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venerdì 26 agosto 2011

E la Chiesa?

Sta montando di giorno in giorno negli organi di stampa (anche quelli più vicini al centrodestra) la protesta per il fatto che la Chiesa Cattolica, nonostante il suo immenso patrimonio e gli ingenti contributi che riceve dallo Stato non intende rinunciare a nessuno dei privilegi di cui oggi gode rispetto ad altri enti non profit, come l’esenzione dall’Ici per gli immobili non destinati a finalità di culto (ospedali, scuole e università e così via) e la riduzione del 50% dell’Ires sui redditi che gli enti ecclesiastici commerciali producono.

Uno scandalo mostruoso. Il patrimonio della Santa Sede, finora, è sfuggito a tutti i censimenti che sono stati effettuati negli ultimi 81 anni, quanti cioè ne sono trascorsi dal Concordato che regola i rapporti tra Oltretevere e Stato italiano. Ma da informazioni frammentarie presenti sul mercato si può stimare che la Chiesa detenga il 20-22% dell’intero patrimonio immobiliare italiano (al quale andrebbero poi aggiunti i possedimenti esteri) per cui il valore dei beni appartenenti a enti ecclesiastici, congregazioni vaticane, ordini religiosi e società legate alla Chiesa cattolica, anche per via indiretta, è superiore ai 1.500 miliardi di euro (a voler restare nella parte bassa della forchetta).

Una ricchezza spropositata chiaramente in contrasto con lo spirito evangelico. Se si considera, poi, che il gettito Ici frutta al Fisco all’incirca dieci miliardi di euro ogni anno, e l’estensione dell’imposta ai beni della Chiesa porterebbe ulteriori entrate al nostro Stato di non meno di tre-quattro miliardi, più di quanto il Governo prevede di ricavare dal contributo di solidarietà e quasi la totalità del valore della riforma dell’assistenza, la Chiesa italiana dovrebbe sentire l'obbligo morale e civile di dare il suo contributo per il risanamento del deficit nazionale.

In una fase di tagli pesantissimi generalizzati, chi è percettore di un flusso ingente di rendite patrimoniali e di finanziamenti pubblici non può sentirsi “al di sopra delle parti”, se veramente tutti, e non solo le famiglie a reddito fisso, le uniche che pagano le tasse fino all'ultimo centesimo, partecipano ai sacrifici. Ma state pur certi che la gerarchia ecclesiastica si guarderà bene da venire incontro alle esigenze della comunità. Il dio Mammona è l'unico in cui essa crede realmente.

Vescovi e cardinali all'unisono su Avvenire si sono proclamati vittime di rigurgiti anticlericali e di oltraggioso spirito antireligioso. E la nostra classe politica bypartisan, costituita in prevalenza da zuavi pontifici, si è dichiarata pienamente d'accordo. “L'esenzione fiscale di cui gode il Vaticano per i suoi immobili non si tocca”, hanno dichiarato Pier Ferdinando Casini, Rosi Bindi e il ministro Rotondi, anticipando il resto della casta.

E hanno tirato fuori la solita fregnaccia della Caritas che è tanto buona e fa tanto del bene a tutti. Ma hanno dimenticato di dire che nessuno vuol togliere un euro alla Caritas a cui i governi clericali degli ultimi 60 anni hanno delegato tutta l'attività assistenziale che per molti anni faceva capo ai Comuni attraverso gli ECA e altre strutture.

Fingono anche di ignorare che le attività benefiche della Caritas sono finanziate da Stato, Regioni, Province e Comuni con appositi e gravosi capitoli specifici di bilancio, che sono sempre le pubbliche istituzioni quelle che mettono a disposizione locali e strutture, e, infine, che la mano d'opera è quasi tutta volontaria . E i gerarchi vaticani senza pagare un centesimo, perché paga tutto il popolo bue, riscuotono dalla Caritas un enorme ritorno di prestigio e di potere.

La piovra d'oltre Tevere quindi, col suo patrimonio di 1500 miliardi di euro (avete letto bene) viene difesa ad oltranza dai nostri politici codardi e correi della depredazione delle risorse pubbliche, perché per loro foraggera di voti.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)