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venerdì 15 luglio 2011

Benedetto XVI insiste a ribadire che la teologia ha dignità scientifica.

Benedetto XVI in occasione della consegna in Vaticano del Premio Ratzinger a tre studiosi di teologia: il laico Manlio Simonetti, italiano, il sacerdote spagnolo Olegario González de Cardedal, e il monaco cistercense tedesco Maximilian Heim, ha affrontato il rapporto fra scienza e fede allo scopo di ribadire che la teologia ha dignità scientifica e statuto epistemologico.

Per qualsiasi scienziato, degno di questo nome, e per qualsiasi libero pensatore, vale il vecchio aforisma che la teologia è la scienza del nulla basata sulle favole in quanto la religione è un insieme di credenze infondate, che nessuno è mai riuscito a dimostrare come oggettivamente valide. Parafrasando, potremmo dire che la teologia è oggi una branca dell’ignoranza umana in quanto arzigogola sul nulla da essa chiamato dio.

Invece Benedetto XVI con i suoi abituali funambolismi verbali e con gli arzigogoli intellettualistici di cui è maestro, insiste a ribadire che la teologia è l'unica fonte di accesso alla "verità" la quale, ovviamente per lui, discende dall'immaginaria entità soprannaturale di cui si proclama rappresentante in Terra.

Ma i suoi proclami tipo: “Dio come limite all'onnipotenza della scienza”, continuamente ripetuti, denotano il tentativo di esorcizzare il fatto che la scienza con la sue continue scoperte e innovazioni demolisce irrimediabilmente le bufale del suo e degli altri sistemi religiosi.

Lo deve riconoscere, a denti stretti lo stesso Ratzinger quando afferma che la ragione sperimentale appare oggi ampiamente come l'unica forma di razionalità dichiarata scientifica e che ciò che non può essere scientificamente verificato o falsificato cade fuori dell'ambito scientifico.

Per concludere assurdamente che esiste tuttavia un limite a tale uso della ragione: Dio non è un oggetto della sperimentazione umana. E come no? Come possiamo credere ad una entità che nessuno è mai riuscito a dimostrare.

Se la madre delle domande è: “è vero ciò che crediamo oppure no?” come si è chiesto lo stesso Ratzinger, possiamo cavarcela affermando che le credenziali su cui poggia la fede derivano da favole infantili nate ai primordi della civiltà e tramandateci da libri privi di ogni veridicità storica?

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)