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martedì 9 agosto 2011

I diritti dei Lgbt in Europa.

Nelle maggior parte dei Paesi europei occidentali  sono state introdotte le unioni civili, uno strumento giuridico tramite il quale il legislatore riconosce le coppie di fatto, formate da etero o da gay.

Questa normativa non equivale all’uguaglianza dei diritti, anche se sana in parte le discriminazione più odiose vissute dalle persone della comunità LGBT. Il panorama europeo è comunque ancora molto variegato, perché nonostante la Carta di Nizza che garantisce l’uguaglianza a tutti i cittadini, ancora in alcuni Stati europei la comunità Lgbt viene discriminata.

Sono gli Stati nei quali le destre di ispirazione cristiana, soprattutto cattolica od ortodossa, si oppongono con grande vigore ai matrimoni omosessuali. Al momento ci sono sette Stati europei all’interno dei quali, nonostante la veemente opposizione della Chiesa cattolica e le rumorose e scomposte manifestazioni di massa da essa organizzate per impedirlo, le coppie omosessuali hanno pieni diritti, incluso ovviamente anche quello di sposarsi.

I Paesi Bassi sono stati i precursori, seguiti dal Belgio, dalla Spagna,  e poi da tre Paesi del Nord Europa, Svezia, Norvegia ed Islanda. L’ultima Nazione in ordine di tempo a legalizzare i matrimoni omosessuali è stata il Portogallo, grazie al governo socialista di Socrates. La situazione è, però, in continuo movimento.

In questi giorni il Parlamento tedesco sta discutendo se parificare o meno i diritti delle coppie di ogni orientamento sessuale. Dal 2001 vige in Germania un regime legislativo simile ai Pacs francesi, con le cosiddette partnership registrate. I diritti però non sono gli stessi, e in occasione del decennale la maggioranza delle forze politiche tedesche vorrebbe introdurre il matrimonio omosessuale. La sinistra, in tutte le sue articolazioni, è compatta.

Socialdemocratici, Verdi e anche la Linke, la forza post comunista erede di un regime non certo simpatetico rispetto alle persone omosessuali, hanno promosso  o condiviso da tempo progetti di legge che estenderebbero pari diritti alle coppie dello stesso sesso. La maggioranza liberal conservatrice si è invece spaccata tra una forza di ispirazione laica come la Fdp favorevole e un partito di matrice cristiana come la Cdu, nettamente contrario.

In Francia, pioniera nel 1999, allorché creò i Pacs anche per gli omo, il matrimonio omosessuale non è ancora stato riconosciuto per l'opposizione dell’Ump di Sarkozy, insieme ai centristi di Bayrou, che hanno sposato le posizioni della destra reazionaria di ispirazione cattolica. Ma il partito socialista ha messo la questione delle unioni gay in agenda tra le sue priorità, nel caso di vittoria alle politiche del 2012.

Anche il Regno Unito sembra ormai vicino all’introduzione del matrimonio gay, superando così le unioni civili introdotte dal governo Blair. La maggioranza laburista non si era mai espressa in aperto sostegno all’uguaglianza delle persone omosessuali, ma con il pensionamento dei due leader simbolo della lunga stagione di governo, Tony Blair e Gordon Brown, il Labour ha mutato orientamento.

Durante la stagione congressuale dell’anno scorso ogni candidato a leader di partito si era espresso a favore del matrimonio gay, e da quando Ed Miliband è diventato la guida laburista, il sostegno alle nozze omosessuali è diventata una politica ufficiale del partito.

La sinistra britannica è stata anticipata dai Liberaldemocratici attualmente al governo con i Conservatori, perché prima della campagna elettorale per le ultime politiche il leader Nick Clegg si era espresso in modo chiaro a sostegno dell’uguaglianza dei gay. Comunque i Tories britannici non sono pregiudizialmente contrari ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Anche nella cattolicissima Irlanda, dove da poco è stata approvata una legge che tutela le coppie di fatto, tra le quali anche quelle omosessuali, la Corte Suprema potrebbe aprire le porte alla piena uguaglianza.

E l'Italia, colonia vaticana, dove non si muove foglia che il papa non voglia? La recentissima bocciatura dell’aggravante di omofobia per i reati contro chi ama le persone dello stesso sesso l'ha trasformata nel Paese più oscurantista e antidemocratico dell'Occidente. Ma di questo parleremo in prossimo post.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)