Visualizzazioni totali

domenica 11 novembre 2012

In nomine Domini 38


Il venerando monaco Simone attendeva l'arrivo dei suoi ospiti illustri con gioia ma anche con viva trepidazione perché era consapevole che quello sarebbe stato l'incontro decisivo per decidere il destino dei rotoli. L'idea della distruzione di quei documenti lo angustiava enormemente. Era più che mai convinto che la verità, qualsiasi essa fosse e per quanto potesse essere pericolosa, andava salvaguardata ad ogni costo. I rotoli dovevano magari essere celati per un tempo indeterminato, finché l'evoluzione culturale dell'umanità ne consentisse la loro divulgazione, ma assolutamente preservati. Si rammaricava, con tutto il tempo che aveva avuto a disposizione in quei lunghi anni, di non aver fatto una copia degli originali e della loro traduzione per imboscarli furtivamente tra i vari documenti dell'archivio di Stato che si trovava in quelle stanze. Mentre così arzigogolava tra sé e sé gli fu annunciato l'arrivo del papa e di Ascanio.
Dopo i convenevoli d'uso, improntati alla reciproca stima e simpatia, Simone riepilogò gli ultimi fatti esposti e concluse che ormai c'era solo da chiarire il trionfo totale del neocristianesimo di Paolo e la sconfitta di quello apostolico.
"Prima di giungere alla conclusione", intervenne Ascanio, "vorrei conoscere come reagì Gerusalemme di fronte al radicale scisma religioso di Paolo".
"Gli apostoli e l'assemblea degli anziani tentarono in extremis un incontro chiarificatore e imposero a Paolo di recarsi nella città santa per un rito di purificazione nel Tempio della durata di più giorni, da effettuarsi durante la Pentecoste. Se non avesse accettato avrebbe ricevuto la scomunica", spigò Simone.
"Giunto il tempo della Pentecoste, accompagnato da Luca, il presunto autore degli Atti e del Vangelo omonimo, da Timoteo, da Tròfimo di Efeso e da alcuni discepoli di Cesarea, Paolo giunse a Gerusalemme.
"La procedura cui doveva sottoporsi era rigidissima e comprendeva: la rasatura e la lavatura del capo; il divieto per sette giorni di incontrare persone e cose che potessero contaminare in qualche modo il penitente, soprattutto gl'incirconcisi; il versamento di una cospicua somma di denaro al Tempio per il sacrificio richiesto e un formale atto di sottomissione. Paolo, da dotto fariseo, la conosceva perfettamente ma, di proposito e in piena consapevolezza, decise di violarla per sancire definitivamente la sua rottura con l'ebraismo. Ecco perché gli servivano i compagni che si era portato dietro. Infatti il giorno della purificazione si fece platealmente vedere davanti al Tempio insieme a Tròfimo, un noncirconciso, scatenando il furore degli ebrei cristiani e non, in quanto, con quel compagno al fianco, contaminava se stesso, la sua offerta e il Tempio".
"Una vera e propria provocazione!", esclamo Ascanio:
"Infatti la reazione dei presenti fu violentissima, come Paolo s'aspettava. Tutta la città fu subito in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte. Impadronitisi di Paolo, lo trascinarono fuori del Tempio e subito furono chiuse le porte. Stavano già cercando di ucciderlo, quando fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta. Immediatamente egli prese con sé dei soldati e dei centurioni e si precipitò verso i rivoltosi. Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere Paolo. Allora il tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due catene. Paolo sapeva di rischiare grosso, ma la presenza capillare dei romani lo rassicurava. Aveva calcolato tutto a puntino. Infatti al tribuno non rivelò subito di essere cittadino romano, aspettò prima di aver da lui il permesso di rivolgersi alla folla, adducendo l'intento di volerla calmare, ma in realtà intenzionato a provocarla ulteriormente. Appena Paolo cominciò a parlare, la folla tumultuante si zittì e lo ascoltò in silenzio. Comprendeva sia ebrei sia critiano-giudei che costituivano una setta ormai molto numerosa a Gerusalemme ed erano sempre presenti in gran numero nel Tempio e rispettati. Paolo iniziò la sua difesa parlando della nuova dottrina della parusia e raccontando che lui, in un primo tempo, l'aveva perseguitata duramente per poi, dopo la rivelazione divina della messianicità di Gesù, abbracciarla e divulgarla.
"Ma non diede nessuna spiegazione di questa nuova dottrina perché era ben conosciuta da tutti i presenti, i quali si guardarono bene dal contestarla. Il tumulto riesplose violento non appena Paolo affermò che il Signore lo aveva inviato a divulgare il messaggio evangelico ai pagani. Era questo un argomento tabù per tutti gli ebrei, cristiani e non; ma nel caso di Paolo la protesta si riferiva al suo rifiuto della circoncisione e dell'obbligatorietà della Legge per i pagani convertiti e per gli stessi ebrei della diaspora, e al fatto che Paolo si faceva accompagnare per le vie della città e fino alle porte del Tempio da compagni incirconcisi.
"Tutti si misero ad invocare la sua morte urlando, gettando via i mantelli e lanciando polvere in aria, finché il tribuno, per salvarlo, ordinò di portarlo nella fortezza. A questo punto, a sceneggiata conclusa, Paolo rivelò al centurione di essere cittadino romano e di godere dei privilegi che solo una piccola minoranza degli abitanti dell'Impero poteva vantare. Rinchiuso nella Torre Antonia, fu avvisato da un nipote, figlio della sorella, che quaranta giudei avevano giurato di ucciderlo. Il tribuno, preoccupato perché Paolo era cittadino romano, decise di trasferirlo a Cesarea, sotto una scorta di centinaia di soldati.
"A Cesarea, Paolo rimase due anni, in una specie di blanda prigionia, sotto i procuratori Felice e Festo. Quest'ultimo, dopo averlo ascoltato assieme al re Agrippa II e alla sorella Berenice, non ravvisando colpe a suo carico, gli propose la scarcerazione e il trasferimento a Gerusalemme. Ma Paolo, ben sapendo che in quella città lo avrebbero sicuramente ucciso, in qualità di cittadino romano si appellò a Cesare, cioè all’imperatore. E così ebbe salva la vita e fu trasferito a Roma, come desiderava".

Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)