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domenica 7 agosto 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 79

Dopo una cena frugale, ma lietissima, le donne si diedero a preparare i giacigli per la notte. Joses, a quel punto, fece cenno al fratello di seguirlo nella bottega per un colloquio. Egli intuì subito le sue intenzioni ma non se ne preoccupò.

"Abbiamo saputo" esordì Joses con una punta di sarcasmo, "che stai diventando una specie di profeta. Da Betania sono giunte strane notizie sul tuo conto: che fai prodigi e scacci i demoni. È sempre stata una tua mania comportarti in modo strano e già ci hai procurato noie in passato. Ora, però, il gioco qui a Cana si sta facendo più duro sia per te che per noi. Gionata, il fariseo tuo rivale, è molto cresciuto in questi ultimi tempi in potenza, ricchezza e prestigio.

"Qui non si muove foglia che lui non voglia. Ha restaurato la sinagoga a sue spese e dà lavoro ad un mucchio di gente. Tutti lo disprezzano in cuor loro ma tutti lo temono, anche quelli che non dipendono da lui. L'unica a tenergli testa è la zia Lia, che è un'esaltata come te. Ma lei può farlo perché ha il marito che se la passa bene. Gli altri non muoverebbero un dito contro di lui. E lui ce l'ha a morte con te, dopo quella figuraccia che gli hai fatto fare nella sinagoga quando hai difeso la vedova, di cui non ricordo il nome. Perciò ti aspetta al varco.

"Me l'ha fatto intendere appena qui è giunta notizia delle tue bravate. Ti aspetterà, ne sono certo, sabato in sinagoga, e ti farà a pezzi. E la nostra famiglia sprofonderà nella vergogna. Quindi, o te ne vai subito fin da domani, o sabato evita di metter piede nella sinagoga. Mi dispiace comportarmi così duramente con te, ma ammetterai che non è facile avere un fratello che fa il vagabondo, si mette in urto con i dottori della Legge, fa prodigi come un mago egiziano e si atteggia a profeta. Noi siamo gente che ha bisogno di vivere in pace, di lavorare, e solo questo chiediamo".

Davide, dopo aver ascoltato in silenzio e senza la menoma irritazione le parole offensive del fratello, rispose pacato: "Sabato andrò con Giuda nella sinagoga e, se invitato dal rabbino, prenderò la parola; ma, siccome sono certo che Gionata mi aspetta al varco, saprò destreggiarmi come si deve".
"Cioè ?"
"Cioè dirò quello che devo dire senza prestarmi alle sue provocazioni"
"E poi ?"
"Poi me n'andrò e, probabilmente, non farò più ritorno in quest'ingrato paese. Nessuno è profeta in patria, mio caro".
"Qui nessuno dimentica che sei il figlio di Isacco il falegname e il fratello di povera gente e che, in fin dei conti, non sei nessuno".

"Mi hai dato una lezione d'umiltà" concluse Davide con un sorriso. "Senz'altro n'avevo bisogno. Abbi cura di Giuditta, nostra madre. Io, purtroppo, dovrò riprendere il mio vagabondare".

"Non ti preoccupare per nostra madre" ribatté Joses. "A lei ci pensa Giacomo. È il suo beniamino. Per lei è disposto a rinunciare anche al matrimonio. Piuttosto, sei tu che potresti darle grossi dispiaceri, mettendoti nei guai o disonorando la famiglia" .

Davide chinò il capo, salutò e andò a dormire. A Giuda non disse niente del colloquio col fratello.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)