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martedì 6 novembre 2012

QUEL BIMBO STRETTO IN FASCE


La maggior parte dei cristiani ignora che Gesù, storicamente parlando, non è mai esistito. Dei circa quaranta storici contemporanei a Gesù, infatti, nessuno lo menzionò nelle sue opere, nonostante lo scalpore che, secondo i Vangeli, egli suscitò in Galilea e a Gerusalemme. Il silenzio tombale su di lui riguarda anche i tre massimi storici ebrei che hanno narrato, fin nei minimi dettagli, gli avvenimenti della Palestina da Erode il Grande alla caduta di Gerusalemme. Mi riferisco a Filone Alessandrino, che denunciò la crudeltà di Pilato, a Giusto di Tiberiade, che visse a Cafarnao in contemporanea di Gesù, quasi gomito a gomito con lui, e, infine, a Giuseppe Flavio che scrisse opere poderose sulle vicende giudaiche. Anche per tutte le fonti storiche greche e latine, contemporanee a Gesù, egli risulta assolutamente uno sconosciuto. 

Solo i ventisette testi che costituiscono il Nuovo Testamento parlano di Gesù. Ma sono assolutamente inattendibili, perché considerati da tutti gli studiosi privi di ogni valenza storica e scritti da autori che mai lo hanno conosciuto, che riportano su di lui dei sentito dire, che addirittura non erano ebrei ma pagani convertiti. Gli stessi quattro Vangeli canonici, considerati i fondamenti del cristianesimo, sono ritenuti soltanto dei romanzi teologici pieni di contraddizioni, incongruenze, falsità e manomissioni di ogni genere. Tra le tante discordanze che essi contengono quella più sorprendente riguarda la natività di Gesù raccontata soltanto nei Vangeli di Matteo e di Luca. Gli altri due la ignorano completamente. Girolamo, autorevolissimo Padre della Chiesa e autore della Vulgata, manifestò grossi dubbi a riconoscere l'autenticità dei capitoli di Luca e di Matteo riferiti alla nascita virginale di Gesù, avvallando la supposizione che questi racconti siano stati inseriti nei due Vangeli solo nel IV secolo. Infatti Tatiano, autore nel 175 del Diatesserone, libro che riuniva in un solo testo i quattro Vangeli canonici, ignorava la natività di Gesù in Luca e in Matteo, come pure la ignorava Marcione nella sua Edizione Evangelica, scritta intorno al 170. 

 Le due natività raccontate da Matteo e Luca sono, infatti, così discordanti da sembrare riferite a due personaggi diversi. Le contraddizioni sono assolute e si riferiscono al periodo della nascita, che differisce di 14 anni tra i due evangelisti; alla residenza della famiglia prima della nascita: Betlemme per Matteo, Nazareth per Luca; al luogo della nascita: una casa per Matteo, una stalla con mangiatoia per Luca; all’adorazione di Gesù appena dopo la sua nascita: i magi per Matteo, i pastori e i cori angelici per Luca; alla persecuzione di Erode e alla conseguente strage degli innocenti in Matteo e la totale assenza del fatto in Luca; alla fuga in Egitto per Matteo e dopo alcuni anni il ritorno a Nazareth; al rientro subito dopo la nascita a Nazareth per Luca. Insomma a leggere queste due natività si intuisce subito che sono una autentica bufala! Ma ecco come Papa Ratzinger nel suo terzo libro su Gesù, dedicato ai Vangeli dell’infanzia, cioè agli inizi dei Vangeli di Matteo e di Luca, libro che sarà in vendita in Italia prima di Natale e in altri trentadue paesi, in venti lingue, trasforma la bufala della natività in un romanzo teologico di appendice di fine ottocento. Ecco una anticipazione, tratta dal foglio 38 del manoscritto originale.

QUEL BIMBO STRETTO IN FASCE
di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI
Maria avvolse il bimbo in fasce. Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia e fasce anche teologicamente. Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato, come vedremo ancora più dettagliatamente riflettendo sulla parola circa il primogenito. Così la mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare.

Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato più attentamente, contiene invece una profonda verità. La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento. Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo — come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana. È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)