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lunedì 18 luglio 2011

Nella Chiesa austriaca più di 300 parroci lanciano un appello a disobbedire al papa.

Aderenti alla Pfarrer-Initiative – movimento nato a St. Pölten nel 2006, i 300 e più parroci vogliono riforme e cambiamenti nella Chiesa e un nuovo concilio ecumenico che superi l’«attuale struttura assolutista».

Già lo scorso anno avevano duramente contestato le misure intraprese da Benedetto XVI in ordine alla gestione dello scandalo degli abusi sessuali, giudicandole troppo blande, chiedendo a quest’ultimo di lasciare spazio ad un organismo di giudizio indipendente che investigasse sul suo operato, oppure di dimettersi dal ministero pontificio.

Ora, però, hanno formulato puntuali atti di disobbedienza, articolati in più punti. I più importanti dei quali sono: non più rifiutare la comunione ai cristiani divorziati e risposati; sopperire alla sempre più grave carenza di preti permettendo ai fedeli stessi di celebrare; da ora in poi, il cosiddetto servizio della Parola, con distribuzione della santa comunione (servizio chiamato “celebrazione eucaristica senza prete”).

Infine, promuovere pubblicamente l’ammissione delle donne e degli uomini sposati al sacerdozio. Inoltre – si legge nell’appello – riammettere quei colleghi che ora non possono più esercitare le loro funzioni a causa della loro decisione di sposarsi, e mantenere in servizio come sacerdoti anche coloro che coltivano una relazione sentimentale.

Dura la reazione dei vescovi a questa “chiamata alle armi”. Per mons. Egon Kapellari di Graz, vicepresidente della Conferenza episcopale, essa mette a repentaglio l’unità della Chiesa.

Ma l’episcopato austriaco non è unanime su questi temi, come ha dimostrato, l’anno scorso, un’intervista al vescovo emerito di Eisenstadt mons. Paul Iby, nella quale questi aveva messo in discussione il celibato obbligatorio e sottolineato la necessità di riparlare del sacerdozio femminile (Die Presse, 11/5/2010).

Certo è che il clero austriaco non ha mai nascosto il proprio scontento e la propria disponibilità a percorrere altre strade per tener viva la credibilità della Chiesa.

Un sondaggio dell'anno scorso, commissionato all’istituto di ricerca Gfk Austria dal programma della emittente televisiva Orf 2 Kreuz und Quer, poi pubblicato dal quotidiano austriaco Die Presse (28/6/2010), ha evidenziato che l’82% del campione di 500 preti interpellato era favorevole all’ordinazione di uomini sposati, e che quasi due terzi (il 62%) propendevano per l’abolizione del celibato obbligatorio; il 40% riteneva poi che avere un figlio potrebbe rappresentare un’esperienza positiva per un prete.
 

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)