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martedì 23 agosto 2011

Una squallida carnevalata teologica.

La Chiesa non si smentisce mai e in certe occasione, come l'esposizione della Santa Sindone a Torino l'anno scorso, o in occasione di incontri oceanici mistico-afrodisiaci di giovani cattolici (con scialo di preservativi), come le Giornate Mondiali della Gioventù, non resiste alla tentazione di ricorrere alle solite indegne carnevalate teologiche.

Infatti, il cardinale Antonio Maria Ruoco Valera, arcivescovo di Madrid, affinché i giovani che hanno partecipato alla XXVI Giornata nella capitale spagnola potessero ottenere gli sperati frutti di santificazione (sic), ha decretato che dal 16 al 21 agosto, ogni sacerdote avesse il potere di concedere a tutte le partecipanti al convegno che si fossero confessate, la piena assoluzione per il «delitto di aborto procurato». Una tipica miseranda svendita da fiera di paese.

Per comprendere appieno la portata del provvedimento va ricordato che il peccato dell’aborto è gravissimo, così grave che un semplice sacerdote non ha il potere di cancellarlo, ma per farlo c'è bisogno della dispensa del vescovo. Infatti chi abortisce incorre ipso facto nella scomunica latae sententiae, ossia d'ufficio, automatica.

Ma c’è di più: l’aborto è considerato un peccato più grave della pedofilia come ha ribadito in un’intervista di qualche tempo fa, monsignor Girotti, reggente della Penitenzieria vaticana. Un prete pedofilo se la cava con una confessione normale, mentre una donna che ha abortito necessita di un “permesso speciale”.

Quindi per la Chiesa, che si arroga la facoltà di interpretare il giudizio divino, dio nutre minor disappunto verso un suo ministro che stupra e sodomizza minori – magari a decine – piuttosto che per una donna che si sottopone all’interruzione di gravidanza, spesso obbligata dalla necessità.

Ma il ridicolo è che il perdono divino, con sconti così speciali per un peccato tanto grave, è stato concesso solo in questa occasione e solo a Madrid e tra il 16 e il 22 agosto. Il 23, il giorno dopo, lo sconto è già scaduto con grande disappunto delle peccatrici ritardatarie o fuori sede che si vedranno costrette a cavarsela da sole cercando un vescovo che le assolva.

Ve lo immaginate l'immaginario buon dio intento a controllare le richieste di perdono per l'aborto con tanto di orologio e calendario in mano? Certo, a digerire queste carnevalate teologiche, ci vuole una forte dose di idiozia

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)