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mercoledì 10 marzo 2010

Fallimento della rivolta armata (“L'invenzione del cristianesimo”) 48

A questo punto una domanda è inevitabile: Gesù venne arrestato per la sua scarsa ortodossia religiosa (e allora cosa c'entravano i soldati romani?) o perché si voleva sedare un'incipiente rivolta armata contro il potere imperiale da lui preparata? Se, come molti storici sono propensi a credere, questa risposta è l'unica valida perché Gesù, convinto di essere il Messia profetizzato dalle Scritture, nella notte del Monte degli Ulivi voleva attuare un colpo di Stato, fallito per l'opposizione dei sacerdoti e degli erodiani, allora tutto è chiaro, anche il gesto di Giuda.

Il compito del traditore, infatti, non fu quello, stranamente superfluo, di indicare, col bacio convenuto, il personaggio conosciutissimo da tutti a Gerusalemme, ma di avvertire i sacerdoti tempestivamente che la sommossa stava per avere inizio, al fine di cogliere i rivoltosi di sorpresa, prima che ricevessero eventuali rinforzi da parte del popolo, e di bloccare così l'insurrezione sul nascere.

Ecco allora perché i sacerdoti aspettavano un segno dal traditore e perché era intervenuto un vero esercito. Questa tesi, destinata senz'altro a suscitare un vespaio in chi crede pedissequamente nella tradizione del Gesù solo salvatore spirituale, vedremo che verrà suffragata da ulteriori dimostrazioni nel seguito della passione.

Cominciamo con l'esaminare il comportamento dei seguaci di Gesù all'arrivo dei soldati. Uno degli apostoli, (secondo Giovanni e Luca, l'apostolo Pietro) fece un tentativo di resistenza armata, estrasse una spada e tagliò netto l'orecchio di un servo del sommo sacerdote di nome Malco (Giovanni 18,10).

Come mai in quel ritiro pacifico di uomini in preghiera, come viene descritto dagli evangelisti, c'erano degli individui armati? Ce lo spiega il Vangelo di Luca, riportando le parole proferite da Gesù durante la cena che s'era appena conclusa. "Ed egli (Gesù) soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». (Luca 22, 36-38). Dunque gli apostoli erano armati e tra essi Pietro si mostrò molto abile nell'uso della spada.

È molto emblematico anche che nel quarto Vangelo si parli di indietreggiamento e di caduta a terra dei soldati romani durante l'arresto, segno indubbio che ci fu uno scontro vero e proprio, qualcosa di molto grave insomma (Giovanni 18,6). D'altra parte non aveva senso scomodare seicento soldati romani, in piena notte e in assetto di guerra, e molte guardie del Tempio (Luca chiama in causa anche grandi sacerdoti e sinedriti) solo per arrestare il capo di uno sparuto gruppo d'inermi popolani, in un ritiro notturno di preghiera.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)