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domenica 14 marzo 2010

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 9^ Puntata

Ormai i lavori volgevano al termine e tutti, ammirati, venivano a vedere la nuova sinagoga. All'esterno era stata ricostruita in uno stile molto diverso da quello povero e sciatto di prima. Era stata abbellita con imponenti colonne in stile greco e con alcuni fregi simboleggianti foglie d'acanto. All'interno poi era tutta nuova con legni pregiati e verniciati con un'essenza segreta che Isacco aveva imparato da un caldeo e che dava al legno una colorazione calda, facendone spiccare con grande evidenza le venature.

Per l'inaugurazione fu organizzata una gran festa che durò tre giorni. Vennero anche due importanti membri del Sinedrio a verificare che la donazione, che il Tempio aveva fatto alla sinagoga, era stata utilizzata nel migliore dei modi. Isacco ricevette molti complimenti ed anche molte ordinazioni da parte dei mercanti del luogo, a cominciare da Ismaele, che volevano approfittare della sua presenza per rinnovare la casa. Gli proposero di fermarsi definitivamente a Efrem, cittadina più popolosa di Cana e in via di grande sviluppo. Il lavoro non gli sarebbe mancato, anzi n'avrebbe avuto fin troppo.

Isacco ne fu lusingato ed anche Giuditta, nonostante una certa nostalgia per Cana e per la sua famiglia, era disposta a fermarsi, magari per un altro po', perché si trovava bene ed era ben voluta da tutti. Ma a dissuadere Isacco dall'accettare quella proposta fu l'ostilità, prima latente, poi manifesta, che i falegnami del luogo cominciarono a manifestargli. Fin che aveva lavorato per la sinagoga non si erano opposti, perché si erano sentiti inadeguati a quel compito molto impegnativo e perché, in cuor loro, si aspettavano un fallimento da parte sua. Ora, però, che il suo successo minacciava di far loro perdere la clientela, aprirono le ostilità. Così Isacco annunciò che sarebbe rientrato a Cana, appena fosse trascorso l'inverno e sopraggiunta la nuova primavera.

Ma pochi giorni dopo aver presa questa decisione, di primo mattino bussò alla sua casa un signore, vestito sfarzosamente all'egiziana, che aveva un seguito di quattro servitori in livrea. Si presentò col nome di Ibrahim Ben Dorion. Disse di essere uno sceicco d'Alessandria d'Egitto e di avere una ruota del suo cocchio completamente fuori uso. L'aveva fatta riparare, inutilmente, più volte, durante il viaggio. Era disposto a pagare qualsiasi cifra pur di partire al più presto. A Gerusalemme aveva un importante incontro con Erode.

Isacco, un po' intimorito dall'importanza del personaggio, fece condurre il cocchio nella sua bottega, esaminò attentamente la ruota e vide che aveva un grosso difetto di costruzione che le impediva di aderire perfettamente all'asse e la rendeva instabile. Si mise subito all'opera e in un paio d'ore l'aggiustò perfettamente, eliminando il difetto di costruzione. Spiegò all'egiziano la causa che aveva provocato l'instabilità della ruota e lo rassicurò che questa non si sarebbe allentata mai più. Ibrahim, molto soddisfatto, lo pagò con due luccicanti monete d'oro che quasi fecero svenire il falegname.

Alcuni giorni dopo, mentre stava intento al lavoro, il cocchio d'Ibrahim riapparve davanti alla bottega. Isacco subito pensò che la ruota si fosse nuovamente allentata e di aver fatto una pessima figura con lo sceicco egiziano. Invece costui entrò molto soddisfatto affermando che mai il suo cocchio era andato così veloce e sicuro. Si era reso conto che il falegname era molto bravo perché era stato l'unico, tra i molti che aveva contattato, a capire veramente la situazione e a risolverla. Disse inoltre che aveva visitato l'interno della nuova sinagoga e che n'era rimasto ammirato. E siccome ad Alessandria stava per dare inizio ad una splendida dimora, gli fece la singolare proposta di venire in Egitto da lui, come capo dei carpentieri, e gli prospettò un compenso munifico.

A questa proposta, così improvvisa e inaspettata, Isacco non seppe subito dare una risposta. Si riservò di riflettere e di consultarsi con la sua sposa. lbrahim lo pregò vivamente di accettare e dichiarò che l'indomani si sarebbe presentato per sentire la sua decisione. In caso affermativo, come si aspettava di tutto cuore, di lì ad una settimana una carovana di Nabatei, che dalla Fenicia trasportava in Egitto il prezioso legname che aveva acquistato per la sua casa, sarebbe passata a prelevarlo con la famiglia, garantendogli un viaggio sicuro e comodo.

Dopo un lungo dibattito, cui prese parte anche lo zio rabbino con la moglie, Isacco e Giuditta decisero di accettare la proposta d'Ibrahim. In un primo momento Giuditta era più propensa a rientrare a Cana perché ormai sentiva forte la nostalgia dei suoi e soprattutto della sorellina, ma poi si lasciò lusingare dall'idea di andare a vivere ad Alessandria d'Egitto, considerata allora la città più fastosa d'oriente.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)