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martedì 20 aprile 2010

La Corte europea dei diritti dell'uomo toglie il divieto della fecondazione eterologa.

Viviamo in un Paese in cui la credenza cristiano-cattolica di alcuni condiziona i diritti di tutti per cui lo Stato legifera per i cattolici e non per i cittadini. Anche se i cattolici pretendono di essere la maggioranza (ma tra atei, agnostici, indifferenti, scettici, non praticanti, divorziati, coniugati civilmente, conviventi, coppie di fatto, sbattezzati e credenti in altre religioni e così via è difficile sostenerlo) lo Stato deve legiferare in modo laico perché agendo in tal modo non solo non impone ai cattolici norme contrarie al loro credo ma consente ai laici, che non si sentono legati ad una fede, di non seguire norme religiose che ritengono superate, disumane e oppressive.

Facciamo il caso della procreazione assistita. La legge 40, in parte cassata dalla Consulta qualche mese fa per l’incostituzionalità di alcuni suoi punti, accoglie in pieno i precetti cattolici in materia di procreazione, ma danneggia pesantemente la salute e i diritti delle donne che ne devono ususfruire. Infatti nega la crioconservazione degli embrioni, la fecondazione eterologa e la diagnosi pre-impianto (indispensabili per evitare la nascita di bambini malformati o affetti da patologie gravi come la sindrome Down), cose considerate perfettamente conformi alle regole della natura è quindi etiche e accettate da tutti gli Stati europei fuorché dalla Chiesa.

Allora perché in Italia vietarle in ossequio a principi religiosi che milioni di italiani considerano disumani e campati in aria? Perché negare la diagnosi pre-impianto e costringere una donna a successivi accertamenti e magari, in caso di malattie genetiche del feto, all'aborto? Perché vietare la fecondazione eterologa nel caso di totale infecondità maschile? Perché proibire la crioconservazione degli embrioni costringendo una donna a ripetute stimolazioni ormonali che ne devastano la salute? La risposta è sempre la stessa. Per la Chiesa tutto ciò che essa considera peccato, vuole che venga punito come reato.

Ma quello che pensa la Chiesa non dovrebbe interessare minimamente allo Stato perché il suo obbligo è quello di garantire la salute e il benessere di tutti cittadini, nel rispetto della loro libertà di scelta, non di obbligarli a seguire coercitivamente obblighi morali derivati da assurde favole religiose. Purtroppo in Italia lo Stato è latitante e fa gli interessi del Vaticano e non degli italiani. Per fortuna, di fronte all'oscurantismo medioevale che ottenebra la quasi totalità della nostra classe politica, c'è l'Europa a darci una mano.

La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, infatti, ha emanata il primo aprile scorso una sentenza contro l'Austria che, al pari dell'Italia, non consente in alcun caso la fecondazione eterologa in vitro. Si annuncia quindi una valanga di ricorsi contro il divieto assoluto di questo tipo di fecondazione nel nostro Paese. Già sono molte le associazioni che hanno annunciato ricorsi giudiziari in diverse città italiane, a partire da Bologna, per passare poi a Firenze, Catania e Milano.

Anche in Italia sarà quindi finalmente possibile usufruire di questo importante tipo di fecondazione la cui proibizione finora obbligava migliaia di coppie a recarsi ogni anno all'estero, con grossi loro disagi economici e fisici.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)