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giovedì 25 agosto 2011

Peccato e redenzione (Le due imposture su cui poggia il cristianesimo) Introduzione. 1

Venti secoli fa, con la nascita del cristianesimo, ha avuto inizio per gran parte dell'umanità il periodo più oscurantista ed oppressivo della sua storia.

La suprema aspirazione umana alla felicità terrena e alla serena armonia di vivere, sempre perseguita dall'uomo durante la sua lunga e tormentata evoluzione, con l'avvento del cristiano-giudaismo è stata soppiantata da un'etica repressiva, attribuita ad un dio collerico e crudele, il totem tribale biblico Jahvè.

Questa etica ha rinnegato ogni gioia di vivere e ha imposto l'obbedienza cieca a precetti assurdi e disumani, considerati principi divini.

Da allora gran parte del mondo si è riempita di tenebre perché l'uomo è stato coartato a rinunciare alla sua razionalità per abbracciare una fede cieca; a ripudiare ogni gioia terrena per incentrarsi nell'ascesi e nella mortificazione delle passioni; a considerare il suo corpo, non come orgoglioso strumento che gli conferisce bellezza, vigore, forza, gioa di vivere e di operare, ma solo una ignominiosa sede del peccato, della vergogna e della perdizione; a ritenere il mondo, anziché il teatro gioioso delle mille imprese dell'uomo, felice artefice del suo destino, una squallida valle di lacrime dove la vita deve essere vissuta come sofferenza, espiazione, penitenza.

Ogni forma di felicità terrena è stata bandita in cambio dell'illusione di un aldilà utopistico e chimerico, creato da una favola infantile.

Ma che cosa ha determinato un simile stravolgimento che ha portato l'uomo a considerare l'infelicità come il supremo valore che giustifichi la sua esistenza?

A fondamento di questa colossale impostura che per secoli ha sottoposto gran parte dell'umanità ad ignobili oppressioni fisiche, psichiche, morali e intellettuali; che ha seminato il mondo di intolleranze, persecuzioni, crociate, guerre sante e discriminazioni di ogni genere, ci sono due concetti fondamentali, entrambi mitici e infantili, per non dire demenziali: il concetto di peccato, conseguente alla disobbedienza di Adamo a dio, e quello di redenzione per cancellare, con l'immolazione di Cristo, quella colpa primigenia e consentire la salvezza a tutto il genere umano.

Sono questi i due piedi d'argilla che sorreggono l'intera struttura del cristianesimo. Se non fosse esistito il mito del peccato originale di Adamo e il conseguente mito dell'immolazione sulla croce di Gesù per redimere l'umanità peccatrice, l'edificio del cristianesimo non sarebbe mai nato.

Dimostrare la falsità di queste due imposture, e quindi negare ogni validità al cristianesimo, è quanto si propone di fare questo libro nella speranza di aiutare qualcuno a liberare la sua mente dalle tenebre religiose che la opprimono e riscoprire la gioia di vivere in una nuova e pacifica convivenza umana.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)