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martedì 2 agosto 2011

L'Italia sempre più omofoba e gli Usa sempre più aperti ai gay.

Mentre in Italia le pregiudiziali di costituzionalità votate da Udc, Lega e Pdl (gli zuavi pontifici agli ordini del papa re e non del popolo italiano) affossano per la seconda volta, la legge contro l’omofobia, coprendo il nostro Paese di ridicolo verso l'Europa e il resto dell'Occidente, e dimostrando il nostro sempre più ignobile e codardo asservimento alle gerarchie del Vaticano, negli Usa, dove la Chiesa sempre più omofoba ha perso ogni presa sulla popolazione, i gay in politica riscuotono favori in crescita.

Anche nei feudi conservatori. La svolta è arrivata nel 2010 perché alle elezioni di Midterm sono risultati eletti ad ogni tipo di cariche pubbliche, secondo uno studio del «Gay & Lesbian Vitory Fund», 107 candidati dichiaratamente omosessuali con un balzo in avanti di oltre il 30 per cento rispetto al 2008.

Non si tratta di un fenomeno nazionale limitato alle roccaforti liberal, perché sono solo quattro gli Stati dove non vi sono cariche pubbliche ricoperte da gay dichiarati: Alaska, Mississippi, South Dakota e West Virginia.

I sondaggi recenti Gallup ci rivelano che se liberal, democratici e under-30 sono da sempre i più favorevoli ai gay, recentemente i repubblicani pronti a votare per un presidente omosessuale sono passati dal 39 per cento al 54, i frequentatori di Chiese dal 40 al 52, i conservatori dal 38 al 49 e più in generale fra tutti gli americani il 67 per cento non avrebbe difficoltà a votare «un qualificato candidato gay alla Casa Bianca per cui nella prossima campagna elettorale del 2012 si avrà la definitiva caduta del tabù sui candidati omosessuali.

Ecco spiegata la vittoria dei gay nello stato di New York e la popolarità riscossa dal governatore Andrew Cuomo, con la firma della legalizzazione delle nozze gay così come il fatto che Mitt Romney, favorito nella corsa alla nomination repubblicana, abbia rifiutato di firmare il manifesto dei conservatori dell’Iowa contro le nozze gay.

Rudy Giuliani, sempre rapido a fiutare l'aria, con fine sarcasmo sferza i repubblicani: «Se volete riconquistare la Casa Bianca puntate sull’economia e lasciate perdere i gay».

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)