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martedì 9 marzo 2010

Accuse di ipocrisia nei confronti della Chiesa spagnola

L’approvazione definitiva della legge di riforma dell’aborto voluta dal governo Zapatero, ha determinato da parte della Chiesa spagnola la scomunica senza appello dei deputati e senatori che hanno votato "sì" al provvedimento. Ma l'inflessibilità dimostrata dalla Conferenza episcopale iberica puzza fortemente di ipocrisia perché esclude benevolmente re Juan Carlos, che nei prossimi giorni dovrà ratificare la norma con la sua firma.

“Il sovrano non si tocca, e basta” ha giustificato in modo poco convincente, per non dire imbarazzante, monsignor Juan Antonio Martínez Camino, segretario dei vescovi spagnoli ai molti giornalisti che lo bombardavano con domande ironiche sulla dispensa dalla scomunica del re.

I teo-con più irriducibili, molto numerosi in Spagna, spingono però il sovrano a rifiutare la firma della legge approvata dal Parlamento. Per impedirgli di macchiarsi dell'obbrobrio di sanzionare con la sua firma questa legge, chiamata da loro “nuovo Olocausto", gli propongono di imitare l’esempio di re Baldovino del Belgio, bigottissimo sovrano, che nel 1990, quando il Parlamento di Bruxelles decise la depenalizzazione dell’aborto, ricorse ad una sorta di abdicazione temporanea (della durata di 36 ore), per obiezione di coscienza, per consentire che il Consiglio dei ministri, vista "l’incapacità momentanea a regnare del rappresentante della Corona", ne assumesse i poteri e firmasse la legge.

Pare però che a Palazzo della Zarzuela (la reggia di Madrid) questa proposta sia poco convincente. Cinque anni fa, infatti, quando fu approvata l’introduzione nella legislazione spagnola dei matrimoni gay, avversati con ferocia dalla Chiesa, re Juan Carlos decise di non sottrarsi ai suoi doveri costituzionali. Tutto questo cancan è nato per il semplice fatto che la legislazione spagnola si è adeguata a quella della maggioranza dei paesi dell’Unione europea.

Ma ogni conquista umana e civile per riuscire ad imporsi nel mondo cattolico deve cozzare duramente contro l'oppressivo potere della Chiesa, sempre irriducibile nemica di ogni libertà. Fortunatamente per la Spagna, il Parlamento e il sovrano finora hanno mostrano di saper resistere ai ricatti dell'oscurantismo ecclesiastico, il che, purtroppo, non avviene mai in Italia.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)