofe, anche lui con le lacrime agli occhi, tentava di baciare le mani all'amico, che le ritraeva con forza.
L'atmosfera mutò. Le lacrime sparirono quasi subito e qualche timido sorriso cominciò ad apparire. Soltanto Giuditta continuava a rimanere assorta nei suoi pensieri, come chiusa in se stessa.

Isacco, dopo aver accettato con gioia l'invito di Cleofe di cenare con loro quella sera, spiegò che al momento non poteva intrattenersi più a lungo, ma che più tardi, durante la cena, in un clima certamente più sereno e disteso, avrebbe chiarito tutti i particolari delle nozze, che intendeva far celebrare il più presto possibile. Ma raccomandò, rivolgendosi a tutti, il silenzio più assoluto.

Prima di andarsene, si avvicinò a Giuditta, che mai aveva aperto bocca fino allora, ed era sempre rimasta seduta in disparte, la abbracciò quasi paternamente e le disse: "Su, non disperare mia diletta. Con l'aiuto del Signore, tutto andrà per il meglio e tu tornerai ad essere felice".

sabato 30 gennaio 2010

Sant'Agostino

Vanno in onda su Raiuno domenica 31 gennaio e lunedì 1 febbraio due puntate che raccontano la vita e le opere di Sant'Agostino. Per l'occasione, come antidoto a tutte le falsità che verranno propinate dalla Rai su questo obbrobrioso santo, pubblico il presente post cui ne seguirà un altro lunedì prossimo.

Agostino d'Ippona (Tagaste 354 – Ippona 430)
Padre, Dottore e santo della Chiesa cattolica, è ritenuto in ambienti ecclesiastici «il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto».

In realtà, secondo la mia modesta opinione che cercherò di spiegare in poche parole, fu l'inventore di alcune delle più assurde verità del cristianesimo nonché l'ideologo degli innumerevoli crimini, perpetrati dalla Chiesa, che determinarono il martirio e la morte di milioni di uomini innocenti.

Influenzato da Tertulliano, altro dottore della Chiesa, riscoprì il peccato originale, ignorato sia da Gesù, sia dagli apostoli, e lo impose come dogma fondamentale del cristianesimo. La favoletta sumerica del morso di Eva alla mela fatale, autentica idiozia infantile, fu creduta ciecamente da questo “genio assoluto dell'umanità” e gli fece scrivere delle assolute bestialità. Secondo lui l’antica colpa primigenia aveva trasformato l’intera umanità in una «massa dannata», e conseguentemente tutti gli uomini, morti senza battesimo, «insudiciati» dal peccato di Eva, erano destinati all'inferno. Anche i neonati, se non battezzati, subivano la stessa sorte.

L'assurda teoria che piccolissimi lattanti fossero gettati nel fuoco eterno, fu ritenuta valida dalla Chiesa e fece nascere l'esigenza di amministrare il battesimo subito dopo la nascita e perfino al feto, non ancora nato, se c’era minaccia d’aborto. Esigenza mantenuta anche quando la Chiesa, riconoscendo la mostruosità dell'inferno per i neonati morti senza battesimo, inventò per loro il limbo, rimasto in vigore fino ai nostri giorni e oggi gettato alle ortiche da papa Ratzinger che ne ha ammesso la palese assurdità. Ogni tanto anche nella Chiesa affiora qualche briciola di resipiscenza.

Invasato da spirito tutt'altro che evangelico sancì giusta la schiavitù fondata sulla naturale ineguaglianza degli uomini (Agostino, Ennarationes in psalmos 124,7), legittimò le persecuzioni contro i non cristiani e la distruzione delle sinagoghe e dei templi pagani (Lettera 185 del 414) e, nei riguardi degli eretici, ricorrendo ad ogni tipo di sofisma, sostenne il diritto all’uso della violenza nei loro confronti mediante punizioni pecuniarie, sequestro dei beni, esilio e condanna a morte.

Ebbe la spudoratezza di presentare queste punizioni come opera di misericordia (Agostino, Epistola 93,2-5), affermando: “... v’è una persecuzione ingiusta inflitta dagli empi alla Chiesa di Cristo e v’è una persecuzione giusta inflitta agli empi dalla Chiesa di Cristo (Lettera 185 del 414 2, 11)”. Naturalmente, gli empi erano gli eretici, i pagani, gli ebrei e chiunque non volesse accettare la favola del cristianesimo.

Da lui inizia una linea di condotta che condurrà inesorabilmente alle crociate contro i musulmani, all'eccidio dei Catari e degli Albigesi, all’Inquisizione, al proselitismo coatto dell'America latina, alla caccia alle streghe e a tutti gli altri innumerevoli crimini perpetrati dalla Chiesa.

Gli anni oscuri di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 17

Della vita di Gesù, prima del battesimo per opera di Giovanni, non sappiamo nulla all’infuori del racconto di Luca che ce lo presenta a dodici anni nel Tempio a discutere coi dottori, meravigliati della sua saggezza. Ma Luca è il più mitologico degli evangelisti, infatti gli altri tre ignorano completamente quell’episodio.

Gesù crebbe tra contadini e pescatori, e, stando ai Vangeli, esercitò il mestiere del carpentiere. Era allora consuetudine per tutti, anche per i dottori della Legge, esercitare una professione o un lavoro manuale. Paolo, ad esempio, faceva il costruttore di tende per l’esercito romano.

Tutti i fanciulli ebrei imparavano a conoscere nelle sinagoghe i testi sacri, ma solo i pochi che frequentavano scuole di tipo teologico diventavano dottori o scribi. Costoro erano tenuti in gran considerazione dalla gente comune. Gesù non fu mai un dottore e i suoi concittadini erano molto stupiti dei suoi discorsi, sapendo che non aveva frequentato scuole speciali, e si chiedevano perplessi: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data?” (Marco 6,2).

Infatti, Gesù appare sempre istruito in maniera compiuta quando parla e sembra possedere una conoscenza completa della Legge sì da poterla interpretare in modo originale e sapiente e di essere in grado di discutere apertamente nel Tempio, alla pari, con scribi e farisei.

Come spiegare il fatto che Gesù ci appare così preparato nella cultura religiosa del suo tempo? Una possibile risposta a questa domanda possiamo darla ammettendo che egli abbia trascorso un periodo, più o meno lungo, presso gli esseni di Qumran e che la sua attività pubblica abbia avuto inizio dopo l'incontro col Battista, che era sicuramente un esseno. L'evangelista Giovanni scrive che Gesù, due giorni dopo il suo battesimo, partì per la Galilea, dove fece il suo primo miracolo trasformando l'acqua in vino, durante le nozze di Cana (Giovanni 2,1-10).

Matteo (4,1-11), in accordo con gli altri due Sinottici, dice invece che Gesù, ricevuto il battesimo, si ritirò per quaranta giorni nel deserto di Giuda, esattamente dove vivevano gli esseni, e lì fu sottoposto alle tentazioni di Satana. Il numero quaranta è molto usato nei testi biblici e ha sempre un significato simbolico in quanto annuncia un cambiamento radicale dopo una lunga prova. È chiaro che la permanenza di Gesù nel deserto, dato il simbolismo del numero quaranta, si protrasse per un periodo molto più lungo.

Le tentazioni di Satana, cui fu sottoposto, potrebbero alludere all'iniziazione ascetica che egli ricevette nella comunità essena che si concludeva con una cerimonia battesimale nella quale il nuovo addetto doveva, con solenni giuramenti di rottura, rinunciare all'Angelo delle Tenebre (Satana) e abbracciare l'Angelo della Luce.

venerdì 29 gennaio 2010

Possibile la vita in altri pianeti oltre la Terra?

La Pontificia Accademia delle Scienze e la Specola Vaticana al termine di severi studi di astrobiologia da parte di fisici, chimici, astronomi, biologi, geologi e filosofi è arrivata alla conclusione che esistono condizioni di vita anche su altre migliaia di pianeti.

Un certo Giordano Bruno, che nel 16000 credeva all’esistenza di infiniti mondi e fu per questo messo al rogo nella Roma papale, dovrebbe essere ora almeno riabilitato. Ma ciò non avverrà di certo perché la Chiesa non sbaglia mai. Ora, però, che è finalmente arrivata ad ammette la possibile esistenza degli omini verdi, magari più intelligenti di noi, come la mettiamo con la “salvazione” strettamente limitata alla specie umana?

Cristo si è sacrificato anche per salvare gli omini verdi o questi devono aspettare che una altro figlio di dio compia la loro salvazione? Non è da escludere, però, che i nostri fratelli alieni, come oggi li considera la Chiesa, non abbiano affatto bisogno di redenzione perché magari il loro Adamo non è stato così sciocco da mangiare la mela sbagliata. O lo sbaglio del nostro progenitore ha infettato l'universo intero?

Dilemma spaventoso per la nostra religione antropocentrica e terrocentrica! Immaginate quanti nuovi quesiti teologici di immensa portata dovrà sbrogliare la Chiesa se verrà dimostrata con certezza la presenza di altre forme di vita nell'universo, quante contorsioni metafisiche per salvare la salvezza di tutti, quante encicliche papali al riguardo. E il povero Giordano Bruno? Almeno lo facessero santo.

I fratelli di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 16

Ecco altre importanti testimonianze sui fratelli di Gesù. "Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano»" (Marco 3,31-32).

"Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?" (Mattteo 13,55).
"Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui" (Atti 1,14).

"Solo tre anni dopo andai a Gerusalemme per conoscere Pietro e non vidi nessuno degli altri apostoli, ad eccezione di Giacomo, il fratello del Signore..." (Paolo in Galati 1,18-19).

Poi abbiamo la testimonianza di Eusebio di Cesarea, uno dei più autorevoli Padri della Chiesa: "In quel tempo visse Giacomo, detto fratello del Signore, poiché anch'egli era chiamato figlio di Giuseppe, e Giuseppe era padre del Cristo" (Eugenio di Cesarea, Storia ecclesiastica II,1-2, Rusconi, Milano 1979) "Della famiglia del Signore restavano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello di lui (Gesù) secondo la carne, i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di David. L'evocatus li condusse davanti a Domiziano Cesare (figlio di Vespasiano, imperatore dal 81 al 96 d. C.) poiché, come Erode, anch'egli temeva la venuta del Messia." (Ibidem III, 20).

