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lunedì 12 aprile 2010

Quando la religione è laica e democratica

La Nuova Zelanda è uno Stato veramente fortunato. Oltre a godere di un ottimo clima e di una lussureggiante vegetazione è riuscita ad amalgamare in modo perfetto e armonioso le molte etnie che la compongono per cui nessuna di esse vuole imporsi sulle altre, tutte si trattano con rispetto e riconoscono i reciproci diritti.

Questo è il frutto di un buon governo ma anche e soprattutto di una buona religione. In Nuova Zelanda la religione più diffusa è quella della Chiesa Anglicana la quale ha creato un clima di assoluta tolleranza tra le varie fedi. Ciò ha contribuito a creare una società pienamente laica e democratica in cui vige quasi un agnosticismo collettivo che garantisce una totale armonia religiosa.

Ne abbiamo una conferma da quanto ha scritto giorni fa il vescovo di Auckland sul quotidiano di Christchurch, “The Sun”. Egli dichiara che in una società libera e democratica è inamissibile che si voglia impedire agli atei di esporre le proprie posizioni ed è altrettanto inamissibile che una religione, per dimostrare la sua validità, pretenda che lo Stato la colmi di privilegi.

Parole sacrosante di cui l'Italia avrebbe sommamente bisogno e che ci dimostrano come la nostra Chiesa cattolica sia anni luce lontana da una simile apertura mentale. La nostra Chiesa dopo essersi accaparrata, col ricatto politico, enormi privilegi, si è trasformata per noi italiani nella tomba dei diritti civili, della democrazia e della giustizia e per di più è diventata un pozzo senza fondo che succhia enormi risorse pubbliche, pari quasi ad un terzo delle entrate statali.

Gli altri Stati europei non concedono privilegi e sovvenzioni alla Chiesa che già possiede un patrimonio immenso da parte sua. Solo l'Italia lo fa che vanta il debito pubblico più grande d'Europa e che potrebbe in pochi anni ripianarlo, con molteplici benefici per i suoi cittadini, se non spendesse un terzo del suo bilancio a sovvenzionare in mille modi la Chiesa, in violazione della Costituzione.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)