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domenica 17 luglio 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 76

"Non sono io a guarire. È il malato che si autoguarisce col mio aiuto e, spesso, con l'aiuto dei familiari e dei presenti. Alla scuola di sapienza mi hanno insegnato che la maggior parte delle malattie, soprattutto quelle mentali, da noi considerate possessioni diaboliche, sono in realtà dovute a malesseri d'origine morale, spirituale e sociale e solo raramente a cause fisiche.

"Questi malati, perciò, se trattati con dolcezza, se resi edotti del travaglio psicologico che li disturba, se convinti del perdono delle loro colpe, riacquistano facilmente l'equilibrio perduto, la fiducia e la stima in se stessi. I ciechi, i muti, gli storpi, i paralitici spesso sono soltanto bloccati psichicamente, soffrono del sentimento d'indegnità per qualche colpa commessa o pensata che li spinge ad autopunirsi, che impedisce loro di vedere, di parlare e di muoversi.

"Ci vuole, però, una persona che sappia entrare in sintonia con loro per stimolare la loro reazione; ci vuole l'apporto di fede e affetto dei presenti e dei familiari. Io ho ricevuto dal Potere il dono di sintonizzarmi facilmente con queste persone, di cogliere i loro problemi, di spingerli a guardare dentro di sé, di chiarirsi. Poi, la scuola dei saggi mi ha perfezionato.

"Mi hanno insegnato a adeguarmi alle credenze dell'ammalato, ad usare qualche rito particolare, come ordinare ai demoni di uscire dal corpo, imporre le mani e così via. Naturalmente i demoni non esistono, o meglio esistono solo come ossessione della nostra mente Se non riesco ad entrare, però, in sintonia perché l'ammalato è scettico o i presenti sono ostili, la guarigione non avviene".

"Ma io ricordo che hai anche risuscitato una bambina morta", lo interruppe Giuda.
"Non era morta. Era soltanto caduta in un sonno simile alla morte. Succede talvolta. È successo anche a me. In quella particolare situazione in cui tutti ti credono morto, in realtà sei a metà strada tra la vita e la morte, quasi incerto tra le due alternative. Spesso devi optare da solo ma altre volte viene un essere superiore ad aiutarti nella tua scelta. Ricordati che si muore soltanto quando si è completata la missione per cui si è nati o quando non abbiamo più nulla da imparare dalla vita".
"E un neonato che muore subito dopo la nascita"?

"Tu sei convinto che un neonato sia un essere incosciente. Ti sbagli. Nella sua anima superiore, egli sa che la sua nascita, seguita subito dalla morte, ha uno scopo preciso per sé o per i genitori. Si muore anche per insegnare agli altri".
Seguirono alcuni attimi di silenzio. Giuda era frastornato. Le parole di Davide lo avevano riempito di stupore e di meraviglia.

"Non credere che le guarigioni io le faccia volentieri. Anzi, direi che mi creano molte preoccupazioni" riprese poco dopo Davide. "La mia missione non è fare il taumaturgo e la fama di guaritore potrebbe nuocere alla mia missione”.
"Potrebbe darsi che lo Spirito o il Potere lo faccia per aiutarti" fece Giuda.
"Non posso escluderlo a priori" rispose Davide, "ma sento che devo scoraggiare queste azioni spettacolari. Sono contro ogni mio modo di pensare, anche se la vista di un infelice mi turba sempre profondamente."

"Torniamo a me” fece Giuda con gravità. “Qual è il mio ruolo in questo disegno grandioso?"
"Forse più importante di quello che pensi. Non sei diventato così colto e raffinato per caso. Il Potere vuole senz'altro affiancarti a me. Ho riflettuto molto sulle persone che ho incontrato nella mia vita e ho capito che due di loro hanno avuto una parte importantissima per la mia formazione, oltre i saggi della Caldea e Mordekai: tu e mia zia Lia. Siete le due cose che amo di più al mondo e che considero parte di me stesso”.

"Certo, ora che ti ho ritrovato non ti mollerò più" fece Giuda con affetto. "Per merito tuo sono molto cambiato e sono diventato perfino ricco e posso disporre del mio tempo come voglio. Perciò uno splendido avvenire ci attende”.

In casa già si avvertivano i preparativi del pranzo. Ormai la conversazione volgeva al termine ma Giuda aveva un altro argomento da trattare che riguardava la famiglia di Davide. L'aveva contattata la settimana prima e aveva notizie fresche, anche se non tutte buone, da riferirgli.

Affrontò l'argomento con cautela, perché avvertiva in Davide una certa ritrosia a parlare dei suoi. Lo mise così al corrente che suo padre Isacco era morto da un paio d'anni; che Joses si era sposato e stava per conto suo e che la madre Giuditta viveva nella vecchia casa col figlio Giacomo, non ancora ammogliato.

Il fratello Giacomo e la zia Lia col figlio di nome Giacomo pure lui, si struggevano dalla voglia di riabbracciarlo. Gli altri membri della famiglia, invece, lo consideravano poco meno di un estraneo. Infine lo informò che Gionata, il fariseo col quale si era scontrato nella sinagoga, era diventato molto più ricco e potente. Aveva fatto riedificare a sue spese la sinagoga e dava lavoro a molta gente. Anche Joses aveva a lungo lavorato per lui rinnovando l'arredo della sinagoga. Tutti lo odiavano ma lo rispettavano e lo temevano.

“Ci fermeremo qualche giorno a Gerusalemme” concluse Giuda, “perché devo sbrigare alcune faccende ancora in sospeso, poi faremo una capatina a Cana dai tuoi. L'ho promesso a Lia e a tua madre Giuditta”.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)