Queste testimonianze di Eusebio di Cesarea ci forniscono quattro informazioni importantissime. Con la prima " e Giuseppe era padre del Cristo", egli non mostra di conoscere l'Annunciazione, riportata nei Vangeli di Matteo e di Luca, perché non era ancora stata inventata e inserita in essi al suo tempo. Con la seconda, che Giuda era fratello carnale di Gesù e quindi Gesù aveva i fratelli decritti nei Vangeli. Con la terza, che costoro e i loro discendenti, dopo la morte di Gesù, continuarono a perseguire la medesima causa dinastica, per la quale furono perseguitati dai romani. Infine, con la quarta, che se Gesù aveva dei fratelli carnali, Maria non era affatto vergine.

A questo punto torna utile ribadire che nei testi greci, sopra citati, il termine usato è "adelfos", che inequivocabilmente significa "fratello carnale" e non cugino.

giovedì 28 gennaio 2010

Una sentenza pro “eutanasia”

Ha suscitato enorme scalpore in Inghilterra la sentenza che ha assolto in questi giorni Kay Gilderdale, una ex infermiera cinquantacinquenne di Stonegate, East Sussex, dall'accusa di avere aiutato la figlia Lynn, affetta da un male incurabile e sottoposta a continue e atroci sofferenze, a togliersi la vita. Questa decisione senza precedenti ha sorpreso tutti per tre ordini di considerazioni.

Primo, l'assoluzione è stata data con formula piena e all'unanimità. Secondo, è stata lungamente applaudita del pubblico e accolta favorevolmente dalla maggioranza dell'opinione publica, Terzo, il giudice ha apertamente rimproverato in aula la pubblica accusa, sostenendo che la donna non avrebbe dovuto mai essere processata: "Cosa ci fa questa imputata in tribunale?” ha dichiarato scandalizzato.

È opinione diffusa che questa sentenza potrà modificare la legge sul suicidio assistito finora osteggiata in Inghilterra ma già accettata dal alcuni Paesi europei molto sensibili ai diritti individuali come il Belgio e l'Olanda. Si fa così strada in un altro Paese europeo l'esigenza di abbattere uno dei più pesanti retaggi dell'oppressione religiosa che impedisce all'uomo, invocando assurdi e cervellotici divieti divini, di disporre liberamente della propria salute, del proprio corpo e della propria vita come meglio gli aggrada.

E in Italia, roccaforte del massimo oscurantismo religioso, imposto dal Vaticano? Poche speranze di arrivare ad un così alto livello di libertà personale fintantoché saremmo governati da una classe politica che, per tornaconto elettorale, legifera per i cattolici e non per tutti i cittadini.

Il caso Englaro che ha visto cardinali e ministri accusare di assassinio un padre perché ha voluto por fine alla vita vegetativa della figlia, psichicamente morta, dopo 17 anni di ignominioso degrado fisico, ha mostrato all'opinione pubblica italiana quanto disumana e orribile sia la tracotanza religiosa nel nostro Paese e quanto abietta la sudditanza dei nostri politici. .

La famiglia di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 15

A conclusione del capitolo sulla nascita di Gesù parliamo brevemente della sua famiglia, come possiamo ricostruirla dai Vangeli. Secondo il costume della Palestina di quel tempo, questa era piuttosto numerosa. Oltre a Gesù, il primogenito, c'erano altri quattro fratelli: Giacomo, Giuda, Giuseppe e Simone, e alcune sorelle delle quali una, di nome Maria come la madre, seguì costantemente il fratello durante la sua attività pubblica.

La documentazione di quanto affermato è ricavata dai Vangeli, dai Padri della Chiesa e da fonti storiche. Vediamo le testimonianze tratte dai testi canonici che parlano di Gesù e della sua famiglia.
Scrive Luca: "Diede (Maria) alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo" (Luca 2,6-7).

Se Gesù era il primogenito, significa che dopo di lui nacquero altri fratelli.
Matteo conferma le parole di Luca e va oltre ammettendo implicitamente i rapporti coniugali tra Maria e Giuseppe: "E (Giuseppe) non la conobbe (non ebbe rapporti coniugali con Maria) finché ella non ebbe partorito il suo figlio primogenito, e gli dette nome Gesù" (Matteo l,25). Questo però lo leggiamo nel testo antico, che in latino suona così: "Et non cognoscebat eam donec peperit filium suum primogenitum: et vocavit nomen eius Iesum" (Novum Testamentum Graece et Latine, Ist. Bibl. Pont., Roma 1933, Secundum Matthaeum).

Ma questo versetto, ipocritamente, viene tradotto dalla CEI, Ed. Paoline (CEI, Ed. Paoline, Roma, 1982), così: "...la quale (Maria), senza che egli (Giuseppe) la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù", cancellando due parole fondamentali: "finché" e "primogenito" e con ciò travisando pienamente il contesto. Anche il Nuovo Testamento interlineare greco-italiano pubblicato nel sito Internet "La Parola" di emanazione cattolica (www.laparola.net), omette vistosamente i due termini “finché” e "primogenito”

E' chiaro che questi stravolgimenti nella traduzione non sono di poco conto perché per mezzo di essi si afferma, arbitrariamente, che Giuseppe non ebbe mai rapporti coniugali con Maria (e non semplicemente finché ella non ebbe partorito Gesù), e inoltre che il termine "primogenito" era del tutto superfluo, dal momento che, di sicuro, per la CEI, non esistevano altri figli. (Prima parte)

mercoledì 27 gennaio 2010

Le direttive del Governo Ombra della Cei

Nella periodica riunione del Governo Ombra dei Vescovi il generale-cardinale Bagnasco, capo della Cei, ha impartito le sue direttive alla nostra classe politica, che senz'altro, prona e appecorata, le applicherà senza discutere.

Chiede infatti al Parlamento, al Ministro della sanità e alle Regioni, nel nome di quella laicità positiva che piace tanto a papa Ratzinger (sic), che venga ostacolata in Italia, quanto è più possibile, la diffusione della pillola abortiva ru486, nonostante il via libera dell'Aifa (l'Agenzia italiana del farmaco) e il colpevole ritardo, rispetto alla civile e laica Europa, dovuto al potere dell'oscurantismo clericale e alla sua influenza negativa sui politici italiani

Questa pillola consente un aborto farmacologico anziché un cruento intervento chirurgico, e permette quindi alla donna di interrompere una gravidanza indesiderata in modo indolore e meno traumatico. Ciò non piace minimamente alla Chiesa. Se l’aborto è un gravissimo peccato va almeno pagato, e la sofferenza fisica sembra il prezzo più appropriato. Alla Chiesa non interessa il benessere fisico dei suoi fedeli e nemmeno evitare sofferenze inutili ma soltanto la cieca obbedienza ai suoi principi antiumani piovuti dall'alto.

Poi Bagnasco, sempre in nome della sua laicità, ha invitato il Parlamento ad approvare, senza indugi, la Legge sulla Tortura Obbligatoria di fine vita per costringere ogni malato terminale a soffrire nel più ignominioso degrado fisico e psichico con tubi, sonde e tubicini infilati dappertutto. Questo è il volere di dio, ha detto, e vale anche per chi è consapevole che dio è una favola per gli allocchi.

Infine, il generale-cardinale, ha ribadito l'ennesimo divieto al riconoscimento delle famiglie di fatto di qualsiasi tipo, comprese quelle composte da un maschio e una femmina.

Chiaramente i nostri politici (quasi sempre miscredenti ma ipocritamente devoti al Vaticano per garantirsi l'elezione), prendendo a pretesto la loro coscienza (ignobilmente ipocrita), non chiedono di meglio che obbedire.

Ma oggi Nazareth esiste realmente (“L'invenzione del cristianesimo”) 14

Qualcuno potrebbe obiettare, però, che oggi il villaggio di Nazareth esiste ed è meta di continui pellegrinaggi. Ad una attenta analisi archeologica, storica, letteraria e geografica, niente ci fa ritenere che esso corrisponda a quello descritto dai Vangeli ma che, al contrario, fu inventato, forse nel IX secolo, e codificato durante le Crociate per gli ingenui pellegrini cristiani (che ancora oggi vi possono ammirare la fucina di Giuseppe).

Se noi lo confrontiamo con quello in cui, secondo i Vangeli, visse Gesù, scopriamo che non ha nessuna corrispondenza.
Vediamo cosa scrive Luca: “ (Gesù) Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere...allora cominciò a dire: «oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi»...all’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio” (Luca 4,16-30). Di che monte e precipizio si trattava, visto che l'attuale Nazareth di essi non presenta alcuna traccia?

Scrive Marco: “ Salì (Gesù) poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui [...] Entrò in una casa e si radunò di nuovo intorno a lui molta folla [...] allora i suoi (familiari), sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «è fuori di sé» (Marco 3,20-21) …e di nuovo si mise ad insegnare lungo il mare” (Marco 4,1).

È evidente che qui ci troviamo nella sua città natale perché i suoi parenti, preoccupati del suo comportamento anomalo, cercano di dissuaderlo. Ma qui c’è un monte con uno spaventoso precipizio, che nella Nazareth attuale come abbiamo già detto, non c’è, e c’è un mare vicino (cioè il lago di Tiberiade) che invece dista decine di miglia.

La descrizione di questo luogo calza perfettamente invece con la città di Gamala, scoperta dagli Israeliani in occasione della cosiddetta Guerra dei Sei Giorni nel 1967, che corrisponde a quella descritta da Giuseppe Flavio, nella quale troviamo il monte, il precipizio e il mare poco lontano. “..(Gamala) si affacciava a mezzogiorno, e la sua sommità meridionale, elevandosi a smisurata altezza, formava la rocca della città, sotto cui un dirupo privo di mura piombava in un profondissimo burrone” (Giuseppe Flavio, La Guerra Giudaica Mondatori, Milano 1982).

Concludendo, la Nazareth attuale non presentando testimonianze archeologiche di nessun tipo, così frequenti invece in tutti gli altri siti antichi vicini ad essa (basti citare Sefforis e Iotapata, a pochi passi da Nazareth), priva inoltre di riferimenti storici e letterari del tempo e per di più con una configurazione geografica totalmente diversa da quella descritta dai Vangeli, sicuramente al tempo di Gesù non esisteva proprio e sarebbe stata creata successivamente dai pellegrini cristiani.

