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sabato 24 aprile 2010

L'indecoroso trucco dell'otto per mille.

La Chiesa cattolica attraverso numerosi spot pubblicitari invita gli italiani a donarle l'otto per mille facendo credere che la somma raccolta sarà destinata ad opere assistenziali, cioè a soccorrere i bisognosi. È una autentica bufala.

La quasi totalità di quanto lo Stato versa alla Chiesa con l'otto per mille, in sostituzione della vecchia “cungrua”, serve a pagare gli stipendi ai sacerdoti e a costruire nuove chiese, visto che in Italia ce ne sono troppo poche. Solo le briciole sono destinate a fini umanitari ed assistenziali.

Ma quanto effettivamente versa lo Stato italiano alla Chiesa con questa tassa? La bella cifra di oltre mille miliardi di euro (due mila miliardi delle vecchie lire) comprensiva della quota che gli italiani le destinano e di quasi la totalità di quella di chi non ha indicato alcun destinatario.

Come si spiega un fatto del genere? Molti contribuenti pensano che, non firmando, non finanzieranno né le istituzioni religiose né lo Stato. Questo, purtroppo, non è vero. Anche se non si firma, l'otto per mille delle tasse dovute verrà comunque prelevato dallo Stato e ripartito fra le istituzioni aventi diritto, tra le quali la Chiesa cattolica In conclusione, la Chiesa, con appena il 36% delle donazioni effettive arraffa quasi tutto il malloppo dell'otto per mille, vale a dire il 90%.

Bisogna quindi negare l'otto per mile a tutte le confessioni religiose, perché per un ateo il principio di laicità non è negoziabile, e destinare la propria quota solo allo Stato anche se, sottobanco, lui la destina in parte alla Chiesa o la usa per scopi impropri, come sovvenzionare la campagna in Iraq. Purtroppo i laici non hanno altra scelta al momento.

E nel resto d'Europa? In Spagna se uno non firma, la sua quota rimane allo Stato. In Germania i contribuenti possono scegliere di destinare una percentuale del loro reddito ad una confessione religiosa e in tal caso lo Stato si limita alla raccolta senza oneri da parte sua. Nel resto d'Europa vige il principio dell'assoluta volontarietà dei contributi a favore di confessioni religiose. Solo il nostro Paese, il più indebitati d'Europa, foraggia generosamente la Chiesa coi soldi dei contribuenti anche atei e non credenti.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)