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martedì 19 luglio 2011

Perversioni e superstizioni. L'ascetismo (La “mala” religione) 133

Paolo, nativo di Tarso (attuale Turchia) nella quale era diffusissimo il culto dei Misteri Orfici e delle divinità soteriche (Attis, Dioniso, Eracle e Mitra), introdusse nel sua cristianesimo personale le perversioni penitenziali di quelle religioni e le impose a tutto l’Occidente.

Nelle sue Lettere, che influenzarono potentemente i futuri quattro Vangeli nonché gli Atti degli Apostoli, per il suo delirio contro il corpo, da lui chiamato la “carne”, considerato la sede del peccato, egli afferma che i1 cristiano deve «spossare e asservire il corpo», «ucciderlo» (1 Cor. 9,27; Galati, 5,24; Romani, 8,13; Colossesi 3,5), in quanto esso è un «corpo di morte» e tutto ciò che vuole «significa morte» e «odio contro dio» (Romani, 7,18; 7,24; 8,6 sgg.).

In Galati scrive con veemenza: “Le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissenso, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezza, orge e così via” (Galai 5, 19-21). Un vero catalogo di nefandezze e turpitudini che rendono l'uomo più malvagio degli animali allo stato brado. Quindi la vita del cristiano, per contrastare la sua degradazione, doveva incentrarsi nell’ascesi.

L’odio di Paolo per il corpo, inteso come sede del peccato, si trasmise, come abbiamo visto sopra, nel cristianesimo primitivo e in molti Padri e dottori della Chiesa (Basilio, Gregorio di Nissa, Lattanzio, Origene, Tertulliano e così via) per i quali il mondo andava inteso come una valle di lacrime e la vita terrena un “letamaio”. Si doveva sempre vivere nel lutto e nella penitenza, vestiti di stracci e coi capelli incolti.

Questa ascesi cristiana determinò la totale mortificazione delle passioni. Conseguentemente il sesso venne aborrito e la donna, con marcato disprezzo, considerata soltanto un’entità sessuale, ignorando la grande considerazione che Gesù aveva nutrito per le molte discepole che lo accompagnavano nei villaggi della Galilea.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)