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mercoledì 14 novembre 2012

Il falso Jahvè. Fine d'Israele. Il periodo ellenistico. 180


In Qohelet (libro filosofico-scettico, accolto nel canone in quanto attribuito a Salomone), e nel Libro di Giobbe la rottura con la fede della retribuzione diventò il problema fondamentale. In entrambi la teoria che ci fosse una connessione tra quello che l'uomo fa e quello che gli succede come compensazione venne energicamente contestata.

Di fronte a questa crisi della sapienza reagirono gli altri libri sapienziali: il Libro dei Proverbi e il Libro del Siracide cercando di restaurare la fiducia nell'ordine divino, nella fede tradizionale di Jahvè, per cui, nonostante l'universalistica cultura profana dell'ellenismo, l'ebraismo riuscì a conservare la sua tradizionale fede nel Tempio e nella Torah.

L'ellenizzazione dell'ebraismo, se esercitò un'influenza tutto sommato relativa in Palestina, trovò la sua massima espressione ad Alessandria d'Egitto. Siccome nella grande comunità ebraica della città era venuta meno la conoscenza dell'ebraico e dell'aramaico, si procedette alla traduzione in greco dell'intera Bibbia. Questo fatto ebbe un'enorme ripercussione nel mondo ebraico della diaspora. Fu chiamata la Bibbia dei Settanta dal numero dei traduttori. 

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)