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mercoledì 29 giugno 2011

Diritti umani, in Italia sempre gli ultimi

Che l'Italia sui temi che riguardano i diritti e le discriminazioni sia agli ultimi posti in Europa non è una novità.

La conferma ci è arrivata in questi giorni dal Rapporto “L’Italia ad un anno dalle raccomandazioni del consiglio Onu per i diritti umani” che contiene il monitoraggio delle azioni intraprese dal governo italiano a un anno dalle 92 raccomandazioni che il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ci ha riservato l’anno scorso, considerando il nostro Paese in forte debito rispetto agli standard minimi richiesti.

Le 92 raccomandazioni del 2010, riguardavano i diritti dei migranti e dei rifugiati, le discriminazioni razziali, i diritti delle minoranze etniche e le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.

Circa la discriminazione in base all’orientamento sessuale, il rapporto scrive: «Evidenziamo come in questo Paese l’approvazione di una norma contro gli atti di discriminazione, aggressione e violenza verso le persone lesbiche, gay bisessuali e trans incontri una sistematica e ferrea opposizione da parte del governo e del parlamento nazionale».

E conclude: «L’Italia avrebbe urgente bisogno di recuperare un ritardo colpevole e adeguare la propria legislazione a tutela di una fascia di popolazione particolarmente esposta a discriminazione e violenza.

Ogni ritardo in tal senso è un atto di complicità morale». Come dargli torto? Il nostro ministero delle Pari opportunità non è andato oltre l’aver capito (bontà sua) che la comunità Lgbt non è costituita da assassini e criminali (o peggio da “malati”) ma non ha mosso una virgola per proteggerla.

Se lo responsabilità dei nostri politici è lapalissiana ancor più lo è quella della Chiesa Cattolica che ha fortemente impedito al nostro parlamento di concedere i diritti civili ai gay, ormai riconosciuti in quasi tutti gli Stati occidentali e fortemente osteggiati solo in quelli musulmani. Per fortuna che nel campo religioso qualcosa si muove anche da noi e si pone in aperto contrasto con l'oscurantismo cattolico.

È la Chiesa valdese italiana a officiare, in questi giorni, il primo matrimonio gay in Italia. «Nelle nostre Chiese, valdesi e metodiste, si era cominciato da molto tempo a dibattere della possibilità di testimoniare, anche a livello liturgico, l’accoglienza e il riconoscimento delle unioni di vita di persone dello stesso sesso, consci come siamo che ogni patto d’amore realizzato nella libertà, nella responsabilità e nella piena reciprocità per i credenti è prezioso agli occhi di Dio e si nutre della sua promessa” - ha spiegato il pastore Giuseppe Platone, della chiesa valdese di Milano.

Finalmente una Chiesa per la quale il sabato è fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)