Eliminando Gamala, per far posto a Nazareth, i Vangeli paolini hanno tolto ogni riferimento tra Gesù e la città infame che era divenuta il simbolo della ribellione politica della Palestina, hanno sostituito il significato settario del titolo Nozri (ebraico), Nazorai (aramaico), Nazoraios (greco) con quello inventato di nazareno; hanno trasformato l'aggettivo Galileo, che indicava una militanza rivoluzionaria ed era sinonimo di ribelle e brigante, in un semplice appellativo geografico.

martedì 26 gennaio 2010

I cerchiobottisti

Il 12 agosto 1956 una giovane coppia di Prato si unì civilmente in matrimonio. Lo stesso giorno il vescovo della città, Pietro Fiordelli, indirizzò al parroco della loro parrocchia una lettera da leggere in chiesa davanti ai fedeli, nella quale si dichiarava che il matrimonio civile dei due battezzati era un gravissimo peccato e un aperto e sprezzante ripudio della religione cristiana.

Pertanto i due sposi, alla luce della morale cristiana e delle leggi della Chiesa, dovevano essere classificati come pubblici concubini e, a norma dei canoni 855 e 2537 del Codice di Diritto Canonico, considerati a tutti gli effetti dei pubblici peccatori cui venivano negati i SS. Sacramenti e il funerale religioso. Messi al ludibrio della città, i due sposi querelarono il vescovo ma questi fu prosciolto in quanto i giudici gli riconobbero che aveva esercitato il suo dovere di buon pastore nei confronti di due battezzati.

Molta acqua è passata sotto i ponti da allora e al giorno d'oggi, che i matrimoni civili e le unioni di fatto stanno diventando la maggioranza, i vescovi non osano più lanciare simili intimidiazioni ma continuano a considerare ancora valida quella specie di scomunica nei confronti degli sposati civilmente, dei divorziati e dei conviventi con la conseguente negazione dei sacramenti.

Perché ho ricordato un fatto del genere? Perché Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, si è appena sposata, in pompa magna ma con rito civile, confortata dalla presenza del capo del governo e di alcuni ministri. La qual cosa mi ha fatto molto piacere sotto tutti i punti di vista, ma mi ha riportato alla memoria quanto accadde alla giovane coppia di Prato nel 1956 e mi ha portato a fare alcune considerazioni.

Il ministro in questione, infatti, è da sempre un paladino acceso e combattivo in difesa del cattolicesimo. Sta facendo di tutto perché l'insegnamento della religione in Italia (Stato laico per Costituzione) diventi quasi obbligatorio. Il 24.04.09 all'assemblea degli insegnati di religione ha pomposamente dichiarato che “l’ora di religione ha una valenza educativa maggiore delle altre discipline”.
Evidentemente per lei insegnare come verità, delle favole assurde, vere circonvenzioni di minori, rappresenta il massimo dell'educazione.

Recentemente si è scagliata con durezza contro la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che ha detto «no» ai crocifissi nelle aule scolastiche italiane. Ha definito la Corte Europea, con sottile dileggio, “ ideologizzata”, semplicemente perché ha affermato il valore della laicità della scuola e dello Stato, quale garanzia primaria della parità dei diritti e della convivenza civile in una società multietnica e multiculturale come la nostra.

Ma nonostante questo acceso cattolicesimo a parole lo ha poi rinnegato nei fatti, incorrendo in quella specie di scomunica che colpisce chi si sposa con matrimonio civile.

È l'ipocrisia che contraddistingue la nostra casta politica bipartisan che ritengo ignobile. I nostri politici, infatti, per puro calcolo politico, assecondano le autorità ecclesiastiche gratificandole di ossequio servile, di privilegi di ogni genere e di vergognosi cedimenti nel campo dei diritti civili a danno degli italiani, per poi riservarsi il diritto di vivere, come meglio gli pare, infischiandosi della religione. E per la Chiesa tutto ciò non fa una piega.

È Gamala la città natale di Gesù? (“L'invenzione del cristianesimo”) 13

Perché allora gli evangelisti, o quelli che hanno manipolato i Vangeli, hanno inventato la città di Nazareth ? La risposta è semplice: per spoliticizzare la storia, per eliminare cioè col meccanismo di censura ogni riferimento di tipo messianico-escatologico a Gesù, coinvolto nella lotta rivoluzionaria antiromana, e per nascondere la sua vera città d’origine che probabilmente era Gamala o Gamla, molto legata al messianismo javista.

In quella città aveva avuto origine il movimento zelota per opera di due falsi Messia: Ezechia e suo figlio Giuda il Galileo. Il primo giustiziato da Erode e il secondo, nel 7 d.C., dai romani, al comando di Quintilio Varo, assieme ai suoi duemila seguaci. Benché la setta fosse originaria di Gamala nel Golan, i suoi seguaci venivano definiti "Galilei", in quanto il loro teatro di operazioni era soprattutto la Galilea. Giuseppe Flavio nelle sue opere chiama i seguaci di Giuda, anche “sicarii”, perché uccidevano furtivamente con un pugnale nascosto (sica), e "zeloti“ (briganti) in quanto perturbatori dell’ordine.

In pratica, quello zelota era un movimento clandestino di resistenza anti-romana e anti-collaborazionista. Quindi Gamala, patria di Giuda il Galileo, era la città più malfamata della Palestina, sinonimo di ribellione e brigantaggio, al punto che ai tempi di Gesù, “Galileo” significava ribelle, sovversivo (oggi diremmo: terrorista). Che Gamala fosse il quartier generale dei messianisti più irriducibili lo deduciamo anche dalla storia. Durante la prima guerra giudaica oppose a Vespasiano una resistenza disperata al punto da essere paragonata a Masada, distrutta nel 73. Fu infatti espugnata dal futuro imperatore dopo un lungo e duro assedio e i suoi difensori, piuttosto di arrendersi, si suicidarono in massa, proprio come quelli di Masada.

Il meccanismo di censura in questo caso ha origine nella predicazione di Paolo, che escludeva a priori che Gesù potesse essere uno zelota e tanto meno che fosse nato a Gamala e magari fosse collegato a Giuda il Galileo o imparentato con lui, come alcuni studiosi suppongono. Per Paolo e i suoi seguaci collegare Cristo a Gamala e a Giuda il Galileo avrebbe annullato ogni tentativo di far di lui il Salvatore universale.

Ad ulteriore riprova di questa sostituzione di significato ricordiamo che è esistito il Vangelo dei nazirei (fatto sparire dalla Chiesa) che non significava Vangelo dei cittadini di Nazareth ma dei cristiano-giudei che erano chiamati così. Concludendo: “Jesous o Nazoraios” significa “Gesù della setta dei nazirei” non Gesù di Nazareth o Gesù nazaretano

lunedì 25 gennaio 2010

La religione nemica dell'uomo

Nel mio ultimo libro "La “mala”religione" ho sostenuto che la religione, intesa in senso generale cioè riferita a tutte le religioni del mondo, oltre a rappresentare, come nel passato, il più duro ostacolo al progresso civile, democratico e culturale dell’uomo, si configura, nel presente, come una permanente minaccia alla pacifica convivenza tra i popoli, come causa prima di gran parte delle guerre che travagliano l'umanità e delle persecuzioni e degli olocausti che affliggono il nostro martoriato pianeta.
Ho inoltre evidenziato che la contrapposizione, sempre più radicale, tra il mondo musulmano e quello cristiano, può sfociare, in qualsiasi momento, in sanguinosi e crudeli conflitti.

Difatti è di questi giorni la notizia che in Nigeria sono scoppiati violenti scontri tra cristiani e musulmani a causa della costruzione di una moschea nel quartiere, a maggioranza cristiana, di Nassarawa Gwom, nella città di Jos. Già le vittime, soprattutto musulmane, sono oltre cinquecento ma gli scontri, secondo fonti del posto, sono tuttora in corso nonostante l'esercito nigeriano, intervenuto in forze, stia cercando di portare la situazione sotto controllo.

Non è la prima volta che in Nigeria, che ha una popolazione, di circa 150 milioni di persone, suddivisa equamente tra cristiani (concentrati nel sud) e musulmani (al nord) avvengono fatti del genere. Nel novembre del 2008 la città di Jos, dove cristiani e musulmani vivono fianco a fianco, fu teatro di altri scontri tra musulmani e cristiani che provocarono diverse centinaia di morti. In questo martoriato Paese si profila quindi un futuro molto drammatico perché ormai il dissidio tra le due comunità religiose si fa sempre più aspro.

E pensare che il cristianesimo e l'islam predicano entrambi l'amore del prossimo, ma intanto si massacrano a vicenda nel nome del loro dio eufemisticamente chiamato buono e misericordioso.
È la religione, quindi, la vera nemica dell'uomo.

Nazareth! Una bufala? (“L'invenzione del cristianesimo”) 12

Per quanto riguarda la città di Nazareth, anche qui le sorprese non mancano. Gesù di Nazareth o Gesù nazareno o il nazareno sono appellativi familiari ad ogni cristiano. Il significato di queste espressioni è evidente a tutti: Gesù di Nazareth significa che Gesù è vissuto per gran parte della sua vita in quella località dell’alta Galilea che va sotto il nome di Nazareth. Chiaro? Chiarissimo.

Eppure ha tutta l'aria di essere una frottola. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che molti studiosi, anche cristiani e cattolici, hanno raggiunto la certezza che Nazareth ai tempi di Gesù non esistesse nemmeno.

Scrive M. Craveri nel suo libro “La vita di Gesù”: “El-Nasirah è un villaggio della Galilea, posto a circa quattrocento metri di altezza, nel quale la tradizione cristiana riconosce l’antica Nazareth, patria di Gesù. Secondo vari studiosi, tuttavia, Nazareth - meglio Natzrath o Notzereth - non è mai esistita e l’appellativo Nazareno che accompagna il nome di Gesù negli scritti neotestamentari non indica affatto il suo paese di origine, ma è da ricollegare al vocabolo aramaico Nazirâ con cui a quei tempi erano chiamati coloro che avessero fatto voto, perenne o temporaneo, di castità e di astinenza, tenendo le chiome intonse per tutta la durata del voto.”(M. Craveri. La vita di Gesù, Feltrinelli. Milano, 1974.

