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mercoledì 24 marzo 2010

Chi in TV sfiora il papa: al rogo!

I roghi, si sa, non sono più di moda, con tanto rammarico di Santa Romana Chiesa che se ne servirebbe con vivo godimento per arrostire gli atei, cioè i peccatori ad morten, quelli che si sono esclusi volontariamente e felicemente dalla redenzione (ma de che?) e dal paradiso chimerico.

In compenso i roghi mediatici esistono, e come! Basta che in TV uno balbetti una larvata critica a sua santità (ma vi pare che un uomo, per quanto importante sia, possa venir chiamato con questo titolo?) e subito viene trattato come un lebbroso e radiato in perpetuo. Molto, ma molto peggio di un prete pedofilo. Anzi, i preti pedofili, sempre impuniti, sono stati finora protetti dalla Chiesa.

È successo pochi giorni fa nell'Isola dei Famosi. Lo scrittore Aldo Busi, da perfetto anticlericale e anticonformista com'è, con linguaggio colorito e tagliente, e con un ghigno veramente feroce ma simpatico, ha esternato in Tv le cose più ovvie sull'ipocrisia e il perbenismo dell'opinione pubblica, e ha alluso vagamente all'omofobia/omofilia dell'alto e basso clero, sfiorando anche sua santità e, apriti cielo, lo sconcerto nei sacri palazzi della Rai bigotta e teocratica è subito arrivato alle stelle. Per il povero Busi la decretazione del rogo mediatico è stata fulminea.

Toccare il papa in Italia è il tabù dei tabù e il delitto di “Lesa Santità”, ancorché non scritto in nessun codice, è il più imperdonabile. Si può criticare e sputtanare chiunque, come fanno certi giornali-latrina, ma sua santità non va sfiorato nemmeno con l'ala di una farfalla. Siamo o non siamo in Italia, la sacrestia d'Europa?

All'esacrazione della Rai si sono subito associati tutti i politici (quasi la maggioranza) che costituiscono la quinta colonna del Vaticano in Parlamento. Si sono stracciati le vesti esacerbati da vivissimo dolore. In TV, come abbiamo visto, basta poco per meritare il rogo. Se durante una trasmissione ad uno scappa accidentalmente un moccolo (a molti italiani piace smoccolare) la scomunica arriva immediata e perpetua.

Ma anche per delle autentiche bazzecole, se toccano la suprema autorità del Vaticano. È successo a quel povero giornalista televisivo che, notando la scarsa affluenza di pubblico ad accogliere il papa in una certa manifestazione, aveva riferito che c'erano quattro gatti.

Licenziato in tronco per duplice misfatto: aver sminuito l'accoglienza di sua santità e offeso i gatti che sono i suoi animali preferiti. Insomma vogliamo ficcarci in testa una volta per tutte che in questo ipocrita Paese chi comanda veramente è il papa?

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)