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lunedì 15 marzo 2010

Perché i cristiani sono attualmente perseguitati nei Paesi musulmani e asiatici.

Quasi ogni giorno leggiamo che in molti Paesi del mondo, specie musulmani, i cristiani subiscono violenze, persecuzioni e talvolta anche dei veri e propri eccidi. In questi giorni, ad esempio, in Nigeria centinaia di cristiani sono stati massacrati a colpi di machete da musulmani inferociti. In Marocco, Paese relativamente tollerante, nei giorni scorsi ne sono stati espulsi sedici. Nello Yemen, in Siria, in Sudan e perfino nella laica Algeria le carcerazioni dei cristiani per motivi religiosi sono all'ordine del giorno.

Cosa sta succedendo? Qual è il motivo di questa recrudescenza contro chi professa la nostra religione? I giornali occidentali, e soprattutto italiani, si guardano bene dal rivelarlo. Ma la verità è semplice e lapalissiana e l'ha ben spiegata il ministero degli Interni marocchino affermando: “Le espulsioni si inquadrano nella lotta contro i tentativi di propagazione del credo evangelico, mirante a scuotere la fede dei musulmani, in conformità con le norme in vigore sulla preservazione dei valori religiosi e spirituali del regno».

Il culto cristiano è al massimo tollerato per discendenza familiare, cioè per chi nasce già cristiano, ma se un cristiano tenta di convertire un musulmano, commette un reato. Per i musulmani, quindi, ma anche per gli asiatici come gli Indiani, tutte le forme di proselitismo sono considerate inammissibili ingerenze punite con il carcere, l'espulsione e talvolta con la morte. Queste popolazioni hanno capito da tempo che l’evangelizzazione è stata nel passato – e lo è tuttora – un’arma potente usata dagli Stati occidentali per promuovere il loro dominio sui Paesi arretrati e per sfruttarli meglio economicamente.

Quindi, dietro l'intenzione di diffondere il cristianesimo c'è sempre stata la maschera degli interessi economici e politici dell'Occidente. Ai nostri giorni il proselitismo cristiano, sia cattolico che protestante, sta ancora operando massicciamente presso popolazioni indigene dell'Africa e del Sud America, continuando a cancellare la diversità culturale di molte etnie. In tal modo distrugge i riti primitivi delle tribù e le deruba di ciò che le Nazioni Unite hanno definito patrimonio culturale mondiale, oltre che a corrompere, instillando il virus del peccato e della redenzione, il loro sereno e gioioso modo di vivere.

Siamo quindi in presenza di un continuo genocidio culturale e religioso, attuato in piena violazione del diritto internazionale, che vieta di imporre insegnamenti, non richiesti, in cambio di beni materiali e assistenza medica. Gli antropologi, constatando come il cristianesimo imponga alle popolazioni evangelizzate una cultura prettamente occidentale, con la conseguente distruzione di quella loro preesistente o con la sovrapposizione ad essa di schemi mentali avulsi dalla loro tradizione, parlano apertamente di atteggiamento etnocida e invocano l'intervento dell'ONU che impedisca un tale sconvolgimento.

In conclusione, il proselitismo, da qualsiasi parte provenga, è sempre un crimine culturale e religioso che provoca sempre violente reazione da parte delle religioni autoctone e delle autorità locali.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)