A dimostrazione di ciò va detto che Giuseppe Flavio, storico ebreo di poco posteriore a Gesù, che nelle sue opere fece una pignola descrizione topografica della Galilea, regione da lui conosciuta palmo a palmo mentre era comandante delle truppe ebraiche stanziate nell'alta Palestina durante la guerra giudaica del 66-70, nominò di essa ogni singola cittadina, senza mai accennare all'esistenza di Nazareth.

Cerchiamo allora di capire come nasce l’aggettivo, apparentemente geografico, “nazareno”. Cominciamo dai Vangeli scritti originariamente in lingua greca. In essi l’aggettivo in questione è "nazoraios"  (Matteo 2,23; 26,71; Luca 18,37; Giovanni 18,5; 19,19), e "nazareno" (Marco 1,24; 1,47; 14,67; 16,6; Luca 4, 34; 24, 19), che non significa cittadino di Nazareth o nazaretano ma appartenente alla setta dei nazirei. Cioè di quelli, come dice Craveri, che avevano fatto voto di nazireato.

Questa istituzione nacque durante l’esodo dall’Egitto, che costrinse gli ebrei a peregrinare per decenni nel deserto. Il termine nazireo, derivato dalla radice ebraica N+Z+R, significava santità, purezza, voto a Dio. In pratica chi faceva voto di nazireato, doveva, per tutto il tempo per il quale si era votato al Signore, astenersi da ogni tipo di bevande alcoliche e non passare mai rasoio sul suo capo. (Vedi la Bibbia: Numeri 6,2-5).

Nel caso di Gesù il termine nazireo è stato mutato dagli evangelisti in nazareno, termine riferito alla presunta città di Nazareth, adducendo a pretesto l'adempimento delle profezie. “Perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: Sarà chiamato Nazareno” (Matteo 2,23). Ma nel Vecchio Testamento non esistono profezie che abbiano un qualsiasi riferimento a Nazareno ma soltanto il termine nazireo, titolo riferito al voto di cui abbiamo accennato sopra. Si tratta quindi di un titolo religioso o settario.

L'analisi linguistica ce lo conferma: il greco "Iesous o Nazoraios" deriva dall'ebraico "Jeoshua ha Nozrì" e dall'aramaico "Jeshu Nazorai", cioè dalla radice NZR, che non ha niente a che vedere con la radice NZRT della città di Nazareth che è tarda, perché affermatasi alcuni secoli dopo Cristo.

domenica 24 gennaio 2010

Né Giove né Geova, né Cristo né Allah. Tutti gli dei sono invenzioni degli uomini" (Giulio C. Vallocchia)

“L'enigma svelato” (Il lato oscuro della verità) . Seconda puntata.

Quando Ester varcò la porta di casa capì subito che era successo qualcosa di terribile. Giuditta era seduta sul letto in un mare di lacrime e la sorellina l'abbracciava piangendo a dirotto. Rimase impietrita e immobile ad osservare quella scena di disperazione, senza avere il coraggio di parlare. Finalmente si fece forza e domandò: "Ma per l'amor del cielo, cos'è accaduto?"

"I romani hanno catturato Simone lo zelota qui da noi" rispose Lia tra i singhiozzi.
"Oh mio Dio!" esclamò Ester, portando le mani alla bocca in un gesto disperato. "E adesso che ne sarà della nostra casa? La bruceranno di certo!"
"No" rispose ancora Lia. "La casa è salva ma per vendetta il centurione ha violato Giuditta".

Un urlo lancinante salì al cielo. "No, Signore no, non dovevi colpirci cosi duramente" gemette la madre, scarmigliandosi i capelli. "Che ne sarà adesso della mia diletta figlia! Chi la chiederà in sposa dopo che è stata profanata da un oppressore pagano! Vivrà come una ripudiata nel più completo disprezzo e nella più totale ignominia per una colpa non sua. Sarà peggio di una lebbrosa". E, disperata, si diede a piangere così forte che i suoi gemiti si sentivano fino all'esterno della casa.

Poco dopo arrivò Cleofe con l'asina. Dal giardino sentì i lamenti che provenivano dall'interno e si precipitò dentro sconvolto. Fu subito messo al corrente dell'accaduto. Piangendo, cominciò ad imprecare con violenza contro gli oppressori e a stento le donne riuscirono in qualche modo a calmarlo e a zittirlo.
Quando alla disperazione subentrò la rassegnazione e la situazione parve essersi calmata un po', Ester e Cleofe ragionarono a lungo sulle conseguenze della violenza patita da Giuditta e conclusero che il futuro della giovane si profilava terribile e senza speranza.

Si guardarono negli occhi e si chiesero: "E adesso, che facciamo?" Ester suggerì di recarsi dal rabbino, uomo saggio e pio, raccontargli tutto e chiedere il suo consiglio per evitare almeno a Giuditta il disprezzo della gente. Cleofe non poteva che convenire con la moglie, ma alla fine di quella tormentata conversazione ebbe come un ripensamento e disse: "Senz'altro il nostro rabbino è l'uomo più adatto per un consiglio e forse anche per un aiuto. Ma prima di recarci da lui, io vorrei consultare il mio migliore amico, Isacco il falegname. So, per esperienza, che è un uomo di grande saggezza e d'assoluta riservatezza".

E dal momento che Ester, convinta anche lei che Isacco fosse l'uomo più retto del villaggio, non aveva sollevato obiezioni, dopo un attimo di riflessione aggiunse: "Ho deciso, vado da lui; può darsi che sia ancora nella sua bottega. Voi, intanto, non aprite bocca con nessuno su quanto è accaduto e mangiate qualcosa. Quello che capita, tanto per tenervi in piedi". E partì subito, quasi di corsa.

Giunse nella bottega mentre Isacco stava per chiudere. Era quasi in ritardo per il pranzo ma accolse Cleofe con un caloroso abbraccio. Avvertì subito, però, che c'era qualcosa nell'aria. Sia l'ora inconsueta, sia l'espressione dell'amico, erano indicativi.
"Che ti succede, amico?" chiese preoccupato. "Cose terribili, mio buon Isacco", rispose Cleofe facendogli capire, con dei gesti, che si trattava di una situazione molto delicata. Egli intuì al volo e lo fece entrare per non dar nell'occhio ed essere lontano da orecchi indiscreti.

Quando furono a quattrocchi, Cleofe, con parole concitate, raccontò l'accaduto e poi si prese la testa tra le mani, affranto. Isacco rimase allibito e sconvolto. Seguirono attimi di silenzio pieni di tensione e d'angoscia.
"E adesso, che dobbiamo fare?", chiese alla fine Cleofe. "Che ne sarà di Giuditta?" E non riusciva a trattenere le lacrime.

Isacco rimase per un po' in silenzio, prima di rispondere. Sembrava cercare febbrilmente la soluzione ad un problema impossibile. Il suo sguardo era fisso, come incantato, ma nello stesso tempo tesissimo. Poi si fece calmo. Sembrava che qualcosa gli fosse piovuto nella mente. E finalmente parlò.

"Quel che è accaduto alla povera Giuditta è spaventoso" disse con calma. "Ma forse il Signore ci aiuterà a trovare la soluzione giusta. Adesso, purtroppo, ho un impegno con il mercante Ezechiele. Viene a trovarmi a casa a momenti, mio ospite a pranzo. Appena se ne sarà andato, verrò subito da voi. Intanto, vi raccomando, silenzio assoluto con tutti, anche col rabbino. Nessuno, dico nessuno, deve sapere dell'accaduto, dal momento che non ci sono stati testimoni. Ed ora va' ed abbi fiducia nel Signore" concluse con un mesto sorriso. "A fra poco".

Mentre tornava a casa, Cleofe era in preda ad una grande eccitazione. Le parole piene di speranza di Isacco lo avevano frastornato. Com'era possibile trovare una soluzione ad un caso così disperato, per non dire impossibile, si chiedeva smarrito. Anche Ester stentava a credere al racconto del marito.
"Sei proprio sicuro che Isacco abbia detto quella frase: Il Signore ci aiuterà a trovare la soluzione giusta?" gli chiese più volte perplessa. E di fronte all'affermazione del marito rimaneva incredula. Per lei il caso era disperato: punto e basta.

sabato 23 gennaio 2010

Ricorso dell'Italia contro la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che vieta l'esposizione del crocifisso nella aule scolastiche.

Il 3 novembre 2009 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha detto «no» ai crocifissi in classe, pronunciandosi sul ricorso di una cittadina italiana, socia UAAR (l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule.

L'Uaar ha promosso e curato tecnicamente tutto l'iter giuridico partendo dal Tar del Veneto, per arrivare alla Corte Costituzionale e al Consiglio di Stato che avevano convalidato la legittimità della presenza del crocifisso in classe, definendolo eufemisticamente “simbolo della laicità dello Stato”.

È stato una grande vittoria per la laicità italiana ma non per la nostra casta politica bipartisan sempre più appecorata al Vaticano la quale, trincerandosi dietro la tradizione, l'identità nazionale e le radici dell'italianità ha unanimemente respinto il verdetto della Corte, senza nemmeno averlo letto.

I pochi italiani che hanno provato a difendere un principio costituzionale in uno Stato che si definisce laico sono stati insultati senza ritegno e molti sindaci leghisti, trasformatisi per l'occasioni in nuovi crociati delle “radici” del cattolicesimo più becero, hanno brandito il crocifisso come arma da usare contro l'invadenza musulmana. Non li ha sfiorati nemmeno l'idea che gli Stati teocratici si combattono “col principio di laicità”,  l’unico che possiede quella compiuta universalità e assolutezza che le fedi pretendono per se stesse, e l'unico che viene riconosciuto come valido dagli Stati più civili d'Europa.

In questi giorni il governo italiano nella persona del Sottosegretario Gianni Letta, contornato dal cardinale Bagnasco e da altri gerarchi del Vaticano, ha presentato in forma ufficiale il ricorso alla decisione della Corte di Giustizia Europea di eliminare il crocifisso dalle scuole dello Stato.

Con questo ricorso ancora una volta il nostro Paese perde un'occasione importante per affermare la sua laicità, costantemente erosa dall'invadenza della Chiesa e sconfessa le nostre vere radici democratiche sancite dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (che è figlia dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese e della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789), formulata da cattolici come De Gasperi e Adenauer e sottoscritta da TUTTI gli stati europei (compresa la Svizzera), ma (guarda caso) non dallo Stato della Città del Vaticano.
.

