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mercoledì 21 aprile 2010

La prova schiacciante che comprova l'insabbiamento degli scandali di pedofilia nella Chiesa.

Paolo Flores d'Arcais su il Fatto Quotidiano, del 15 aprile si pone la domanda: “Negli ultimi tre decenni, la Chiesa gerarchica di papa Wojtyla e di papa Ratzinger ha denunciato a polizia e magistratura i casi di pedofilia ecclesiastica di cui veniva a conoscenza?” La risposta purtroppo è un categorico “Mai”.

Ciò dimostra in modo lapalissiano la totale omertà della Chiesa e fa capire di "chi" sono le responsabilità per la tragedia di decine di migliaia di bambini violentati da sacerdoti cattolici. Non solo la Chiesa di Wojtyla e di Ratzinger non ha mai denunciato al "braccio secolare" i suoi pastori colpevoli ma li ha sempre perdonati, nascosti, protetti, in taluni casi perfino imboscati, frapponendo tutti gli ostacoli possibili per impedire che venissero perseguiti dalla giustizia, perché la Chiesa è sempre santa anche se i suoi ministri sono indegni.

Non per niente negli Usa è accusata di un reato assai grave che si chiama "ostruzione di giustizia". Le terribili parole di condanna di Gesù: “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare” (Matteo 18:6) sono state proterviamente ignorate da ogni ecclesiastico allo scopo di salvaguardare il buon nome della Chiesa e i suoi immensi patrimoni, minacciati da possibili richieste di risarcimento.

Le sbandierate "linee guida" del 2003, messe online sul sito ufficiale della Santa Sede, secondo cui "si deve sempre seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità", attribuibili all’allora cardinal Ratzinger, si definiscono come ipocrite menzogne dal momento che non hanno dato adito ad una sola denuncia. Se quel documento fosse stato davvero operativo, significherebbe che da sette anni tutti i vescovi del mondo hanno disobbedito al Papa e al suo Prefetto della Congregazione per la difesa della Fede.

In realtà hanno soltanto obbedito al “segreto pontificio” che li obbligava ad insabbiare tutte le prove. La Chiesa gerarchica, anziché gridare al complotto e a contestare la stampa, dovrebbe quindi immediatamente abrogare il famigerato “segreto pontificio”, sostituendolo con l’obbligo per ogni diocesi e parrocchia di denunciare alla giustizia ogni caso di pedofilia di cui vengano a conoscenza.

Anche l’associazione americana delle vittime di abusi (Snap) chiede tramite il suo rappresentante Bill Nash, che "il Vaticano e le diocesi istituiscano un registro online dei preti credibilmente accusati di abusi".

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)