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mercoledì 17 agosto 2011

Critiche e riserve per la ventiseiesima edizione della giornata mondiale della gioventù a Madrid.

La ventiseiesima edizione della giornata mondiale della gioventù, che si terrà a Madrid in questi giorni (16-21 agosto), non promette bene almeno stando alle adesioni pervenute finora e stando alla dura presa di posizione di molte associazioni cattoliche e di non pochi preti.

Sarebbero poco più di 400mila i pellegrini che hanno confermato la presenza. Non si tratta quindi di moltissimi se si pensa che 25mila sono sacerdoti e religiosi, 774 i vescovi e circa 4mila giornalisti della stampa accreditata. Si sperava in almeno un milione di fedelissimi che avrebbero potuto assistere alla cinque giorni di preghiera, canti sacri e notti in sacco a pelo accanto ai papaboys e alle papagirls provenienti da tutto il mondo.

Sembrano davvero lontani i fasti di Sidney del 2008 e le glorie woodstockiane di Roma del 2000 in cui duecentomila preservativi usati, consumati in una sola notte, pari a sette quintali di lattice umidiccio, vennero raccolti nel piazzale di Tor Vergata che ospitava la serata di chiusura del raduno dei cattolicissimi papaboys e delle papagirls. A dimostrazione che la celebrazione della messa papale era stata più afrodisiaca che mistica.

Ma ora alla scarsa partecipazione si sono aggiunte non poche riserve, talvolta pesantemente critiche, di molte forze cattoliche. Nel Foro Curas de Madrid, 120 preti che lavorano per lo più in parrocchie di periferia, giudicano negativamente le eccessive spese del raduno denunciando come la maggior parte dei giovani percepiscano la Chiesa ormai come un’istituzione attaccata “ai privilegi del denaro e del potere”.

Il Foro punta il dito sulle banche e le imprese finanziatrici dell’evento (a cui il governo spagnolo ha garantito esenzioni fiscali fino all’80% dei fondi investiti). Oltre le critiche del Foro si segnalano le prese di posizione ugualmente forti delle Redes Cristianas, un cartello di 150 gruppi e movimenti cattolici di base spagnoli, e della Iglesia de Base de Madrid che in un lungo documento, tradotto dalla rivista Adista, dal titolo significativo Así no queremos que vengas (”Così non vogliamo che vieni”) accusano direttamente Benedetto XVI di “allearsi e lasciarsi sovvenzionare dalle grandi banche, dalle multinazionali e dai potenti della terra” vedendo in questa visita “una legittimazione spettacolare dell’unione idolatrica tra le pratiche capitaliste più inumane e un settore della Chiesa che, per conservare la propria ambizione di potere e il proprio fasto, non si ferma neppure dinanzi a gesti in flagrante contraddizione”. Secondo El Pais il viaggio del Papa potrebbe costare circa 50 milioni di euro.

Uno schiaffo morale per il 21% dei disoccupati spagnoli, la cui metà è composta essenzialmente di under trenta. Ecco spiegato perché più di un centinaio di preti indignados della diocesi di Madrid ha denunciato l’esorbitante spesa e la presenza di troppe multinazionali spagnole come sponsor ufficiale di un evento che dovrebbe sempre tenere a modello la semplicità e l’umiltà del messaggio cristiano. «Nessuno può essere al servizio di due padroni.

Non si può servire Dio e il danaro» affermano con convinzione questi sacerdoti, per lo più dei quartieri poveri della città. Ma l'alto clero spagnolo, guidato dal card. Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, e la curia romana, ignorano critiche e riserve e non prendono troppo sul serio la storia della crisi economica.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)