Concordanze e discordanze a proposito della nascita di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 11

Passiamo ora a delineare un quadro d’insieme sulla presunta natività di Gesù per stabilire le concordanze e le discordanze riferite alla stessa.

Le concordanze (che sono, però, totalmente false) sono tre:
1.Betlemme, la città di nascita, considerata dagli stessi teologi cattolici un semplice requisito messianico, privo di ogni attendibilità;
2.la discendenza davidica (anche questa considerata un requisito messianico senza attendibilità e in più in contrasto con la paternità divina);
3.la verginità di Maria (di cui abbiamo dimostrato la falsità).

Per quanto riguarda le discordanze, a prescindere da quella teologica che porta Matteo a privilegiare la genealogia tutta messianica e regale e Luca quella spirituale e sacerdotale (con ammessa anche la predestinazione regale), esse, in sintesi, sono sette e tutte, da una parte e dall’altra, in odore di falsità.
Riguardano:
1 la genealogia di Gesù con ventisette antenati prima di lui di stirpe regale, per Matteo, con quarantadue antenati di stirpe natanico-sacerdotale per Luca;
2 il periodo della nascita che differisce di circa quattordici anni tra i due evangelisti;
3 la residenza della famiglia prima della nascita: Betlemme per Matteo, Nazareth per Luca;
4 il luogo della nascita: una casa per Matteo, una stalla con mangiatoia per Luca;
5 l’adorazione di Gesù appena dopo la sua nascita: i magi per Matteo, i pastori e i cori angelici per Luca;
6 la persecuzione di Erode e la conseguente strage degli innocenti in Matteo e la totale assenza del fatto in Luca; la fuga in Egitto per Matteo e dopo alcuni anni il ritorno a Nazareth;
7 il rientro subito dopo la nascita a Nazareth per Luca.

Insomma sono due natività così discordanti che sembrano riferite a due personaggi diversi. E come la mettiamo con l'enciclica di papa Leone XIII “Providentissimus Deus” che afferma che gli evangelisti «esprimono con infallibile veridicità tutto ciò che Dio ha ordinato loro di scrivere e soltanto quello»?

venerdì 22 gennaio 2010

Inconciliabilità tra fede e scienza

Il vescovo di Verona Giuseppe Zenti e la scienziata Margherita Hack famosa astronoma, astrofisica, accademica dei Lincei, nonché atea di ferro e presidente onorario dell’Uaar (l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) hanno avuto un faccia a faccia a Verona davanti ad un migliaio di persone stipate in un auditorium con 400 rimaste all’aperto.

Il tema era «Dialogo su fede e scienza». Dialogo tra sordi, ovviamente, perché tra fede e scienza l'inconciliabilità è assoluta. Tommaso d'Aquino, il sommo teologo cattolico, che scrisse poderosi volumi di teologia, condensò tutta la sua fede nel celebre motto “credo quia absurdum”, credo cioè nonostante la religione mi proponga delle verità assurde, irrazionali e indimostrate.

Riconoscimento lapalissiano che non esiste alcuna prova oggettiva che dimostri l'esistenza di dio e che tutti i principi di fede, che costituiscono la religione cristiana, sono in aperto contrasto con la ragione. Un motto simile, per analogia, vale per qualsiasi altra religione. Infatti la religione, qualsiasi religione, su cosa si fonda? Soltanto sulla fede.

Ma che significa aver fede? Significa credere in una verità assoluta che non si può dimostrare e comprendere coi mezzi di indagine razionale. Una verità piovuta dall'alto che si accetta a scatola chiusa, senza poterla in alcun modo verificare. Esattamente l'opposto della scienza che poggia su verità oggettivamente verificate e dimostrate ma provvisorie perché la ricerca scientifica non ha limiti ed è in continuo divenire. Quindi, la fede è un insieme di supposizioni mitiche e fantastiche che spesso, come ci confessa l'Aquinate, sono così irrazionali da sconfinare nell'assurdo.

La Hack ha spiegato che scienza e fede oggi paradossalmente convivono ma non si parlano perché lavorano su piani diversi. “Dio è la più comoda delle risposte per spiegare il mistero che ci circonda” ha detto. “È l’invenzione con cui l’uomo spiega quello che la scienza non chiarisce. Siccome dispiace morire, fa piacere credere in un aldilà. Nell’antichità non si conosceva nulla dell’universo e lo si popolava di dei. Ora che la scienza ha scoperto grandissime verità, lo spazio di Dio si restringe”. Con la dimostrazione della veridicità della teria dell'evoluzionismo, aggiungo io, lo spazio di dio si è annullato.

Come ha risposto il vescovo? Con la solita irrazionalità fideistica avulsa da ogni dimostrazione oggettiva. “Dio c’è perché lo vivo, è la ragione d’essere di tutto l'universo. Mi ha svelato perché sono al mondo, perché vivo e dove approderò da morto. Toglietemi Dio e diventerò una larva”. Parole assurdamente farneticanti. La Hack ha avuto buon gioco a rispondergli: ”Quella di Dio mi sembra una soluzione infantile ed io alle favole non credo”. Naturalmente il Vescovo e tutti coloro che vogliono credere per credere sono rimasti nella loro fede cieca e irrazionale.

La verginità di Maria (“L'invenzione del cristianesimo”) 10

La divinità di Gesù, quando venne formulata dai seguaci di Paolo nel II, III secolo, comportò la necessità di disconoscere il suo concepimento sessuale e di inventarne uno teogamico, cioè dovuto ad un seme divino e non umano, e conseguentemente determinò il mito della verginità di Maria, totalmente ignorato dai cristiano-giudei di Gerusalemme come ci attesta Ireneo, importante padre della Chiesa, secondo il quale gli Ebioniti (appunto i cristiano-giudei di Gerusalemme) affermavano nel loro Vangelo (fatto sparire dalla Chiesa) che Gesù era stato concepito da Giuseppe (Ireneo, Contro gli eretici, III, 21,1).

Anche Paolo rinnega apertamente la verginità di Maria perché nelle sue Lettere, i documenti più antichi del Nuovo Testamento, proclama Gesù “nato dal seme di David secondo la carne” e attesta che fu «il primo di numerosi fratelli» (Romani 8,29).
I Vangeli confermano unanimi quanto dichiarato da Paolo e riconoscono espressamente che Gesù aveva quattro fratelli: Giacomo, Giuda, Giuseppe e Simone e diverse sorelle.

“Non è costui (Gesù) il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?” (Marco 6,3). E Paolo scrive in una sua Lettera: "Non abbiamo diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa [Pietro]?" (1 Corinzi 9,5).

Gli arrampicatori sugli specchi, sempre in vena di invenzioni, hanno cercato di negare il fatto che Gesù avesse dei fratelli adducendo il pretesto che in ebraico i termini fratello e cugino spesso si confondono, quindi si tratta di cugini e non di fratelli. Ennesima bubbola perché tutti i documenti del Nuovo Testamento sono scritti in greco (nessuno di essi è in ebraico) e in questa lingua non c’è possibilità di confusione tra i due vocaboli; cugino e fratello sono due termini nettamente distinti.

Il termine greco “adelfos” usato nei Vangeli e nelle Lettere di Paolo, significa soltanto fratello carnale. Paolo in Colossesi (4,10) quando accenna ai cugini usa il termine appropriato “anepsioi”. Si è ricorso allora all’ipotesi che Giuseppe si sia sposato due volte e che i cosiddetti fratelli di Gesù siano i figli di primo letto.

Ma non c’è nessuna documentazione che lo dimostri, tanto più che questi fratelli risultano di minore età rispetto a Gesù. Quindi, le pretese giustificazioni della verginità di Maria sono del tutto fasulle, oltre che assurde, come ci viene confermato anche da Giovanni quando scrive: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre" (Giovanni 6,42), in cui mostra di ignorare del tutto il parto verginale e il seme divino.

Ma c'è un'altra contraddizione nel Vangelo di Luca che smentisce la verginità di Maria. Quaranta giorni dopo il parto, come tutte le donne d'Israele, Maria si recò al Tempio per esservi purificata (festa, fino a qualche anno fa, celebrata dalla Chiesa il 2 febbraio ed ora cancellata). Che bisogno aveva Maria di essere purificata se il suo era stato un parto virginale (cioè senza spargimento di sangue)? Come fa Luca, nel suo Vangelo, a conciliare il parto verginale e la purificazione di Maria?

A proposito di Luca, notiamo nella sua natività altre incongruenze. Anzitutto che nonostante il suo antimessianismo, non riesce a sottrarsi al riconoscimento della dignità messianica di Gesù e fa dire dall’angelo a Maria nell'Annunciazione che il figlio da lei concepito per opera dello Spirito Santo: " avrà il trono di David, suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe” (Luca 1,32-33). Quindi un altro evidente contrasto tra la missione politica, preannunciata dall’angelo, e quella puramente religiosa assegnatagli da Paolo.

giovedì 21 gennaio 2010

l comportamento cinico, disumano e antievangelico dell'Avvenire nei confronti di una bambina.

Don Luciano Massaferro, parroco di Alassio in provincia di Savona, è stato arrestato con l'accusa di aver usato molestie sessuali ai danni di una minorenne che lo assisteva nel dire Messa. Una perizia psicologica del Gaslini ha confermato l’attendibilità del racconto della giovanissima chierichetta e quindi ha indotto il magistrato inquirente a negare al sacerdote la libertà provvisoria.

Ciò ha provocato una dura reazione del giornale dei vescovi l'”Avvenire” che si è scagliato contro la Procura con argomentazioni dichiarate oggettive ma in realtà assurde, false e anticristiane. Il giornale dei vescovi inizia accusando “l’arresto di un sacerdote, che sembra essere condannato di un reato infamante, prima ancora che le indagini siano terminate”.

Accusa totalmente infondata dal momento che nessuna condanna è stata emessa e le indagini sono state appena avviate e tutto è ancora da chiarire. Poi l'Avvenire denuncia che: “Sulle locandine alle edicole, sui quotidiani nazionali e locali, sui siti internet e social network più diffusi sono scorsi, in questi giorni, titoli strillati a mo' di sentenze con rito accelerato”, con ciò volendo disconoscere, ipocritamente, che un reato tanto infamante, come quello di cui è accusato il sacerdote, non faccia scalpore, non provochi scandalo e indignazione nell'opinione pubblica.

