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venerdì 16 novembre 2012

La paga carissima dei preti soldato.


Non c'è istituzione statale che non devolvi prebende lucrose alla piovra clericale. Anche l'esercito non sfugge alla regola. Infatti un'archidiocesi di 182 cappellani militari, al comando di un vescovo che ha il grado di Generale del Corpo d'armata, costa al nostro disastrato Paese qualcosa come una ventina di milioni all'anno.

Cosa stiano a fare questi preti nell'esercito neanche dio lo sa. Ma loro sanno bene quello che rende. Per cominciare, monsignor Vincenzo Pelvi attuale ordinario militare, che dirige la sacra congrega col grado di generale di brigata, si cucca 6000 euro al mese. Il suo vicario, il cancelliere e l'economo, col grado di tenenti colonnelli, ben 5000 euro ciascuno e i cappellani, col grado di capitano o di tenente, 2500 euro.

Sono 10 milioni di euro in buste paga annuali, a cui si aggiungono altri svariati milioni per le 160 pensioni liquidate regolarmente ai preti soldato non più in servizio. Mediamente 43 mila euro all'anno ciascuno, tranne quella dell'ordinario a cui vanno circa 4 mila euro al mese. Ma nel clero militare ci sono anche i baby pensionati di lusso. Uno di questi è il cardinale Angelo Bagnasco, attuale presidente della Conferenza episcopale italiana. È stato arcivescovo ordinario militare dal 2003 al 2006, e a 63 anni ha ottenuto il vitalizio dalla Difesa, 4 mila euro al mese, con appena tre anni di contributi. Voi faticate quarant'anni e più per ricevere una misera pensione e lui in tre anni se ne piglia il quadruplo senza contare il resto che gli compete con l'otto per mille. Con qualcuno com'è generosa la divina provvidenza!

Anni fa Verdi e Radicali presentarono un disegno di legge per sganciare i cappellani militari dal bilancio della Difesa e lasciare il servizio pastorale ai preti delle parrocchie dove si trovano le caserme. Naturalmente i nostri politici, al servizio del Vaticano non del popolo italiano, si sono guardati bene dall'approvare una simile proposta. I Radicali, tenendo conto della grave crisi che oggi attanaglia l'Italia e dell'enorme gettito per la Chiesa dell'otto per mille (un miliardo e 200 milioni) ci hanno riprovato pochi giorni fa in Senato con un emendamento al ddl di revisione. Naturalmente senza risultato. Se non avviene un totale ricambio della nostra vecchia classe politica abbarbicata alla Chiesa, le cose per noi andranno sempre di male in peggio.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)