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venerdì 5 agosto 2011

La nuova laicità proposta dal cardinale Scola

Abbiamo scritto in un precedente post che Angelo Scola, da sempre perfettamente allineato alle idee di Ratzinger, con cui collaborò nella rivista teologica Communio, è l'esponente delle correnti teologiche più ostili alle speranze di rinnovamento suscitate dal Vaticano II e, quindi, la sua nomina fa parte del più vasto disegno restauratore di Benedetto XVI.

A lui dobbiamo, tra l'altro, l’elaborazione di quel “nuovo” concetto di laicità, che tanto piace al papa tedesco. Lo espose al Corriere della sera del 17 luglio 2005 (Ora un patto per una nuova laicità).

In sintesi, ecco il pensiero del cardinale ciellino: «Io devo proporre… la mia idea di “vita buona”, in competizione dialogica con le altre» «Se io mi permetto di esprimere la mia idea buona di famiglia, commetto forse un’invasione di campo? Io dico la mia, tu dici la tua, poi il popolo sovrano… prenderà le sue decisioni… Lo Stato laico, dopo il confronto fra le parti e dopo che il popolo sovrano si è espresso, è tenuto ad assumere il risultato».

Quindi, secondo lui la “nuova” laicità non consiste più in un neutrale rispetto dello Stato per le diverse scelte etico-religiose dei cittadini, anche minoritarie, ma nell’appello diretto al popolo che deve scegliere l'idea migliore, imponendo allo Stato di assumerla.

Secondo questa curiosa “laicità a maggioranza” si può arrivare a imporre alla minoranza, in nome di questa pseudo “democrazia” qualsiasi scelta etica che neghi i più fondamentali diritti umani e civili e perfino, perché no?, la religione dominante.

Questa laicità fasulla, à la carte, vale nei Paesi a maggioranza cattolica ma in quelli a maggioranza musulmana per le minoranze cattoliche vale ancora la “vecchia” laicità alla Voltaire, come ebbe a dichiarare il papa nel Discorso ad Ankara in cui ribadì che era «compito delle autorità civili in ogni paese democratico garantire la libertà effettiva di tutti i credenti».

Perciò, in nome della “vecchia” laicità, la Chiesa può pretendere la libertà di culto per i suoi fedeli in minoranza nei paesi musulmani, in nome della “nuova” laicità, quella che Ratzinger chiama eufemisticamente laicità positiva, può imporre le sue aberranti negazioni dei diritti civili nell'Italia appecorata al Vaticano.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)