Infine, e qui il giornale si tinge d infame cinismo, di abietta disumanità, magari cattolica ma per niente cristiana e ancor manco evangelica, si scaglia senza carità contro l’unico soggetto realmente debole di questa storia: la giovane chierichetta liquidandola frettolosamente e senza indugi, come una visionaria, come soggetta a fantasie definite “ricorrenti in casi di degrado ambientale e morale”. Una insinuazione così sprezzante che sconfessa i principi più elementari della dignità umana.

Di fronte a fatti del genere e alle continue e ricorrenti polemiche che investono le vicende giudiziarie del nostro Paese dobbiamo quindi amaramente riconoscere che in Italia, a differenza di tutti gli altri Paesi europei dove la giustizia è considerata una cosa seria, politici e preti non devono mai essere inquisiti e tanto meno condannati. Rimangono sempre impuniti perché considerati al di sopra della legge.

Datazione della nascita di Gesù. (“L'invenzione del cristianesimo”) 9

Riguardo alla datazione della nascita di Gesù, altro contrasto insanabile tra i due evangelisti. Matteo fa nascere Gesù sotto Erode il Grande, verosimilmente verso il 7 a.C. (come concordano la maggior parte degli storici). Luca, invece, collegandosi al censimento del governatore Publio Sulpicio Quirinio, avvenuto nel 7 d.C., dopo che la Giudea era diventata provincia romana in seguito alla cacciata di Erode Archelao, figlio di Erode il Grande, e retta dal procuratore Coponio, fa nascere Gesù quattordici anni dopo.

Naturalmente nella Chiesa queste contraddizioni sono state rilevate e qualcuno, arrampicandosi sugli specchi, ha cercato di superarle inventando soluzioni acrobatiche. Ad esempio, Eusebio di Cesarea, uno dei Padri della Chiesa, a proposito delle due diverse datazioni sulla natività ipotizzò l’esistenza di un altro censimento effettuato al tempo di re Erode il Grande.

Ma l’ipotesi è fasulla per due motivi: primo, perché nessun documento storico latino o ebraico nomina questo censimento; secondo, perché l’evangelista Luca, presunto autore anche degli Atti, scrive testualmente: " [...] si sollevò Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo” (Atti 5,37). Ora questa sollevazione avvenne esattamente nel 7 d.C. come ci conferma lo storico ebreo Giuseppe Flavio.

Le contraddizioni sulla natività di Gesù non si fermano qui. Matteo e Luca dopo averci elencata tutta la genealogia di Gesù fino a Giuseppe, dimenticano il fatto più importante: che il padre di Gesù non era Giuseppe, ma lo Spirito Santo, per cui Gesù non poteva avere nessuna relazione con la stirpe di David.

mercoledì 20 gennaio 2010

Papa Ratzinger vuole imporre la morale cattolica all'intero universo.

Nella sua inarrestabile protervia, che gli deriva dalla sua millantata investitura di vicario di dio (ma di quale dio, visto che a pretendere questo titolo sono in tanti e ognuno dice che ce l'ha più duro degli altri?) papa Ratzinger vuole imporre la "sua" legge morale, cioè quella cattolica, a tutte le altre religioni e perfino ai non credenti, a coloro cioè che rifiutano razionalmente di credere alle immaginarie entità soprannaturali inventate dalle religioni e imposte forzatamente sin dalla nascita a milioni di persone.

Solo la morale cattolica, ha ribadito con sicumerica enfasi nella recente riunione della Congregazione per la Dottrina della Fede, derivata dalla rivelazione cristiana, è il faro che getta luce sulle problematiche bioetiche: il valore della vita umana e la dimensione relazionale, sociale e sessuale della persona. È un'affermazione assolutamente inaccettabile e che nega i più elementari diritti umani.

Infatti l'interpretazione personale della rivelazione cristiana fatta da questo papa, prevede la negazione sistematica di tutti i diritti civili e democratici conquistati, a durissimo prezzo, dalla società occidentale, quali la parità di diritti delle persone che si amano e vogliono costituire una famiglia pur essendo dello stesso sesso, il riconoscimento delle unioni civili, la legalizzazione dell’eutanasia attiva volontaria, il libero accesso alla fecondazione artificiale, il controllo delle nascite mediante la contraccezione (“pillola del giorno dopo e la RU-486) e così via.

Quindi per Ratzinger bisogna sostituire l'etica naturale, che propone come scopo della vita la ricerca terrena di una felicità condivisa e di un benessere sempre maggiore per l'intera umanità, con quella religiosa che, prospettandoci una felicità ultraterrena assolutamente chimerica, ci impone di rinunciare a tutte le nostre libertà e alle gioie più legittime della vita in ossequio ad assurdi, oppressivi e disumani precetti di millantata origine divina.

La favola dei tre Re Magi (“L'invenzione del cristianesimo”) 8

Matteo, volendo sottolineare in ogni circostanza la messianicità di Gesù e il suo destino regale, inventa la favola dei tre re magi che, guidati dalla stella cometa, vengono dall’oriente ad adorare il futuro re d’Israele, suscitando l’ira e la vendetta di re Erode che ordinò l’uccisione dei coetanei di Gesù, la cosiddetta “strage degli innocenti”.

Si tratta di pura mitologia perché nessun storico (nemmeno Giuseppe Flavio che scrisse la vita di Erode e mise in risalto i suoi numerosi misfatti) accenna mai ad una simile atrocità. Ma, cosa ancor più significativa, Luca, l’altro evangelista che tratta diffusamente della natività, sconfessa questa efferatezza di Erode, ignorandola totalmente.

Infatti, mentre per Matteo la famiglia di Gesù, avvertita dall’angelo, si nasconde per alcuni anni in Egitto per sfuggire ad Erode che voleva eliminare il pargolo divino concorrente al trono d'Israele, per Luca, essa soggiorna tranquillamente a Betlemme per sei settimane e, dopo la circoncisione di Gesù e lo scadere del tempo prescritto dalla Legge per la purificazione di Maria, si reca a Gerusalemme, totalmente all'oscuro delle minacce di re Erode, per la presentazione al Tempio.

Quindi ritorna tranquillamente a Nazareth, ove risiedeva già da prima.
Il racconto dell'adorazione dei magi, ancorché puramente mitologico, è importantissimo per dimostrare la messianicità di Gesù e il suo presunto diritto a diventare re d'Israele al posto di Erode. Infatti esso ci mostra che Erode non era preoccupato per la nascita di un presunto pargolo divino ma di un pericoloso concorrente al trono.

martedì 19 gennaio 2010

L'omofobia della Chiesa

Leggendo, senza paraocchi, la storia della Chiesa, rimaniamo sconcertati dal numero impressionante di ecclesiastici e perfino di papi dediti all'omosessualità e ad altre perversioni sessuali. Recenti scandali negli Usa e in Irlanda denunciano come, ancora oggi, l'omosessualità e la pedofilia siano una piaga sempre molto diffusa tra il clero cattolico (mentre è assente in quello protestante e ortodosso).

Quindi suona incredibile l'attuale e durissima opposizione di papa Ratzinger all'omofilia e alla sua esasperata difesa della « famiglia fondata esclusivamente sul matrimonio fra uomo e donna». Sembrerebbe quasi che il matrimonio tradizionale si trovi attualmente ostacolato o impedito da forze oscure quando, invece, in tutto il mondo, è considerato la cosa più ovvia.

E allora, perché questa insistenza quasi ossessiva nel difenderlo? Evidentemente perché il papa teme il riconoscimento della parità di diritti per le coppie omosessuali che intendono usufruire del medesimo riconoscimento giuridico e,conseguentemente, sociale del matrimonio tradizionale.

Questa ostilità, dettata esclusivamente per motivi religiosi e non umani, anzi anti-umani, alimenta di fatto le violenze che ormai giornalmente registriamo ai danni di gay, lesbiche e transgender. Determina inoltre la violenta reazione della Chiesa nei confronti di quegli Stati che hanno legalizzato le nozze tra persone dello stesso sesso.

Recentemente Portogallo e Slovenia, dopo Belgio, Svezia, Norvegia, Spagna e Olanda, hanno approvato un disegno di legge che legalizza l’unione tra omosessuali. Le proteste del Vaticano sono furiose. Normalmente sono i governi di sinistra che attuano questi provvedimenti; quelli di destra, invece, conservatori e appecorati alla Chiesa, si rifiutano di combattere la discriminazione e l’ingiustizia sociale nella società.

Chiaramente l'Italia, ridotta a colonia vaticana, nella quale nemmeno le coppie di fatto, che ormai sono la maggioranza, possono godere dei riconoscimenti giuridici, è destinata a rimanere nel campo dei diritti sociali, il fanalino di coda dell'Europa, magari ancora per molti decenni.

Il luogo della nascita di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 7

Il luogo di nascita di Gesù, secondo Matteo e Luca, è Betlemme. Ma questa località, in cui nacque il re David, fu scelta da loro per legittimare il diritto messianico di Gesù, cioè per adempiere alle profezie che la indicavano come la città in cui sarebbe dovuto nascere il Messia. Il silenzio a proposito di Betlemme degli altri due Vangeli, nonché delle Lettere di Paolo, è significativo.

Per giustificare l'adempimento profetico i due evangelisti ricorrono a pretesti diversi. Per Matteo, Gesù nacque a Betlemme perché quella era la residenza abituale della sua famiglia. Successivamente, dopo il rientro dall'Egitto, questa si trasferì a Nazareth, senza giustificare il motivo della scelta di quel luogo.
Per Luca, i genitori di Gesù vivevano invece a Nazareth ma, in seguito al censimento ordinato da Quirinio, governatore romano della Siria e quindi della Palestina, si erano recati provvisoriamente a Betlemme a registrare i loro nomi, e in quel frangente nacque Gesù.

Per Matteo, Gesù nacque nella casa che era il luogo della sua residenza. Per Luca, Gesù nacque in una stalla, dato che i suoi non avevano trovato alloggio negli alberghi dalla città. Di fronte a questo fatto ci chiediamo stupiti: se Betlemme era il luogo di origine di Giuseppe, possibile ch’egli non abbia trovato uno straccio di parente che lo ospitasse per la bisogna, tenendo conto delle condizioni di Maria vicina al parto, dell’alto grado di ospitalità degli orientali e della loro grande capacità di adattamento? Ma la spiegazione è un’altra. Il Vangelo di Luca, chiaramente antigiudaico, con la scelta della stalla come luogo di nascita di Gesù, vuol mettere in risalto il trattamento indecoroso, per non dire crudele, con cui Israele trattò il suo Messia.

C’è poi il discorso sul censimento. Luca sostiene che la nascita di Gesù a Betlemme fu dovuta al censimento di Quirinio che obbligava tutti gli ebrei a farsi registrare nel luogo di nascita. Una cosa totalmente inverosimile.
Il censimento, per i romani, aveva uno scopo fiscale, serviva cioè a stabilire il censo di ciascuna famiglia per farle pagare i tributi adeguati. Come prescriveva la legge romana, l’istituzione di una nuova provincia (come quella di Giuda istituita nel 6 d.C. in seguito alla deposizione di Archelao), comportava il censimento della popolazione ai fini fiscali.

Questo censimento doveva essere fatto nel luogo di residenza dove il censito possedeva il patrimonio o svolgeva la sua attività e dove, soprattutto, i gabellieri (i pubblicani) potevano controllare la veridicità delle dichiarazioni. Che senso aveva censirsi a decine di chilometri di distanza dall'abituale residenza dove non si possedeva nulla e nessuno ti conosceva? Quindi il censimento per Luca è un pretesto irrazionale per far nascere Gesù a Betlemme, in ottemperanza alle profezie messianiche.

lunedì 18 gennaio 2010

I cattolici “doc” in Italia

Anche se i fondamentalisti continuano ad insanguinare molte contra del globo, dovunque, anche in qualche Paese musulmano, l'incredulità religiosa sembra avanzare inarrestabile.

Negli USA i non credenti si aggirano sul 17% della popolazione, nonostante il costante afflusso di immigrati di origine ispanica altamente impregnati di cattolicità. Le prospettive future sono catastrofiche perché il 40% dei giovani USA non si riconosce più nel cristianesimo.

La cattolicissima Spagna segue a ruota gli Usa poiché il 46% di giovani si definiscono non credenti. Una situazione allarmante e difficilmente reversibile stante la secolarizzazione galoppante, diffusa in tutte le classi sociali.

E nel nostro Paese, ormai ridotto a colonia vaticana per l'appecoramento della classe politica bipartisan? Da certe indagini di osservatori stranieri come l’European Value Study e l’Encyclopedia Britannica, assolutamente imparziali, emerge una stima concorde che quantifica al 18% i non credenti dichiarati e ad una percentuale quasi identica i cattolici che si professano osservanti (comprensiva, però, di pochi giovani e molti adulti dai 65 anni in poi). E il rimanente 64%? Sempre più indifferente ai richiami religiosi e sempre più lontano dalle imposizioni ecclesiali.

Infatti: matrimoni civili, divorzi, copie di fatto, convivenze, uso dei contraccettivi e così via si vanno diffondendo a ritmo sempre più veloce. Ma i nostri politici, appecorati al Vaticano, sembrano non accorgersi della laicizzazione della società italiana e impongono norme sempre più oscurantiste e liberticide su imposizione papale.

All'estero, invece, i capi politici seguono il fenomeno con la massima attenzione e, da buoni laici, rifiutando la coercizione vaticana, liberalizzano al massimo i diritti civili, a mano a mano che la società si secolarizza. Ciò facendo non impongono ai cattolici norme contrarie al loro credo ma consentono ai laici, che non si sentono più legati ad una fede, di non seguire norme religiose che ritengono superate, disumane e oppressive.

Ipotesi sulla nascita di Gesù. (“L'invenzione del cristianesimo”) 6

Dei quattro evangelisti solo due parlano della natività di Gesù: Matteo e Luca. Gli altri due la ignorano completamente. Ma Gerolamo, autorevolissimo Padre della Chiesa e autore della Vulgata, manifestò grossi dubbi a riconoscere l'autenticità dei capitoli di Luca e di Matteo riferiti all'annunciazione e alla nascita virginale di Gesù, avvallando la supposizione che questi racconti siano stati inseriti nei due Vangeli solo nel IV secolo.

Infatti Tatiano, autore nel 175 del Diatesserone, libro che riuniva in un solo testo i quattro Vangeli canonici, ignorava la natività di Gesù in Luca e in Matteo, come pure la ignorava Marcione nella sua Edizione Evangelica, scritta intorno al 170.

Ciò premesso, mettiamo subito in chiaro che Matteo e Luca scrivono della natività partendo da presupposti teologici diversi, per non dire contrari, e così i loro racconti sono discordanti per quanto riguarda la genealogia di Gesù, il tempo, il luogo, le modalità della sua nascita e gli eventi che la seguirono.

Cominciamo dalla genealogia. Matteo elenca quarantadue antenati di Gesù (Matteo 1,1-6), privilegiando, da David in poi, la discendenza salomonica, cioè regale, in quanto voleva dimostrare che Gesù era il vero Messia, discendente della stirpe di David, come predetto dai profeti, e destinato a diventare il re d’Israele.
Luca (Luca 3,23-37) elenca una trentina di antenati in più, rispetto a Matteo, ma predilige la discendenza sacerdotale (da un altro figlio di David: Nathan), volendo togliere a Gesù ogni riferimento messianico, osteggiato da Paolo, e attribuirgli un ruolo totalmente religioso e salvifico.

Naturalmente, entrambe le genealogie che risalgono ad Adamo e coprono un intero millennio, sono pura invenzione. Lo deduciamo dal fatto che coincidono solo in due nomi e sono discordanti in tutti gli altri. Evidentemente, ha ironizzato qualcuno, i due evangelisti non si sono letti reciprocamente.

A proposito della genealogia di Matteo, suscita in noi una certa perplessità il fatto che questo evangelista inserisce in essa quattro antenate di Gesù che, a detta della Bibbia, erano donne di facili costumi e, per di più, non di sangue ebreo. Sono: la cananea Tamara, che si fa passare per meretrice onde giacere col suocero in un rapporto incestuoso (Genesi 38); la canaea Raab che si prostituisce in casa propria (Giosuè 2); la moabita Rut, adescatrice di mariti (Rut), e, infine, Betsabea, l'adultera hittita, che dopo aver tradito il marito Huria con David, acconsente all'uccisione del coniuge per unirsi definitivamente al re d'Israele e dargli il figlio Salomone (Samuele 2,1).

domenica 17 gennaio 2010

Ogni domenica il blog pubblica soltanto una puntata del romanzo storico “L'enigma svelato” di Leo Zen, che racconta la nascita del cristianesimo.

“L'enigma svelato” (Il lato oscuro della verità) . Prima puntata.

Reggendo sul capo una pesante brocca, la giovane Giuditta attraversò il giardino ed entrò in casa. Depose il grosso recipiente nell'angolo più fresco della cucina e si volse alla sorellina Lia, che stava attizzando le braci nel focolare.
"Ancora non hai acceso il fuoco!", disse allarmata. "Fra poco tornerà la mamma e ci rimprovererà per la nostra negligenza".
"Ci sono quasi" rispose la bambina, soffiando con più vigore. "Ecco, si accendono" gridò subito dopo, trionfante. E, in fretta, coprì le braci con i ramoscelli secchi già pronti.

Fu in quell'istante che si udì all'esterno un lieve rumore di passi e una specie di fruscio. Le due sorelle si guardarono allarmate. Giuditta, camminando in punta di piedi, si affacciò alla porta di casa. Guardò nel giardino e nella stalla dell'asina, ma non vide nessuno. Si tranquillizzò e rientrò.
"Diamoci da fare" disse alla sorellina. "Prepariamo subito il pane". E cominciarono ad impastare la farina con l'acqua. Ma s'interruppero quasi subito.

Un furioso galoppare di cavalli, che diventava ad ogni istante più forte e distinto, s'avvicinava velocissimo alla loro casa, situata un po' fuori del villaggio. Le due sorelle si abbracciarono terrorizzate. Il rumore degli zoccoli si fermò, si udì un vociare concitato e la porta fu aperta con forza, quasi strappata dai cardini. Un soldato romano, armato di corazza e con la spada sguainata, entrò come una furia, mentre altri due suoi commilitoni si postavano ai lati della porta, e un terzo rimaneva prudentemente nel giardino.

"Dov'è?" gridò, in aramaico, con voce strozzata. E siccome le ragazze impietrite dalla paura non davano alcun cenno di risposta, riprese ancor più infuriato: "Sapete bene cosa vi succede a nascondere uno zelota, vi si brucia la casa". Poi, volgendosi in latino agli altri due soldati ordinò perentorio: "Cercate quell'assassino!" La sua ricca armatura e il piglio autoritario dimostravano chiaramente che era un centurione.

La casa fu rovistata da cima a fondo in brevissimo tempo, perché era molto piccola e non aveva quasi nessun mobile, all'infuori di una tavola, una specie di madia e dei letti. Fu rovistata anche la stalla vuota. Un soldato si arrampicò su un albero del giardino per controllare il tetto. Nessuno, assolutamente nessuno.
"Eppure, sono disposto a giurare su Giove che quel barbaro omicida è qui" gridò sempre più imbestialito il comandante romano. "L'abbiamo visto tutti entrare nel giardino".

Seguirono attimi di silenzio cupo e rabbioso. Proprio durante quei momenti di sospensione si udì come un leggero starnuto provenire dall'esterno.
"Centurione, è qui !", gridò il soldato che era rimasto all'esterno. Gli altri accorsero. Il ricercato si era nascosto sotto la paglia dell'asina ma il pulviscolo 1'aveva fatto starnutire. Seguì una breve colluttazione; poi, Simone lo zelota, fu immobilizzato.
Era pieno di escoriazioni e sanguinava da più parti, ma sfidava con uno sguardo beffardo il drappello che gli stava di fronte.
"Hai ucciso il mio migliore amico" disse il centurione con una calma soffocata, "pugnalandolo vigliaccamente alla schiena, come voi ebrei siete capaci di fare. Ma posdomani, a Gerusalemme, quando sul Golgota sarai inchiodato sulla croce, rimpiangerai di essere nato". E volgendosi agli altri due: "Legatelo!" ordinò.

Poi rientrò nella casa e si avvicinò alle due ragazze. Giuditta, pallida e con gli occhi sbarrati, tremava come una foglia. Il centurione la guardò con viva attenzione. Era bella, di una bellezza dolce e piena di languore. Il pallore, quasi terreo, nulla toglieva alla sua grazia. Era giovanissima, forse appena sedicenne; ma le sue forme, che s'intravedevano sotto la tunica bianca, apparivano ormai sbocciate, anche se acerbe.

Sebbene Giuditta, per paura e per pudica timidezza, cercasse di evitare lo sguardo del soldato, tenendo la testa china, quasi serrata sul collo e appoggiata al capo della sorella che teneva stretta, costui riuscì, sia pure per un breve attimo, a cogliere i suoi occhi neri e profondi. Ne rimase folgorato, ammagliato. Sentì un tonfo al cuore e un desiderio fortissimo di possederla. La sua decisione fu fulminea: la ragazza in cambio della casa. Si avvicinò e dapprima con dolcezza, poi con vigore, si diede a separarle. Ma dovette faticare un bel po' per riuscirci. Lia era quasi attanagliata alla sorella e scalciava da tutte le parti per difenderla. Alla fine il romano ebbe la meglio e consegnò la bambina ai soldati perché la custodissero all'esterno della casa e le impedissero di urlare. Quindi ritornò da Giuditta e con dolcezza la strinse a sé.

"Non tremare così !" le disse in modo gentile. Non era più il soldato imbestialito e violento di prima; era diventato dolce e umano. Cominciò a carezzarle il viso e sentì che lei s'irrigidiva tutta, come se si trasformasse in una statua di marmo.
"Ti risparmierò la casa e non ti farò alcun male, anzi ti farò provare un intenso piacere" riprese il centurione quasi in un sussurro; "ma devi essere gentile con me, ti prego".
La sollevò come un fuscello e la adagiò sul letto più grande. Giuditta si era messa a piangere sommessamente. La guardò con tenerezza e con una mano le asciugò le lacrime. Poi si tolse la corazza.

Fuori, due dei tre soldati stavano intanto legando il prigioniero; il terzo, che era il più anziano, col braccio destro teneva stretta la piccola Lia, che invano tentava di divincolarsi, e con la sinistra le chiudeva la bocca per impedirle di gridare. Quando la ragazzina parve essersi calmata, le tolse la sua grossa mano e la lasciò respirare liberamente, borbottando qualcosa in latino che lei non capì.

Lo zelota fu adagiato bocconi sull'erba, completamente immobilizzato da corde e ceppi, e i soldati si sedettero su alcune grosse pietre che si trovavano lì vicino. Avevano sete e si ricordarono della brocca piena d'acqua all'interno della casa, ma, per prenderla, dovevano aspettare che il centurione avesse compiuto la vendetta. Parlavano sottovoce, con gran naturalezza. Nonostante la situazione anomala, non facevano commenti. Il centurione non li avrebbe tollerati e poi c'era una bambina di appena sette anni, che, anche se non conosceva il latino, avrebbe potuto cogliere qualcosa dal loro tono di voce.

Per la piccola Lia il tempo sembrava non passare mai, anche perché dall'interno della casa non si avvertivano rumori di sorta. Finalmente giunsero delle voci sommesse e poco dopo la porta si aprì.
"Si parte subito" ordinò con piglio deciso il centurione, che non mostrava alcun imbarazzo per quanto aveva fatto.
"E la casa?" chiese il soldato più anziano, che nel frattempo aveva liberato la ragazzina, subito accorsa dalla sorella. "Non è più necessario bruciarla" rispose il centurione. "Il debito è stato pagato".

"Abbiamo sete e dentro c'è una brocca piena d'acqua. Possiamo prenderla?" chiese il più giovane dei soldati. "No. A meno di un quarto di miglio da qui c'è un pozzo dal quale possiamo attingere acqua per bere e rinfrescarci. Sistemate il prigioniero e partiamo. Già domani dobbiamo essere a Gerusalemme". E montò subito a cavallo.

sabato 16 gennaio 2010

Papa Leone X (Perle di “nequizie ecclesiali”)

Leone X (Giovanni de Medici 1513-21)), nacque con più di una camicia. Suo padre era Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, e suo cognato, Ceschetto Cibo, uno dei sette figli di papa Innocenzo VIII. Non possiamo meravigliarci se il secondogenito di Lorenzo diventa, a soli sette anni, protonotario apostolico, e a tredici cardinale, col corrispettivo di ricchissimi benefici e commende.

Fu eletto al soglio pontificio ancor giovane ma già malandato in salute a causa di una vita non troppo morigerata.Fu infatti un papa gaudentissimo, splendido e amante di tutte le arti. La sua corte era considerata la più raffinata d'Europa, circondata da artisti famosissimi (Michelangelo, Bramante, Raffaello) e da grandi letterati (Bembo, Castiglione, Aretino e Tasso). Era lui stesso un fine letterato, autore di salaci epitaffi.

Come molti papi del suo tempo, era un perfetto miscredente, per non dire ateo, e considerava il cristianesimo una favola per gli allocchi. Scrisse,infatti, in una lettera a Luigi Bembo, fratello del cardinale omonimo: Tutti sappiamo bene quanto la favola di Cristo ci abbia recato profitto “Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula”. (Archivi vaticani - Corr. Leone X - Vol. 3° - Scaffale 41 - 2° piano inf.) Ovviamente il Vaticano questa lettera l'ha occultata, spostata, smarrita o distrutta e ne nega, naturalmente, l'esistenza).

Omosessuale incallito, preferiva i bei maschioni alle cortigiane, ma non disdegnava neppure quelle. Qualche suo favorito divenne anche cardinale.
Benché fosse più ricco del triumviro Crasso, come ebbe ad osservare un cronista del tempo, non pagava di tasca propria la costruzione dell'enorme Basilica di San Pietro, ma lo faceva con l’obolo dei poveri credenti.

Per questo motivo potenziò ed estese in ogni angolo d'Europa il mercato delle indulgenze provocando la rivolta luterana. Con l’Exurge Domine scomunicò Lutero, «il cinghiale che devastava la vigna del Signore», ma non riuscì a frenare lo stacco da Roma di molti cristiani del Nord. Forse aveva sottovalutato la pericolosità della situazione che si era venuta creando.

Gli viene attribuita anche la Taxae Camarae: un elenco tariffario divulgato nel 1517 che consentiva il perdono di ogni colpa, anche la più ignominiosa (stupro, incesto, sodomia con animali, assassinio, simonia e qualsiasi altro più infame delitto) pagando ai tesorieri del papa una somma stabilita.

Secondo lo storico Gregorovius fu la causa d’innumerevoli guasti architettonici che deturparono Roma. Infatti, fece distruggere «la Meta di Romolo, l’arco e l’accesso alle terme di Diocleziano, il tempio di Cerere sulla Via Sacra, il Forum Transitorium, le splendide basiliche erette nei Fori e infinite colonne, fregi e architravi» per costruire coi loro marmi basiliche e palazzi.. Per non parlare delle migliaia d’epigrafi polverizzate per produrre calce. Se oggi Roma è un insieme di ruderi, anziché di splendidi monumenti antichi, lo dobbiamo anche a questo papa.

Le fonti del cristianesimo.(“L'invenzione del cristianesimo”) 5

Le fonti sulle quali poggia il cristianesimo comprendono 27 documenti, i più importanti dei quali sono: le tredici Lettere di Paolo (risalenti ad un trentennio dopo la morte di Cristo e quindi i documenti più antichi), gli Atti degli Apostoli (scritti verso la fine del primo secolo da una discepolo di Paolo di nome Luca) e, infine, i quattro Vangeli canonici attribuiti a Marco, Matteo, Luca e Giovanni, senz'altro più tardivi. Li esaminerò a fondo alla fine dell'opera.

Per ora anticipo che nessuno di essi ci è pervenuto in originale. Tutti, proprio tutti, nessuno escluso, sono copie riscritte degli amanuensi ecclesiastici, datate nei casi più antichi, al IV secolo d.C., quando la Chiesa si era radicata trionfante in tutte le contrade dell'impero romano, e si trovano attualmente negli archivi del Vaticano, nelle biblioteche di antichi monasteri e in alcuni grandi musei. Si tratta quindi di trascrizioni di trascrizioni di trascrizioni che non godono di nessuna attendibilità, perché sono stati sottoposti, attraversi i secoli, al continuo vaglio della Chiesa per essere adattati alle sue esigenze catechistiche e teologiche, e sono giunti a noi dopo aver subito manipolazioni, censure, manomissioni, omissioni, interpolazioni e aggiunte.

Questi testi neotestamentari, alla fine del IV secolo, coi Sinodi di Roma e di Cartagine vennero considerati ispirati dallo Spirito Santo e di origine apostolica. Successivamente, nei Concili di Firenze (1442), di Trento (1546) e del Vaticano I (1870) fu sancito come dogma di fede la loro ispirazione divina e venne escluso ogni possibile rilievo storico-critico che li riguardasse, malgrado le innumerevoli contraddizioni, incongruenze e assurdità che contengono.

Le falsificazioni, cui furono sottoposti già in epoca neotestamentaria, non sono mai cessate e continuano, come si vedrà in seguito, ancora al giorno d'oggi. La liceità dell’inganno e della menzogna come «strumenti di salvezza» fu sostenuta già da Paolo (Romani 3,7 e Filippesi 1,15) e in seguito da molti Padri della Chiesa tra i quali san Crisostomo e perfino Origene, forse il più eminente e autorevole dottore cristiano dell’antichità.

Altra cosa importante da sottolineare: la Chiesa, ancor prima di assumere un aspetto unitario, ha proceduto alla sistematica distruzione di tutta la documentazione "diversa" da quella compatibile con la sua ortodossia nascente. Tutti i documenti, infatti, contrastanti con il "canone", citati dai Padri della Chiesa contro gli eretici e i polemisti anticristiani come Celso e Porfirio, non esistono più. O distrutti o imboscati in qualche segreta del Vaticano.

La ricostruzione che farò della figura di Gesù e della nascita del cristianesimo a partire dalla prossima puntata, si baserà, quasi esclusivamente, su questi ventisette testi canonici, considerati dalla Chiesa di ispirazione divina. Esaminandoli in controluce scopriremo, però, che di divino non hanno niente e che sono nati come opere devozionali, prive di ogni validità storica e spesso di scarso livello culturale.

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)